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L'integrazione lavorativa del disabile

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Messaggio  gemma.ranieri Dom Nov 30, 2008 3:22 pm

Questo argomento mi sta particolarmente a cuore non sto qui a spiegarne i motivi, infatti vorrei trattare questo argomento nella tesina. Qui vorrei riportare solo un breve contributo per sapere le vostre opinioni!
L’analisi delle soluzioni per gli inserimenti lavorativi delle persone con handicap fino ad oggi realizzate sono connotate da un’azione rivendicativa del diritto al lavoro dell’handicappato e da una forte spinta ideologica. L’obiettivo comune a molte esperienze è l’inserimento “tout court” che spesso fornisce la presenza di una persona non funzionale all’andamento di produzione, favorendo in tal modo la crescita dell’immagine negativa del disabile quale fruitore di soli diritti e determina un ulteriore abbassamento motivazionale da parte del mondo lavorativo nei confronti dell’integrazione lavorativa.
Il processo di integrazione può essere accelerato dalla realizzazione da parte di una qualsiasi azienda o cooperativa o altro ente di inserimenti lavorativi di carattere sperimentale il cui scopo non sia l’assunzione ma l’insegnamento delle abilità necessarie per vivere in un certo ambiente lavorativo. In seguito l’azienda potrà decidere se proseguire l’esperienza, interromperla o assumere la persona.
Il successo del lavoratore con handicap è determinato quasi esclusivamente dalla sua capacità di manifestare comportamenti che gli consentano di vivere in maniera produttiva e gratificante nel contesto lavorativo. Tali comportamenti possono essere distinti in tre diverse aree di abilità e prerequisiti: abilità di autonomia; prerequisiti per l’apprendimento delle abilità adattanti che consentono l’adattamento della persona al mondo del lavoro; prerequisiti per l’apprendimento delle abilità lavorative necessarie per apprendere lo svolgimento del compito nella posizione di lavoro occupata.
Per molte disabilità gravi quindi ci sono molte reticenze ad assumere!

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Messaggio  rita moscatelli Dom Nov 30, 2008 7:53 pm

A riguardo ritengo interessante un'iniziativa intitolata " Entrata libera" che, fin dal 2001, coinvolge il Comune di Roma. Si tratta di un progetto che ogni anno impegna presso dieci centri specializzati 300 giovani diversamente abili, in corsi di orientamento e di inserimento lavorativo.
In alcuni casi i lavoratori disabili, attraverso il loro impegno, sono riusciti a realizzare numerose attività per la manutenzione delle aree verdi presso le Case di Riposo per anziani, sviluppando anche una forte coscienza ecologica.
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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty Integrazione lavorativa e disabile

Messaggio  Antonella Lucibello Dom Nov 30, 2008 8:20 pm

Grazie Gemma per aver inserito tale argomento, trattare il tema del lavoro in relazione ai diritti della persona disabile significa affrontare l’argomento più pertinente in fatto di integrazione e inclusione sociale. Il lavoro assume, infatti, per ogni individuo un significato particolare: creatività, produttività, autostima, realizzazione di sé e dei propri desideri, soddisfacimento dei bisogni personali. L’inserimento nel mondo del lavoro, inoltre, è occasione di frequenti e intensi rapporti sociali, di scambio e confronto e, forse, anche il modo più evidente per combattere la discriminazione culturale e sociale ancora persistente nei confronti della disabilità.

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Messaggio  Angela La Mura Gio Dic 04, 2008 12:58 am

Il lavoro già di per se è un tema scottante e se si vuole parlare di inserimenti lavorativi per disabili il discorso si amplifica. Capita molto spesso che le aziende assumano un diversamente abile solo perchè previsto per legge o per avere ulteriori finanziamenti o sgravi fiscali; in questo modo un disabile si può sentire usato ed inutile ai fini lavorativi.
Ogni persona ha diritto al lavoro e soprattutto ha diritto ad una vita dignitosa.

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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty LAVORO NEGATO PER 768.000

Messaggio  mariarosaria tarallo Gio Dic 04, 2008 4:41 pm

Ecco la situazione più dettagliata, in Italia, secondo IL CORRIERE DELLA SERA, 3 DICEMBRE 2008
__________________________________________________________________
RIPORTO INTEGRALMENTE L'ARTICOLO.

