Psicopedagogia dei linguaggi (Briganti)
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BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI

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Messaggio  francesca.pezone Gio Dic 04, 2008 3:01 pm

La progettualità educativa si fonda sul riconoscimento delle differenze.
Ciascun individuo ha una propria unicità biologica -genetica, epigenetica, organismica- che influenza la regolazione dei processi di acquisizione, costruzione e gestione della conoscenza, modulandone le dinamiche di sviluppo.
Ciascun individuo é immerso in una particolare rete di contesti ambientali, naturali, culturali e socialmente condivisi, con forti relazioni tra la mente individuale e le situazioni particolari, le esperienze e le contingenze spazio-temporali nelle quali affonda le proprie radici e trova vincoli e snodi che influenzano e condizionano lo svolgersi processuale dei propri percorsi evolutivi.
La didattica deve essere sensibile a queste differenze individuali, le deve riconoscere nello sforzo incessante di comprenderle e valorizzarle.
Pensiamo alle conquiste di nuove frontiere nello studio del rapporto mente-cervello: alle “formae mentis” di Gardner, presupposto biologico e psichico delle diverse intelligenze e dei diversi stili cognitivi; pensiamo a tutte quelle situazioni particolari, personali ed ambientali, in varie miscele presenti nel singolo alunno, che generano bisogni educativi speciali più o meno chiari e comprensibili, più o meno stabili e transitori.
Queste differenze, questi bisogni devono trovare risposte nella Scuola dell’integrazione, che è chiamata ad applicare prassi didattiche il più possibile efficaci rispetto alla complessità e alla molteplicità dei bisogni educativi particolari.
I bisogni educativi speciali, nella scuola di oggi, fanno riferimento non più solamente agli alunni in situazione di handicap (gli alunni certificati), ma sempre a più numerosi casi di difficoltà e disturbi dell’apprendimento.Tutti gli alunni che presentano difficoltà di apprendimento richiedono interventi educativi speciali.
L’espressione “difficoltà di apprendimento” si riferisce a tutti quegli ostacoli o rallentamenti che si possono manifestare nei processi di apprendimento, i quali influenzano negativamente l’integrazione nella vita scolastica e nella comunità più ampia di appartenenza, quindi esprimono bisogni educativi speciali.
Ovviamente, in questa amplissima categoria rientrano non solo i soggetti che presentano gravi alterazioni dell’asse cognitivo-relazionale sostenute da compromissione organica di una certa gravità, ma anche soggetti che presentano patologie meno gravi comprese nei disordini dello sviluppo quali, ad esempio, i disturbi dell’autoregolazione cognitiva ed emozionale in presenza di iperattività, i disturbi dell’attenzione, la dislessia; pertanto gli alunni con Bisogni Educativi Speciali vivono una situazione particolare, che li ostacola nell’apprendimento e nello sviluppo: può essere a livello organico, biologico, oppure familiare, sociale, ambientale, contestuale. Un alunno con Bisogni Educativi Speciali può avere una lesione cerebrale grave, o la sindrome di Down, o una lieve disfunzionalità cerebrale e percettiva, o gravi conflitti familiari, o background sociale e culturale diverso o deprivato, ecc.
Si tratta di disturbi che si accompagnano ad un livello intellettivo adeguato per un normale comportamento adattivo, ma comportano comunque per il soggetto difficoltà significative ai fini dell’autonomia personale e dell’integrazione. In questi casi i normali bisogni educativi che tutti gli alunni hanno (bisogni di sviluppare competenze, bisogno di appartenenza, di identità, di valorizzazione, di accettazione, solo per citarne alcuni) si “arricchiscono” di qualcosa di particolare, di “speciale”. Il loro bisogno normale di sviluppare competenze di autonomia, ad esempio, è complicato dal fatto che possono esserci deficit motori, cognitivi, oppure difficoltà familiari nel vivere positivamente l’autonomia e la crescita. In questo senso il Bisogno Educativo diventa “Speciale”. La scuola per lavorare adeguatamente avrà dunque bisogno di competenze e risorse “speciali”, migliori, più efficaci; essi (BES) richiedono interventi adeguati che non sempre sono possibili in quanto la necessità di certificare queste patologie incontra resistenze sia da parte dei familiari, che manifestano comportamenti di fuga davanti alla definizione di “handicap”, sia da parte degli operatori dell’ASL, che manifestano ancora resistenza alla certificazione.
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Messaggio  francesca.pezone Gio Dic 04, 2008 3:14 pm

