È contro l’integrazione trovarsi fra ragazzi e ragazze con la sindrome di Down?
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È contro l’integrazione trovarsi fra ragazzi e ragazze con la sindrome di Down?
[i]Mi è successo spesso di sentire frasi del tipo: “Conosco una associazione di genitori con figli con sindrome di Down. I loro figli si trovano assieme, per sedute di psicomotricità o per andare in gita ecc. A me sembra che questa non sia vera integrazione.”
Che dire?
Un commento non è semplice. Forse è opportuno procedere per gradi.
Dopo tanti anni di integrazione è molto salda in me la convinzione che le persone con disabilità hanno innanzitutto bisogno di scoprire e coltivare ciò che li accomuna a tutti gli altri. Ritengo perciò che le alternative all’inserimento in una classe comune siano una risposta sbagliata alle esigenze degli allievi con sindrome di Down (e degli altri allievi con disabilità). Il contatto con i coetanei permette loro di costruirsi una prima forma di identità sociale, caratterizzata dalla evidenziazione di ciò che accomuna tutta l’umanità.
Con il passare del tempo e in particolare con la presa di coscienza di avere difficoltà specifiche dovute ad una particolare “malattia”, si evidenzia la necessità della costruzione di una seconda forma di identità, caratterizzata dalla evidenziazione di ciò che accomuna tutte le persone che hanno la stessa malattia (uso apposta il termine malattia - ma avrei potuto anche usare disturbo o altro di simile - e non un termine neutro come “condizione” o altro di analogo). Il bisogno di costruirsi questa seconda forma di identità diventa sempre più forte a partire dalla tarda adolescenza. Trovarsi tra persone con sindrome di Down può configurarsi allora come una specifica forma di integrazione specifica. Complementare a quella che si ha con la società di tutti i coetanei, anzi di tutti, indipendentemente dalla loro età.
Che dire?
Un commento non è semplice. Forse è opportuno procedere per gradi.
Dopo tanti anni di integrazione è molto salda in me la convinzione che le persone con disabilità hanno innanzitutto bisogno di scoprire e coltivare ciò che li accomuna a tutti gli altri. Ritengo perciò che le alternative all’inserimento in una classe comune siano una risposta sbagliata alle esigenze degli allievi con sindrome di Down (e degli altri allievi con disabilità). Il contatto con i coetanei permette loro di costruirsi una prima forma di identità sociale, caratterizzata dalla evidenziazione di ciò che accomuna tutta l’umanità.
Con il passare del tempo e in particolare con la presa di coscienza di avere difficoltà specifiche dovute ad una particolare “malattia”, si evidenzia la necessità della costruzione di una seconda forma di identità, caratterizzata dalla evidenziazione di ciò che accomuna tutte le persone che hanno la stessa malattia (uso apposta il termine malattia - ma avrei potuto anche usare disturbo o altro di simile - e non un termine neutro come “condizione” o altro di analogo). Il bisogno di costruirsi questa seconda forma di identità diventa sempre più forte a partire dalla tarda adolescenza. Trovarsi tra persone con sindrome di Down può configurarsi allora come una specifica forma di integrazione specifica. Complementare a quella che si ha con la società di tutti i coetanei, anzi di tutti, indipendentemente dalla loro età.
Alessia.Zoccoli- Messaggi : 65
Data di iscrizione : 17.11.08
Età : 37
Località : Ciampino
Re: È contro l’integrazione trovarsi fra ragazzi e ragazze con la sindrome di Down?
Cara Alessia sono pienamente d'accordo con te sul fatto dell'integrazione ma credo che le associazioni non servano tanto ai fini integrativi ma sono importanti per la trattazione dei problemi che ci sono in riferimento a determinate diversità.
Angela La Mura- Messaggi : 93
Data di iscrizione : 17.11.08
Re: È contro l’integrazione trovarsi fra ragazzi e ragazze con la sindrome di Down?