Lavoro negato per 768 mila
Sono i disabili iscritti al collocamento, 61% al Sud. Solo un’azienda su 4 si preoccupa dell’integrazione


Lavorare. E trarre soddisfazione dal proprio lavoro. Per i disabili si tratta di due obiettivi particolarmente importanti, ma difficilmente realizzabili. Eppure c’è una legge che tutela i loro diritti, la numero 68 del marzo 1999 che ha sostituito regolamenti, leggine e circolari vecchie di 20 anni. La normativa, oltre all’assunzione a pieno titolo in aziende pubbliche e private, prevede che l’inserimento del disabile nel lavoro miri a «valorizzare le abilità residue e le potenzialità inespresse ». Ma, nella pratica, le cose vanno molto diversamente. Il primo ostacolo è la confusione nel definire la condizione di disabile sia a livello italiano, che europeo. Con statistiche e numeri discordi, vecchi di anni, non aggiornati.

I dati più recenti sono quelli dell’Istat del luglio 2005, basati su rilevamenti dell’anno precedente: dicono che i disabili in Italia sono 2,8 milioni, il 4,8% della popolazione. Però secondo il rapporto Eurostat (l’ufficio di statistica dell’Ue) sulla popolazione europea tra i 16 e 64 anni, quindi in età di una possibile occupazione, in Italia le persone disabili o affette da gravi malattie a lunga durata che ne limitano le capacità lavorative, sono il 6,6% della popolazione. Oltre 4 milioni. Una differenza non da poco. «Se poi— dice Carlo Gulminelli, vicepresidente dell’onlus bolognese Asphici —ci addentriamo nella classificazione delle disabilità per l’inserimento nel posto di lavoro più idoneo, ci troviamo di fronte ad una vera e propria Babele di suddivisioni e tipologie». Secondo gli esperti, comunque, i disabili non temporanei in Italia sono «almeno tre milioni». E per loro trovare lavoro è difficile, soprattutto nel Sud e nelle Isole.

Nel 2007, secondo quanto si legge nella Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 68 presentata dal ministero del Lavoro, i disabili iscritti agli elenchi provinciali del collocamento erano 768 mila. «Il numero—spiega Francesco Garofalo, dirigente del ministero — comprende anche quelli che lo fanno per percepire l’assegno di invalidità. Comunque 481 mila sono gli iscritti nel Sud e Isole ». Una forbice che si allarga quando si parla di avviamento al lavoro: 31 mila in tutta Italia. E, di questi, solo seimila al Sud. La situazione non migliora una volta trovata l’occupazione. E non aiutano nuove tecnologie e web. Nel rapporto «Ict accessibile e disabilità», realizzato dalla School of management del Politecnico di Milano su un campione di 1.060 aziende, si scopre che solo un’azienda su 4 si preoccupa della completa integrazione del disabile. Le altre tre aziende hanno il solo obiettivo di adempiere all’assunzione di legge.

Senza mettere in atto politiche di inserimento, compreso l’utilizzo dell’informatica che in molti casi potrebbe rivelarsi un valido sussidio. Perché, spiega il professor Andrea Rangone, responsabile della ricerca, «le imprese tendono ad assumere persone con disabilità che non necessitano di usare strumenti hitech, con un approccio che possiamo definire di "dissoluzione" del problema». Dunque assunti, ma sottoimpiegati. Lontani da quanto sta scritto nella 68 che enfatizza il passaggio del disabile «da obbligo a risorsa attiva». La legge lascia ai Cpi, centri per l’impiego, il compito di redigere le graduatorie e avviare i lavoratori disabili in azienda. Con l’obiettivo di accelerare i tempi di assunzione, seguendo il disabile nell’iter di collocamento. A Milano e provincia alla fine dello scorso anno gli iscritti alle liste erano 21 mila e 2.500 sono stati avviati al lavoro. «Fino a qualche anno fa — spiega Claudio Messori, il responsabile servizi occupazione disabili del Cpi — le aziende chiedevano la semplice consultazione degli elenchi, adesso abbiamo messo in atto Match, un sistema informativo che confronta domanda e offerta, tenendo conto della tipologia di richiesta delle aziende e competenze del disabile».

Compreso l’accompagnamento ai colloqui di lavoro e il monitoraggio nei primi mesi di attività. Ma a proposito di Cpi, nella relazione al Parlamento si dice che nel 2005 «a livello nazionale, quasi il 70% dei Cpi risulta accessibile ad un’utenza disabile, con punte virtuose nel Nord Ovest dove circa 15 strutture su 100 presentano problemi di accessibilità... la situazione più critica resta al Sud e nelle Isole, dove la presenza di ostacoli all’accesso continua ad affliggere oltre il 60% dei Cpi». Ovvero al Sud le difficoltà nel trovare lavoro per i disabili cominciano, in sei casi su 10, con l’impossibilità di accedere al Cpi. Tutti temi, questi, che oggi saranno al centro di incontri e dibattiti nell’ambito della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità. L’evento, promosso dall’Onu, ha lo scopo proprio di sostenere la dignità e la piena integrazione di tutti i disabili.


03 dicembre 2008
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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty Nessuna prospettiva di lavoro..........