....SIETE D'ACCORDO ANCHE VOI SUL FATTO CHE OGGI UNA SCUOLA REALE DOVREBBE RENDERE NECESSARIA UNA PRATICA ISTITUZIONALE DI LETTURA E RICOOSCIMENTO DI TUTTI I VERI BISOGNI EDUCATIVI SPECILAI DEGLI ALUNNI, ANCHE SUPERANDO LA VECCHIA PRATICA DELLA CERTIFICAZIONE MEDICA?
Cool Cool ..nel senso che non dovrebbero esistere bisogni educativi di serie A e di serie B; cioè i bisogni educativi speciali di un alunno migrante o con difficoltà di lettura, secondo me non possono valere meno, nell'attribuzione e gestione di risorse aggintive, di quanto valgano quelli di un alunno "certificato".
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Messaggio  Claudia Cuccaro Gio Dic 04, 2008 3:31 pm

Sono daccordissimo con te su tutto cio che hai scritto........in particolar modo voglio soffermarmi sull'ultimo capoverso che hai scritto,raccontando un'episodio personale.Per due mesi ho lavorato in una scuola e in aula avevo un bambino di tre anni che mostrava dei disturbi, di iperattività e spesso tendeva ad isolarsi senza creare una vera e propria relazione sociale con i compagni, in più presenta disturbi del linguaggio;ancora oggi che non lavoro più li ho saputo che questo bambino ha peggiorato questo comportamento, ma nonostante si sia fatta presente questa situazione alla coordinatrice della classe, nessuo dei due genitori si è mai interessato a parlare con le insegnanti. Con questo episodio voglio dire che ancora oggi, non solo le ASL, ma in primo luogo le famiglie NON VOGLIONO vedere i problemi dei figli,continuando a vivere come se il bambino non avesse nessun problema,nè tantomeno le scuole vogliono prendersi la responsabilità di chiamare un'insegnate di sostegno che proponga al bambino quei Bisogni Educativi Speciali di cui parlavi. Un saluto Claudia Smile

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Messaggio  concetta cesarano Gio Dic 04, 2008 3:44 pm

Anch'io Francesca concordo con te... e aggiungo che la "specialità" deve essere rivendicata con orgoglio, sia quando qualifica una differenza (anche se è dolorosa) sia quando si trasforma in risposte migliori per tutti.
Tutti gli alunni, con qualunque tipo di Bisogno Educativo Speciale, ha diritto a risposte adeguate alla "sua situazione" perché penso che non sia cosa giusta «far parti uguali fra disuguali», come ebbe a dire Don Milani.

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Messaggio  aiello maria Gio Dic 04, 2008 3:45 pm

Accanto al 2-3% di alunni disabili «certificati» c’è un altro 15-20% di alunni che presentano vari tipi di «Bisogni Educativi Speciali» (Special Educational Needs): disturbi dell’apprendimento, difficoltà psicologiche, comportamentali e relazionali, ma anche svantaggio sociale e varie differenze linguistiche e culturali.
Una scuola davvero inclusiva sente sempre più la necessità di valutare seriamente ed equamente questo crescente complesso di bisogni, per rendersi conto del «carico» complessivo a cui sono sottoposte le classi. Di fronte a questa valutazione, la scuola individua e progetta risorse per l’inclusione, per poter cioè rispondere in modo individualizzato ed efficace ai Bisogni Educativi Speciali.
E’ indispensabile, quindi , attivare tutte le risorse possibili secondo i principi della «speciale normalità», cioè la normalità quotidiana delle relazioni e degli apprendimenti, arricchita però dalla specificità tecnica che le varie difficoltà richiedono.
Sono d'accordo con Francesca quando dice che non esistono bisogni educativi di categoria a o b, ma la scuola necessita di una lettura competente di tutte le situazioni che si presentano.
CIAO