Ale,forse non ho capito bene quello che intendevi dire...(?):
credi che sia meglio che i bambini con disabilità non stiano nelle classi comuni?
Ho letto l'articolo che proponi,
ed indubbiamente sono d'accordo sul fatto che per queste persone sia necessaria anche la creazione di una seconda identità ("non solo in relazione a coloro che sanno fare più di me,ma anche con coloro che sanno fare quanto me !" ),ma credo che quest'idea,se esclude il momento comune,rischia di arrivare a logiche per noi non desiderabili; cerchiamo di coinvolgere questi bambini nelle classi,non solo perchè è anche dal contatto con i compagni che può emergere la spinta per loro a fare di più, ma anche perchè così offriamo al gruppo di fare esperienza concreta della risorsa della diversità.
Certo che è importante che,ad esempio un bambino con sindrome di Down,sia inserito in attività di associazioni,ma il suo mondo non è quello: l'associazionea, a mio parere, E' UN PUNTO DI PARTENZA E NON DI ARRIVO,perchè non miriamo a creare "il migliore tra quelli con la sindrome x",ma a formare una persona che possa interagire al meglio con tutti "nonostante" o anche " grazie " alla sua diversabilità.
credi che sia meglio che i bambini con disabilità non stiano nelle classi comuni?
Ho letto l'articolo che proponi,
ed indubbiamente sono d'accordo sul fatto che per queste persone sia necessaria anche la creazione di una seconda identità ("non solo in relazione a coloro che sanno fare più di me,ma anche con coloro che sanno fare quanto me !" ),ma credo che quest'idea,se esclude il momento comune,rischia di arrivare a logiche per noi non desiderabili; cerchiamo di coinvolgere questi bambini nelle classi,non solo perchè è anche dal contatto con i compagni che può emergere la spinta per loro a fare di più, ma anche perchè così offriamo al gruppo di fare esperienza concreta della risorsa della diversità.
Certo che è importante che,ad esempio un bambino con sindrome di Down,sia inserito in attività di associazioni,ma il suo mondo non è quello: l'associazionea, a mio parere, E' UN PUNTO DI PARTENZA E NON DI ARRIVO,perchè non miriamo a creare "il migliore tra quelli con la sindrome x",ma a formare una persona che possa interagire al meglio con tutti "nonostante" o anche " grazie " alla sua diversabilità.
Antonella Rivellino- Messaggi : 203
Data di iscrizione : 15.11.08
E' contro l'integrazione trovarsi tra ...
Naturalmente sono convinta che il processo di integrazione dei piccoli Down si verifichi essenzialmente nelle classi comuni. E anche se non escludo l'utilità di far incontrare tra loro questi bambini in alcune occasioni, penso che lo "zoccolo duro" dell'integrazione sia proprio nel contatto con tutti. Fermo restando che le associazioni sono validissime per trovare soluzioni ai problemi pratici (so ad esempio che attraverso le associazioni molti genitori sono riusciti a raccogliere fondi, ad acquistare macchinari, a sensibilizzare le autorità competenti ad una celere risoluzione di problemi), esse non devono assolutamente essere intese come strumento di aggregazione privilegiato, in quanto ciò causerebbe l'isolamento e, in alcuni casi estremi, l'autoghettizzazione.
Rita Moscatelli
Rita Moscatelli
rita moscatelli- Messaggi : 42
Data di iscrizione : 19.11.08
Re: È contro l’integrazione trovarsi fra ragazzi e ragazze con la sindrome di Down?
Fortunatamente i tempi sono cambiati!I soggetti diversamente abili vivono il percorso di scolarizzazione insieme ai compagni normodotati.Ci sono stati nel tempo radicali cambiamenti estremamente positivi che hanno migliorato le condizioni di queste persone.
angela rivieccio
angela rivieccio
angela rivieccio- Messaggi : 71
Data di iscrizione : 22.11.08
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