Messaggio  Claudia De Pascale Sab Dic 06, 2008 4:05 pm

Questo argomento è molto interessante, riporto un articolo letto un pò di tempo fa.

NESSUNA PROSPETTIVA DI LAVORO, PREFERISCE FARSI BOCCIARE

In provincia di Torino un ragazzo disabile rinuncia a sostenere l’esame di maturità come perito aziendale; per lui nessuna possibilità d’inserimento lavorativo. La madre: ’’Mi dispiace, perché quel diploma se lo è meritato’’

Ha rinunciato a sostenere l'esame di maturità, Gabriele. Non che fosse impreparato, semplicemente dopo la maturità non avrebbe più potuto frequentare la scuola. È la storia di un ragazzo di 19 anni, disabile, residente a Ceres. L"altra mattina gli esaminatori l'hanno atteso invano: Gabriele non si è volutamente presentato. La causa: delle prospettive non proprio rosee una volta lasciati i banchi di scuola. Una disdetta via fax inviata la mattina precedente dalla madre Liliana alla direzione didattica della scuola, ha confermato la decisione di non mandare il figlio a sostenere l'esame. Se Gabriele avesse completato il corso di studi, infatti, per lui l'unica possibilità per l'anno prossimo sarebbero stati due giorni settimanali presso la cooperativa "Dalla Stessa Parte", unico ente che ha dato ascolto agli appelli del ragazzo. Saltando l'esame di perito aziendale, risultando "bocciato", avrà invece la possibilità di frequentare, anche se solo due giorni alla settimana, la sua scuola, ancora per un anno. Due giorni che andranno a sommarsi ai due previsti con la cooperativa
So benissimo che mio figlio non sarà mai un ingegnere ma perché negargli a scatola chiusa anche le piccole soddisfazioni della vita? Sono convinta che, adeguatamente seguito, anche con la sua disabilità, Gabriele può imparare un mestiere. Purtroppo non abbiamo avuto altra scelta se non quella di rinunciare all'esame». Una scelta dolorosa: «Soprattutto per lui, perché quel diploma se lo è meritato».

Il caso di Gabriele è l'esempio di come il sistema non sempre funzioni, soprattutto là dove le condizioni del territorio risultano particolarmente difficili. E' ridicolo come ancora oggi, nel 2008 un giovane con delle effettive possibilità di inserimento lavorativo e di vita sociale sia considerato come un peso e soprattutto sottolineo una preoccupante carenza di risposte da parte delle istituzioni.

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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty l'inserimento lavorativo dei disabili

Messaggio  Rossella Accardo Lun Dic 08, 2008 8:24 pm

il collocamento al lavoro rappresenta,teoricamente,la felice conclusione dell'iter formativo;costituisce,infatti,la messa in pratica delle nozioni cognitive acquisite durante il periodo si scolarizzazione e di formazione professionale.
siamo consapevoli del fatto che è solamente attraverso l'ingreso nel mondo del lavoro e l'integrazione lavorativa che ogni individuo raggiunge una piena integrazione sociale;infatti,possiamo vedere che i giovani quando,pur avendo completato il periodo di fequenza scolastia,non trovano ancora spazio nel mondo del lavoro,o gli anziani,che per scelta personale o per età hanno lasciato il mondo del lavoro,vivono in qualche modo una forma di emarginazione.
se il discorso vale per soggetti senza particolari situazioni di disabilità,a maggior ragione deve essere riferibile ai disabili che,nei casi in cui,terminata la frequenza scolastica,non abbiamno la possibilità di aderire al mondo del lavoro,seppure protetto,come può essere quello delle cooperative sociali,finiscono per essere esclusi quasi completamente dalle occasioni sociali e rimanere quasi segregati in ambito familiare con il rischio di perdere anche tante delle competenze e abilità con fatica acquisite nel periodo della frequenza scolastica.
il solo fatto di avere un lavoro,indipendentemente dall'esserne soddisfatti,in una società come la nostra incentrata sul mito della produzione,porta a un rispetto e a una stima da parte del contesto sociale che coloro che ne sono privi non hanno.
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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty Progetto in lombardia a favore dell'inserimento lavorativo dei disabili

Messaggio  simona.asciolla Lun Dic 08, 2008 9:12 pm

Si vuole contribuire alla creazione di una rete di dati e informazioni per promuovere il confronto tra persone con disabilità, aziende, operatori e soggetti istituzionali interessati dal tema dell'integrazione e dell'inserimento lavorativo.
Il valore e il significato dell'iniziativa si basano sulla convinzione che la disabilità non debba essere concepita come una limitazione rispetto a concrete opportunità di inserimento lavorativo e sociale e il risultato atteso è quello di favorire la diffusione di un approccio inclusivo che guidi gli attori del mondo del lavoro a riconoscere il diritto all'integrazione delle persone con disabilità, attraverso il riconoscimento personale e professionale.
Il progetto "L’integrazione dei disabili nel mercato del lavoro delle province della Lombardia", finanziato dalla Fondazione Cariplo e dalla Regione Lombardia - Direzione Generale Formazione, Istruzione e Lavoro;
Il progetto mira a:
-sviluppare azioni positive ed integrate per l'inserimento lavorativo dei disabili
-implementare gli strumenti del collocamento mirato previsti dalla Legge 68/99
-approntare un sistema di monitoraggio delle azioni di gestione della Legge 68/99.