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Messaggio  Claudia Cuccaro Gio Dic 04, 2008 3:48 pm

Condivido in pieno quello che hai detto, è importante creare dei bisogni educativi speciali per tutti non solo per i diversabili, è importante creare una società senza differenze e discriminazioni per raggiungere tale obiettivo è importante educare i bambini fin dalla scuola dell'infanzia.Spesso anche i bambini normodotati possono presentare dei problemi nascosti pensiamo ai bambini che vivono nei paesini con un elevato degrado sociale, questi soggetti non meritano anche loro di usufruire di quei Bisogni Educativi Speciali?? Question

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Messaggio  R. Deborah Gorbari Gio Dic 04, 2008 11:30 pm

Franci, sono d'accordo con te per quanto riguarda i bisogni dei bambini e oviamente con speciale riferimento ai disabili... Oggi effettivamente la scuola DEVE rendere necessaria una pratica istituzionale proficua per il riconoscimento di tutti i veri bisogni educativi... E poi in fondo ci insegnano che la diversità esiste nel momento in cui la diversità si EVIDENZIA dal vertice!!!!
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Messaggio  martina Spagnuolo Gio Dic 04, 2008 11:49 pm

Ciao Francesca,
anch'io concordo con te,
perchè la scuola essendo un istituzione che mira sia alla formazione culturale ma deve mirare soprattutto a quello sociale, quindi bisogna proprio partire da loro bisogni.E tener presente sempre di più quelli dei ragazzi con difficoltà.
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Messaggio  rosaianniello Ven Dic 05, 2008 12:37 am

Anch'io Francesca concordo su cio' che hai scritto.Nella scuola ci sono alunni con situazioni personali molto diverse,piu' o meno problematiche,che pero' hanno un denominatore comune:la difficolta' nell'apprendimento e nello sviluppo di competenze.Accanto ad alunni con aspetti patologici nell'apprendimento e nello sviluppo troviamo anche alunni che hanno "soltanto" un apprendimento difficile dovuto a timidezza,ansia,depressione,bullismo o dovuti a condizioni familiari particolari come per esempio famiglie disgregate o dove si verificano episodi di maltrattamento,o c'e' poverta',o ancora alunni che provengono da ambiti culturali o linguistici molto diversi.La classificazione psichiatrica differenzia molto questi alunni mentre li accomuna invece il bisogno di attenzioni e di interventi appunto "speciali".La scuola ha bisogno di superare le etichette e le diagnosi e di imparare a valutare con una forte competenza psicopedagogica il variegato mondo dei bisogni educativi speciali,senza irrigidirsi nelle diagnosi ne' medicalizzare le varie forme di bisogno educativo particolare.Ai bisogni educativi speciali la scuola puo' rispondere con "speciale normalita'" e cioe' con prassi didattiche ed educative normali,rivolte a tutti,ma nello stesso tempo "speciali" perche' arricchite di scientifica in ambito psicologico,pedagogico,didattico;basta pensare ad esempio alle didattiche metacognitive,all'apprendimento cooperativo,al tutoring:modalita' normali e nello stesso tempo speciali di far scuola,per rispondere adeguatamente ai bisogni educativi anche degli alunni piu' in difficolta'.

