Psicopedagogia dei linguaggi (Briganti)
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L'importanza della LIS

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Messaggio  TaniaG Lun Dic 01, 2008 10:15 pm

Molto spesso c'è carenza d'informazione e per raggiungere questi obiettivi è necessario che la Lingua dei Segni Italiana sia considerata come una lingua di valore pari all'italiano.

Di fronte alla difficoltà comunicativa che noi persone sorde abbiamo riscontrato sin dai tempi antichi abbiamo utilizzato una lingua di segni, con la sua struttura ed identità propria. La LIS è uno strumento di comunicazione efficace e viste le difficoltà di accesso alla lingua orale abbiamo bisogno di interpreti che facciano da ponte con la comunità udente.

Così riusciamo ad ottenere che la nostra partecipazione non sia marginale e che si prospetti una vera integrazione che potenzi la nostra autonomia.

La lingua dei segni significa tanto per noi sordi, perché forse è l'unica lingua fluida e naturale che abbiamo, così come la lingua orale per gli udenti.

Tradizionalmente la lingua di segni era considerata mimo o pantomima, ma se così fosse, le persone che non conoscono questa lingua riuscirebbero a capire senza alcun problema le persone sorde all'interno dei loro scambi comunicativi.

Altro stereotipo molto diffuso è quello di credere che la lingua di segni abbia un carattere universale, ma non è così, ci sono molte differenze da un Paese all'altro, anche all'interno di uno stesso paese è possibile riscontrare alcune differenze. Le diverse lingue dei segni presentano lessico, morfosintassi e chirologia diverse l'una dall'altra.

Così come le persone udenti non si stancano di usare la lingua o le labbra, le persone sorde non si stancano di parlare con le mani. E i sordi hanno la fama di parlare tanto fra di loro.

Così, ad esempio, nello Stato Italiano possiamo parlare di Lingua dei Segni Italiana (LIS) di un uso maggioritario e Lingua dei Segni Dialettale di uso solo in sud Italia.

Come nella lingua orale ci sono delle strutture e delle regole grammaticali, anche nella LIS avviene lo stesso e parliamo infatti di: configurazione o posizione che la mano adotta nella realizzazione dei segno; luogo dove si realizza il segno; movimento effettuato; componenti non manuali, come l'espressione facciale o il movimento delle labbra.

Le lingue orali non si possono paragonare alle lingue dei segni, in quanto non possono essere analizzate nella stessa maniera due lingue che hanno un metodo di espressione e comprensione talmente diversi.

Nelle lingue dei segni sono importanti i messaggi visivi, gestuali, simultanei e spaziali, mentre per le lingue orali sono più importanti i segnali acustici, vocali, temporali e lineari. D'altra parte le lingue dei segni non sono qualcosa di fisso e stabile, ma una cosa che si trasforma nel tempo, dando luogo a nuovi segni per riferirsi a nuovi concetti.

Tanti udenti si domandano perchè non si unificano le diverse lingue dei segni e se ne crei una universale; questo non è possibile perchè le lingue dei segni sono idiomi e dipendono dalle culture in cui si sono sviluppate, hanno acquisito direzioni diverse, pertanto risulterebbe difficile unificarle. I linguaggi orali tentarono questo con l'esperanto, ma fino ad oggi non ci sono stati risultati apprezzabili.
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Messaggio  MADDALENA MACARI Sab Dic 13, 2008 1:12 am

Succede sempre più spesso di vedere in televisione, nei convegni, all'università un interprete che muovendo le mani traduce le parole in Lingua dei segni oppure dà la voce ad una persona sorda segnante.
Quei rapidi movimenti delle mani, i segni, sono una vera e propria lingua, con una grammatica e una sintassi, sia pure diverse da quelle delle lingue vocali.

Risalgono alla fine degli anni Cinquanta i primi studi in USA che dimostrarono, grazie alle ricerche di Williain Stokoe, che la Lingua dei segni americana (ASL) aveva le stesse caratteristiche linguistiche delle lingue vocali; mentre in Italia dobbiamo aspettare la fine degli anni Settanta con gli studi di Virginia Volterra sulla Lingua dei segni italiana (LIS).

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