In questo progetto si parla anche di Fondo Regionale per l'occupazione dei disabili che è destinato al finanziamento dei programmi regionali d'inserimento lavorativo e dei relativi servizi. In particolare eroga contributi agli enti che svolgono attività rivolta al sostegno e all'integrazione, inoltre contributi aggiuntivi rispetto ai rimborsi forfetari e ogni altra provvidenza in attuazione della legge;
inoltre si sottolinea che le persone con disabilità disoccupate che aspirano ad un'occupazione conforme alle loro capacità lavorative si iscrivono in uno specifico elenco tenuto dai competenti uffici provinciali del collocamento mirato. Possono iscriversi le persone con disabilità che abbiano compiuto i 15 anni di età e non abbiano superato l'età pensionabile prevista dall'ordinamento, rispettivamente per il settore pubblico e privato.
Per ogni persona con disabilità iscritta, il Comitato Tecnico previsto nell'ambito della Commissione provinciale per le politiche del lavoro ha il compito di predisporre una scheda in cui vengono annotate le capacità lavorative, le abilità le competenze e le inclinazioni, nonché la natura e il grado della minorazione. Il comitato tecnico ha inoltre il compito di provvedere all'analisi delle caratteristiche dei posti da assegnare ai lavoratori disabili, favorendo l'incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Spero che di progetti a favore dell'inserimento lavorativo del disabile ce ne siano in tutte le regioni dell'Italia...

*Simona*

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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty Re: L'integrazione lavorativa del disabile

Messaggio  Sorrentino Lucia Mar Dic 09, 2008 9:21 am

Riguarda all'argomento proposto dalle colleghe , anch'io contribuisco nel rispondere ad un tema molto delicato.
Prima di tutto bisogna sottolineare l'importanza di prestare attenzione alle attività e ai livelli di partecipazione degli individui alla vita di tutti i giorni. Premesso ciò bisogna dire che la partecipazione sottolinea il ruolo attivo che la persona dovrebbe assumere nei contesti di vita e richiama altri concetti essenziali, quali quello dell'autodeterminazione, dell'empowerment e della qualità della vita. Tutto ciò richiede che i programmi di abilitazione, di riabilitazzione e di educazione massimizzano i livelli di partecipazione , facendo modo che anche coloro che hanno limitazioni nelle loro attività possano esercitare controllo e autorità sulla propria esistenza. L'attuazione della Legge 68/1999 pone sul tappeto con immediatezza il problema di una cultura dell'integrazione lavorativa basata su una maggiore integrazione di competenze diverse.. All'originaria impostazione medico-sanitaria si affianca e cresce l'approccio educativo e razionale, in particolar modo per le persone con disabilità psichica e intellettiva.
Con tale legge si mette in evidenza come non si può inserire al lavoro una persona diversamente abile senza una ricerca attraverso un collocamento mirato. L'ambiente di lavoro rappresenta un contesto in cui si instaurano relazioni sociali e si formano spesso amicizie per cui l'integrazionee lo sviluppo di relazioni sociali in ambiente lavorativo è un importante obbiettivo da perseguire per le persone con disabilità.
Le domande che ci poniamo: Per le persone con disabilità intellettive il lavoro è possibile? Quanto incide l'assunzione del ruolo di lavoratore sulla qualità della vita di persone con ritardo mentale?. Porsi questi interrogativo non è inutile o senza senso, soprattutto se si considera il significato del termine lavoro. Molto spesso il suo uso si collega immediatamente a contenuti di carattere economico, di efficienza e di efficacia. Il lavoro include abilità, competività, preparazione , sembra un termine difficilmente affiancabile alla disabilità, anzi quasi escludibile quando sussistono ritardo mentale di grado medio e disabilità psichica. L'integrazione in contesti lavorativi riconosce le capacità dell'individuo, valuta le capacità residue del soggetto, pertanto il soggetto si abilita e riabilita nell'ambiente di lavoro. L'integrazione sociale nel contesto lavorativo ha permesso di conseguire risultati positivi su più fronti, un minor ricorso di inserimento ai centri Educativi Occupazionali Diurni, una maggiore partecipazione dei soggetti diversamente abili al proprio progetto di vita, una maggiore consapevolezza delle abilità e disabilità dei familiari nei confronti del loro figlio, un maggior coinvolgimento della famiglia, la costruzione di reti di solidarietà con le aziende e il contesto sociale, l'abbattimento del pregiudizionei confronti di soggetti con particolari difficoltà e l'abbattimento dei costi. Per far ciò bisogna promuovere una cultura che abbia come obiettivi primari : l'integrazione della persona diversamente abile ed il riconoscimento del diritto al lavoro.