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Messaggio  Angela Riv. Ven Dic 05, 2008 9:09 pm

Oggi la scuola deve rispondere ai bisogni educativi di tutti quegli alunni che si segnalano per diversità senza essere disabili.Frequentano le scuole italiane alunni appartenenti a famiglie emigrate da nazioni con lingue,costumi,religioni differenti da quelli che trovano nelle nostre scuole,soggetti che vivono in realtà familiari particolarmente problematiche e, in rapporto a ciò,presentano disturbi sul piano della relazione con i coetanei o difficoltà a sostenere l'impegno che richiede l'apprendimento.In una scuola che si trova a misurarsi con tanti problemi e variabili, è necessario realizzare una PLURALITA' D'INTEGRAZIONI.E' indubbio che la scuola dovrà mettere in discussione le proprie strategie metodologiche,didattiche e relazionali per comprendere tra i soggetti ai quali si rivolge,in funzione della loro formazione ed educazione,anche gli alunni con comportamenti problematici,con gravi situazioni di ritardo mentale,o con vistose difficoltà di comunicazione,ma questo la porterà solamente a elevare il suo standard qualitativo,rendendola cosi' un contesto più stimolante per tutti gli alunni,anche quelli cosi' detti normali.Certamente una scuola cresciuta qualitativamente sarà quella che saprà:
1)METTERE IN EVIDENZA I BISOGNI E NON LE LIMITAZIONI DEGLI ALUNNI;
2)SCEGLIERE DI OPERARE PRIMARIAMENTE SULLE RISORSE DELL'INDIVIDUO;
3)CONSIDERARE IL MOMENTO DELL'ACCOGLIENZA UN ASPETTO PRIORITARIO;
4)SOLLECITARE LA PARTECIPAZIONE(di ogni alunno);
5)TENERE PRESENTE I FINI ULTIMI DELL'AZIONE EDUCATIVA.
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Messaggio  orefice.veronica Ven Dic 05, 2008 9:44 pm

La scuola deve partire dai bisogni sociali...solo così potrà soddisfare quelli formativi e culturali...La scuola deve farsi promotrice della CRESCITA UMANA!!!!!!

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Messaggio  Marianna A. Russo Ven Dic 05, 2008 11:42 pm

Certo che x una buona educazione degli alunni bisogna proprio partire dai loro bisogni,dal contesto in cui vive...I Bisogni Educativi Speciali sono molti e diversi: una scuola davvero inclusiva dovrebbe essere in grado di leggerli tutti nell’ottica di una “cornice” concettuale che orienti la lettura stessa a cogliere le varie dimensioni dei bisogni forti e di quelli deboli che rischiano di non essere visibili.
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Messaggio  Maria Sab Dic 06, 2008 5:17 pm

Ciao Francesca, sono perfettamente d’accordo con te…bisogna assolutamente evitare che i bambini siano oggetto di distinzione poiché obiettivo della scuola è proprio quello di promuovere il successo formativo di tutti indistintamente, ciascuno studente deve sentirsi trattato alla stessa stregua degli altri (in modo conforme alle regole che valgono per l’intero gruppo) e allo stesso tempo egli deve essere aiutato a sviluppare la sua identità che naturalmente è diversa dagli altri, in quanto ha caratteristiche proprie che lo rendono unico.
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Messaggio  Sorrentino Lucia Dom Dic 07, 2008 11:59 am

Un saluto a tutti gli utenti,
trovo interessante l'argomento poichè è un problema che sicuramente noi future insegnanti di sostegno o di scuola primaria quindi di prima formazione, dovremmo affrontare quando ci sarà il rapporto a due , tra alunni e insegnante.

Certo che a parole è semplice il problema e attuare queste iniziative, visto le tante problematiche che si presentano in un contesto scolastico.
La discussione che è stata argomentata è un problema che esiste da sempre e attualmente il disagio che continua a crescere è l'integrazione di bambini immigrati che non parlano la ns. lingua.

Immaginate una lezione tipo in una qualsiasi disciplina , avere a che fare con una classe mista di bambini italiani ed bambini provenienti da altri paesi di cui quest'ultimi solo alcuni hanno frequentato le materne in Italia ed altri che sono stati integrati nell'anno , purtroppo questa è la realtà che si presenta oggi nell'Italia del Nord, ovviamente a questo si deve annotare le diversità culturali le abitudini , per alcuni bambini per esempio provenienti dal marocco dove è il maschio che comanda in una famiglia , quindi avere una maestra è sicuramente difficile instaurare un rapporto di autorità , quindi come risposta l'alunno può reagire con il non rispetto, a queste se ne aggiungono tante altre di difficoltà per instaurare il buon rapporto e quella giusta distanza che bisogna avere tra docente ed alunno.

Per ovviare a questi problemi, la maggior parte delle Scuole Primarie del Nord si sono organizzate effettuando dei corsi serali di recupero sia per tali alunni che per le famiglie, esistono molti centri di recupero per l'aggregazione sovvenzionati dalle USL o i comuni che hanno promosso molte iniziative nel fatto di integrazione famiglia , come pure utilizzare le risorse interne alla scuola , quali le compresenze o l'alfabetizzazione per seguire i ragazzi che per diversi motivi necessitano un'attenzione nella metodologia di studio pur non essendo segnalati.

Credo che questo tipo di attività e mentalità al Sud ancora non è molto ramificata specialmente nelle scuole, perchè il problema è visto da lontano , gli extracomunitari non sono integrati così come al Nord , in quanto le famiglie vengono accolte , il comune gli da una casa e quindi una dignità.
lo stesso vale per i bambini che non hanno degli handicap particolari , ma comunque hanno dei ritardi maturativi, delle difficoltà ad integrarsi nella società per situazioni familiari disastrate o etc., anche per loro si affianca un insegnate per il recupero durante le compresenze.

Ripensando alla nuova riforma che il governo attuale ci ha proposto, con l'insegnate prevalente, credo che le difficoltà si amplieranno e sarà sempre più difficile il recupero.

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Messaggio  Rosaria Kaiser Lun Dic 08, 2008 8:17 pm

La scuola ha bisogno di superare le etichette e le diagnosi e di imparare a valutare con una forte competenza psicopedagogica il variegato mondo dei bisogni educativi speciali, senza irrigidirsi nelle diagnosi né medicalizzare le varie forme di bisogno educativo particolare. Come può rispondere la scuola ai bisogni educativi speciali? Credo che la scuola possa rispondere con quella che io chiamo la "speciale normalità" e cioè le prassi didattiche ed educative normali, rivolte a tutti, ma nella stesso tempo "speciali", perché arricchite di specificità tecniche non comuni, fondate sui dati più recenti della ricerca scientifica in ambito psicologico, pedagogico, didattico, ecc. Ciao Very Happy Very Happy

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Messaggio  tesone andreana Mer Dic 10, 2008 6:41 pm

Chi lavora con le persone disabili adulte si scontra con la sproporzione tra i limiti del servizio di riferimento e le esigenze di un progetto di vita, che può richiedere un respiro ben più ampio.Dall'arte all'informatica, dai soggiorni residenziali al tempo libero, le attività eccellenti nei servizi sono state rese accessibili ad operatori e utenti della rete. I modelli che ne emergono sono diversi, ognuno con vantaggi e nodi critici, ma comunque evidenziando quanto una reale e concreta collaborazione contribuisca a "dissodare" il nocciolo della chiusura e della autoreferenzialità, arricchendo l'offerta all'utenza e determinando ricadute positive sulla formazione e sulla motivazione degli operatori.

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Messaggio  tesone andreana Mer Dic 10, 2008 6:46 pm

Sono proprio d'accordo con te Francesca, perche' oggi compito fondamentale della scuola e' abolire e ostacolare le diversita', le differenze,e cercare assolutamente di promuovere tutti i bambini, in particolar modo i soggetti disabili.