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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty Disabilità, "l'assistenza sia autogestita". Alla Camera proposta di legge bipartisan

Messaggio  Alessia.Zoccoli Mar Dic 09, 2008 3:48 pm


Vi posto questo articolo che potrebbe risultare interessante...
La proposta firmata da deputati di maggioranza e opposizione prevede di assegnare un budget di denaro utilizzabile per l'instaurazione di un progetto di assistenza individuale, attraverso un rapporto di lavoro a norma di legge con uno o più assistenti scelti dal disabile o dalla famiglia. Prevista una quota di risorse anche a centri gestiti da associazioni di disabili
un disabile su sedia a ruote accompagnato

ROMA - Assicurare ai disabili gravi le risorse per poter autogestire la propria assistenza. E' in sintesi l'obiettivo della proposta di legge presentata alla Camera. Una proposta davvero bipartisan, sottoscritta da Antonio Mazzocchi (An), Ileana Argentin (Pd), Gianfranco Paglia (An), Carmelo Porcu (Fi) e Silvana Mura (Idv). "Prevediamo di assegnare un budget di denaro - spiega Mazzocchi - utilizzabile per l'instaurazione di un progetto di assistenza individuale, attraverso un rapporto di lavoro a norma di legge con uno o più assistenti scelti dal disabile o dalla famiglia". E non solo: una quota di risorse andrà a realizzare Centri per la vita indipendente gestiti direttamente da associazioni di disabili. Quanti i soldi previsti a carico dello Stato? Salvo aggiunte, almeno 25 milioni di euro all'anno.


In realtà, sostiene Mazzocchi, rispetto ad ora è un risparmio, dato che il progetto di legge non fa altro che estendere a livello nazionale il modello di assistenza autogestito già ben sperimentato in sei regioni del centro-nord (Piemonte, Veneto, Friuli, Toscana, Marche e Lazio), con un guadagno netto per le casse della sanità che arriva perfino al 25%. Ergo, "nessuna battaglia contro i comuni".

I firmatari della proposta puntano alla 'procedura d'urgenza' per la legge, nel convincimento che il progetto dovrebbe raccogliere larghe adesioni trasversali: qui - avverte Porcu - "non è questione di concessione dall'alto ma di diritti costituzionali. E il primo diritto è quello alla vita, noi chiediamo il diritto alla vita decente". Dice la democratica Argentin: "Spero che questa proposta diventi legge prestissimo, ma spero anche che sia subito finanziata". Perché il modello di assistenza autogestita "può cambiare la nostra vita, ma anche quella delle nostre famiglie rendendole più indipendenti".

E comunque non ci si ferma qui. Mazzocchi solleva un'altra questione, quella del lavoro per i disabili: "Sono 768mila gli iscritti al collocamento, ma solo un'azienda su quattro assume, siamo ancora un paese del terzo mondo", protesta chiamando in causa governo di centrodestra e centrosinistra. E annuncia che presto sarà presentata una interrogazione per sapere dal governo "il perché" di tale arretratezza. Chiosa Porcu: "Dovrebbero essere rivisti i meccanismi del collocamento, ma le pubbliche amministrazioni dovrebbero essere caricate di un obbligo maggiore rispetto ai privati".
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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty Re: L'integrazione lavorativa del disabile

Messaggio  mariarosaria tarallo Lun Dic 15, 2008 7:49 pm

aggiorno questa discussione, gentilmente proposta dalla collega Gemma, con qualche new sulla tematica:

Leggi QUI

e/o QUI

"Sit in di protesta di un gruppo di persone disabili davanti al ministero del Lavoro. La richiesta: applicare la legge legge 68 del 1999, che regola le norme per il diritto al lavoro dei disabili.

«Vogliamo che la legge sull’inserimento e l’integrazione delle persone diversamente abili nel mondo del lavoro venga applicata in modo corretto e in tempi brevi»!

_________________________________________---
Speriamo bene....
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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty inserimento lavorativo del disabile

Messaggio  Debbie Mer Dic 17, 2008 5:14 pm

L'inserimento nel mondo del lavoro e l'autonomia economica sono fattori estremamente importanti per l'integrazione sociale delle persone con disabilità. La legislazione italiana in tema di persone con disabilità ha avuto un’evoluzione significativa con la legge 68/99 "Norme per il diritto al lavoro dei disabili", la cui finalità è “la promozione dell'inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato”.
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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty L'Alitalia chiude le porte ai lavoratori con disabilità". La denuncia della Fish

Messaggio  Alessia.Zoccoli Mer Dic 17, 2008 6:25 pm

Dalle 12 mila assunzioni decise in questi giorni da Cai escluse tutte le persone con disabilità e i familiari che utilizzano permessi per la loro assistenza. Dal presidente della Federazione per il superamento dell'handicap Pietro Barbieri la richiesta di una riflessione profonda sul tema: "Resiste ancora lo stigma della scarsa produttività delle persone disabili"
un aereo in volo

ROMA - In questi giorni Cai sta escludendo tutte le persone con disabilità dalle assunzioni per la nuova Alitalia, e a non poter contare sulla conferma del proprio posto di lavoro "non sono solo le persone con disabilità motorie, ma anche interi gruppi di persone sorde, considerate non produttive". Così il presidente della Fish (Federazione italiana per il superamento dell'handicap) Pietro Barbieri denuncia i criteri seguiti dall"azienda nella scelta del personale per la nuova gestione della compagnia di bandiera. Il presidente della Fish, intervenendo all'Auditorium dell'Inail alla presentazione del nuovo portale Superabile.it dedicato alla disabilità, ricorda che già ad ottobre l'amministratore delegato Rocco Sabelli aveva definito dei criteri di assunzione fortemente penalizzanti per le persone con disabilità e più in generale per tutti coloro che usufruiscono di permessi lavorativi per l'assistenza a familiari disabili secondo il dettato della legge 104/92.

"Quanto promesso allora, si sta realizzando oggi: ancora una volta - spiega Barbieri - resiste lo stigma della scarsa o nulla produttività sul lavoro della persone disabile e l'idea che essa rappresenti un peso e un costo piuttosto che una risorsa da valorizzare e un valore aggiunto per la stessa azienda. Tutto questo torna ora di stretta attualità in coincidenza con una operazione di assunzione che - ricorda il presidente della Fish - riguarda oltre 12mila assunzioni". Secondo Barbieri il comportamento di Cai nella vicenda Alitalia rispecchia la logica della caccia al "fannullone" voluta dal ministro Brunetta rispetto alle nuove norme sull'ottenimento dei permessi lavorativi per l'assistenza di familiari disabili: "Rispetto alle prime intenzioni del ministro della Pubblica Amministrazione abbiamo ottenuto una attenuazione delle modifiche alla legge 104/92 penalizzanti per i lavoratori con familiari disabili, ma ciò che più ci premeva era un totale cambio di prospettiva sulla vicenda che è stato invece totalmente ignorato. Avevamo proposto - spiega Barbieri - un'operazione radicale, cioè quella di ricondurre il diritto alla persona assistita e non al parente, di modo da venire incontro ai bisogni reali, attuando al tempo stesso opportune verifiche con relative sanzioni per colpire gli abusi. In questo modo il diritto si sarebbe esteso verso il soggetto disabile (ad esempio con l'assistenza anche durante il periodo di ricovero ospedaliero) e per altro verso si sarebbe ridotta la possibilità per il familiare di utilizzare l'art.33 senza una vera attenzione alla persona disabile. Su tutto questo però - conclude Barbieri - non ci hanno dato retta e le conseguenze si vedono tutte".
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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty Ministero del Lavoro: un libro bianco racconta l'invalidità civile

Messaggio  Alessia.Zoccoli Mer Dic 17, 2008 6:40 pm

Indagine sulla realtà italiana, promossa dal governo con le associazioni e realizzata nelle regioni del Nord e del Centro Italia dalla Fondazione Irccs Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano: la famiglia è indispensabile per il sostegno economico e le relazioni sociali che offre. Solo il 23,7% degli intervistati è in contatto con associazioni di disabili. 742 persone intervistate, su un campione di 2.208 soggetti selezionati
libro bianco