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Messaggio  mariarosaria tarallo Ven Dic 12, 2008 12:25 am

Ho letto proprio stasera di una iniziativa al Nord a sostegno del diritto al progetto di vita delle persone con disabilità, anche quando sono anziane. Infatti, paradossalmente, se l'attenzione all'integrazione in età evolutiva e poi nella giovinezza non è concepita nell'ambito di un progetto a lungo termine, sarà ancor più difficile per una persona che quella integrazione l'ha sperimentata, farne poi a meno. I bisogni educativi speciali vanno colti sempre, secondo me, come appelli per dei progetti di quel tipo, a lungo termine, appunto.
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Messaggio  francesca.pezone Dom Dic 21, 2008 3:05 pm

La problematica dei bisogni educativi speciali, insieme alla nuova Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute”, l’ICF, pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2001, diventano i temi di fondo, dai quali non si può prescindere se si vuole parlare di qualità della scuola e qualità dell’integrazione scolastica.
La qualità della scuola e la qualità dell’integrazione sono strettamente legate e interdipendenti: l’una é conseguenza dell’altra.
La scuola dell’autonomia, che pone al centro del proprio agire proprio il “successo formativo dell’alunno”, deve realizzare pertanto un’offerta formativa di qualità per tutti gli alunni e quindi anche per l’alunno in situazione di handicap o in difficoltà.
In questo senso è importante la collaborazione degli operatori scolastici e sanitari, essi dovranno porre le basi per superare la concezione della patologia/disabilità come unica fonte di definizione dei bisogni educativi speciali e per individuare modalità organizzative “normalizzanti”, integrando nella quotidianità scolastica l’operatività degli insegnanti per il sostegno e degli assistenti.
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Messaggio  Angela Lucia D'Agostino Dom Dic 21, 2008 5:40 pm

ANCHE IO PENSO CHE LA SCUOLA DEBBA CONSIDERARE I BISOGNI SPECIFICI E "SPECIALI" DEI SUOI ALUNNI E PREVEDERE DEGLI INTERVENTI EDUCATIVI INDIVIDUALIZZATI,CHE TENGANO CONTO DELLE CARATTERISTICHE DI CIASCUNO E CHE FACCIANO EMERGERE E SVILUPPARE I "TALENTI"DI OGNUNO.

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Messaggio  Diana Maria Teresa Dom Dic 21, 2008 7:00 pm

Salve a tutte!
I bisogni educativi speciali sono stati oggetto di discussione anche durante il percorso di tirocionio specialistico di quest'anno, ho avuto modo di approfondire le mie conoscenze a riguardo,come afferma Cornoldi il termine "difficoltà di apprendimento"si riferisce a qualsiasi difficoltà riscontrata dallo studente durante la carriera scolastica. Le difficoltà scolastiche sono di tanti e diversi tipi,e spesso non sono conseguenza di una causa specifica,ma sono dovute al concorso di fattori diversi,che riguardano sia lo studente,sia i contesti in cui viene a trovarsi.Nelle classi si trovano alunni con difficoltà di vario genere :
-difficoltà di apprendimento e sviluppo di competenze :dislessia ,disgrafia, deficit attentivo, difficoltà motoria,ritardo mentale e dello sviluppo .
-Difficoltà emozionali: timidezza, collera, ansia, depressione , ecc...
-Difficolta della dimensione psichica:disturbi della personalità, psicosi,disturbi dell'attaccamento.
-Difficoltà comportamentali:comportamenti aggressivi,bullismo ecc...
-Difficoltà Familiari : famiglie disgregate,o con episodi di abusi,o di maltrattamento ecc...
Difficlotà culturali o linguistiche:che interessano alunni immigrati o con un percorso di scolarità precedente particolarmente difficile.
Tutti questi tipi di difficoltà possono essere comprese nel concetto generale di BES .Il concetto di BES dovrebbe avere le caratteristiche della sensibilità cioè che riesca a cogliere in tempo e precocemente il maggior numero possibile di condizioni di difficoltà dei bambini.Altra caratteristica che bisogna tener presente è quella della reversibilità.La reversibilità facilita la famiglia e l'alunno ad accettare un percorso di conoscenza della difficoltà.

Diana Maria Teresa

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