ROMA - Un libro bianco per raccontare l'invalidità civile in Italia e per raccogliere le storie degli invalidi, quelli veri, troppo spesso dimenticati a causa dei falsi invalidi che affollano le cronache dei giornali. La ricerca - realizzata nelle regioni del Nord e del Centro Italia dalla Fondazione Irccs Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, insieme ai rappresentanti di 62 associazioni appartenenti alla Fish (Federazione italiana superamento dell'handicap) e alla Fian (Federazione italiana associazioni neurologiche) - è stata presentata questa mattina a Roma presso la sede dell'Eur del ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali che ha, peraltro, promosso e finanziato lo studio. "Si tratta di una ricerca porta a porta, siamo andati a casa delle persone certificate come invalide per raccogliere le loro storie individuali e per capire come vivono - ha spiegato Matilde Leonardi, coordinatrice del progetto "Volontariato e disabilità" per conto dell'Istituto Besta e curatrice del volume che riporta i risultati della ricerca. - Siamo riusciti a intervistare 742 persone su un campione di 2.208 soggetti selezionati. E da queste interviste, raccolte e analizzate alla luce della classificazione del funzionamento, della salute e della disabilità messa a punto dall'Organizzazione mondiale della sanità nel 2001 siamo riusciti a fotografare che cos'è l'invalidità civile oggi in Italia". Nel nostro Paese - spiega il Libro bianco - i beneficiari di pensioni e/o indennità di accompagnamento a invalidi civili, a non udenti e a non vedenti si attestano, nel 2005, a 2,2 milioni di persone. Ma di loro si sa ben poco. Per questo, l'obiettivo principale del Libro bianco sull'invalidità civile in Italia è appunto quello di fare chiarezza sulla situazione delle persone con invalidità certificate come invalide.

Delle 742 persone intervistate 377 sono femmine e 365 maschi. Di queste 636 sono adulte e le restanti 106 minori di 18 anni. L'età media degli adulti risulta pari a 47,6 anni, mentre il 33,7% dell'intero campione ha un'età compresa tra i 55 e i 64 anni. Tra gli intervistati i minorenni hanno frequentato mediamente quattro anni di scuola, mentre la scolarità media per gli adulti è di 10,4 anni. Solo il 13,2% degli invalidi intervistati dichiara di aver frequentato l'università o di essere in possesso del diploma di laurea. Nei minori le patologie prevalenti sono i disturbi psichici incluso il ritardo mentale (25,5%) e le malformazioni congenite (20,8%). Negli adulti, invece, risultano più frequenti le malattie del sistema nervoso e degli organi dei sensi (31,3%), i tumori (19,8%) e i disturbi psichici incluso il ritardo mentale (11,5%).

Quanto al tipo di vita condotto, la ricerca mette in luce che solo un ristretto numero di soggetti lavora: infatti, ad avere un lavoro, dipendente o autonomo, è poco più del 27% degli intervistati. Di conseguenza per l'11,6% del campione la fonte principale di reddito è costituita dal partner, per l'16,5% dalla famiglia di origine, per il 6,6% dai sussidi e per il 53,6% dalla pensione. L'importanza della famiglia è messa in evidenza anche da un altro dato: il 78% delle persone intervistate ha indicato la famiglia ristretta come "facilitatore sostanziale" rispetto alle relazioni e al sostegno sociale. In altre parole, sono ancora le famiglie, a giocare il ruolo fondamentale di aiuto e supporto rispetto alle persone con invalidità. Infine, a proposito della vita sociale, la ricerca evidenzia come solo il 23,7% dei soggetti invalidi è in contatto con un'associazioni di persone con disabilità.
Alessia.Zoccoli
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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty Re: L'integrazione lavorativa del disabile

Messaggio  Marianna A. Russo Mer Dic 17, 2008 7:34 pm

L'inserimento nel mondo del lavoro delle persone disabili, risulta essere una parte fondante di quel complesso processo costituito dall'integrazione sociale. Esso costituisce un importante atto abilitante e normalizzante che nelle sue forme di "tirocinio lavoro", "borsa lavoro" o assunzione vera e propria è sostenuto da una specifica normativa di legge (legge 68/99). Ci sono diversi progetti di inserimento lavorativo che pongono l'attenzione alla qualità dei processi attraverso la predisposizione di percorsi specifici ed individualizzati che accompagnano la persona disabile verso il mondo del lavoro: l'apprendimento professionale, il corretto svolgimento delle mansioni, l'adeguatezza delle relazioni instaurate sul luogo di lavoro.
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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty Banche esonerate dall'assumere disabili articolo 08/12/2008

Messaggio  Sorrentino Lucia Lun Dic 22, 2008 5:21 am

Ho letto questo articolo su internet dell'8/12/2008:

Il Partito Pensionati e Invalidi avversa il regalo del Ministero del Lavoro alle Banche, esonerate ad assumere portatori di handicap.

Il partito pensionati e invalidi ed in primis il dott. Nicola Tenerelli, segretario regionale pugliese e responsabile del Sud Italia e Isole, è rimasto esterefatto dal regalo fatto dal Ministero del Welfare alle banche. L'Associazione Bancaria Italiana ha in sostanza chiesto al Ministero l'autorizzazione a non applicare le norme della legge 68/1999, che prevede l'assunzione obbligatoria di persone disabili nelle aziende con più di quindici dipendenti. Il Ministero ha dato parere favorevole, sulla base del fatto che la legge prevede delle eccezioni per le aziende in crisi.
Il dottor Tenerelli dichiara: non contesto l'interpretazione della legge, non ne ho gli strumenti. E' la legge in sé che mi pare profondamente sbagliata, perché in sostanza dice che il diritto al lavoro delle persone disabili é qualcosa che si può garantire soltanto finché ci sono le vacche grasse. Quando i tempi sono più difficili, ci si rinuncia, come si rinuncia a comprarsi il cellulare nuovo o il vestitino firmato. Ma i disabili non sono un lusso — sono persone. E persone più esposte di altre proprio nei momenti di crisi — le ultime a dover avere difficoltà a trovare un lavoro, non le prime. Trovare lavoro in una banca potrebbe presto diventare più difficile per le persone disabili. Il tutto per via di un parere ufficiale richiesto dall'Abi, l'Associazione bancaria italiana, al ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali, circa la possibilità, per le banche stesse, di essere esonerate dal collocamento obbligatorio dei disabili. Richiesta alla quale il ministero ha risposto con un sostanziale via libera.
Nei mesi scorsi, l'Abi aveva scritto al ministero, chiedendo di sapere se "la sospensione degli obblighi occupazionali" previsti dalla legge 68/1999 (che tutela appunto il collocamento dei disabili), potesse essere concessa a quelle banche che avevano fatto ricorso al cosiddetto "fondo di solidarietà" del settore, che si attiva negli stati di crisi. Richiesta facilmente spiegabile: l'articolo 3 della legge sul collocamento dei disabili prevede l'esonero da questo obbligo esclusivamente nel caso di aziende che, a fronte di una crisi, ricorrano a procedure di mobilità, a contratti di solidarietà, o alla cassa guadagni straordinaria. Le banche italiane - che, come rileva il ministero, "sono sprovviste di ammortizzatori sociali" - hanno appunto istituito un apposito fondo di solidarietà.
L'Abi, di fatto, chiedeva di sapere se l'adesione a questo fondo, che potrebbe essere assimilato alla cassa guadagni straordinari, potesse esonerare le banche dall'obbligo di assumere disabili. La risposta del ministero, firmata dal direttore generale per l'attività ispettiva, Paolo Pennesi, è positiva: il fondo interviene nel caso di crisi e, dunque, cancella l'assunzione obbligatoria per i portatori di handicap. "Non si ravvede quindi una valida motivazione - conclude il documento del ministero - che possa giustificare la non operatività della sospensione degli obblighi assuntivi, anche per le aziende di credito che hanno fatto ricorso al fondo in questione".
Per il dott. Tenerelli è impensabile accomunare le aziende in crisi con banche che, negli ultimi anni, hanno registrato utili stratosferici. Il ministero, nel formulare il suo parere, non ha tenuto conto di questa sostanziale differenza".
"Indignazione" viene anche dal Forum Italiano sulla disabilità, l'organismo unitario, fondato lo scorso mese di luglio, che riunisce e rappresenta le organizzazioni italiane impegnate per la tutela dei diritti delle persone con disabilità in ambito di politiche dell'Unione Europea.

Partito Pensionati e Invalidi
Coordinatore Napoli e Provincia
Vincenzo Gargiulo
[quote]

Cosa ne pensate?. E' una vergogna.

Saluti da Lucia confused
Sorrentino Lucia
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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty inserimento lavorativo dei disabili

Messaggio  giuliana di girolamo Lun Dic 22, 2008 6:50 pm

Sappiamo che è solo attraverso l'ingresso nel mondo del lavoro e l'integrazione lavorativa che ogni individuo raggiunge una piena integrazione sociale;infatti,possiamo vedere che i giovani quando,pur avendo completato il periodo di fequenza scolastia,non trovano ancora spazio nel mondo del lavoro,o gli anziani,che per scelta personale o per età hanno lasciato il mondo del lavoro,vivono in qualche modo una forma di emarginazione.
se il discorso vale per soggetti senza particolari situazioni di disabilità,a maggior ragione deve essere riferibile ai disabili che,nei casi in cui,terminata la frequenza scolastica,non abbiano la possibilità di aderire al mondo del lavoro,seppure protetto,come può essere quello delle cooperative sociali,finiscono per essere esclusi quasi completamente dalle occasioni sociali e rimanere quasi segregati in ambito familiare con il rischio di perdere anche tante delle competenze e abilità con fatica acquisite nel periodo della frequenza scolastica.

giuliana di girolamo

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integrazione - L'integrazione lavorativa del disabile Empty Re: L'integrazione lavorativa del disabile

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