E se il silenzio fosse un handicap della timidezza?

Il silenzio oltre ad essere una comunicazione non verbale vera e propria,
si esprime attraverso un linguaggio spesso poco comprensibile perchè implicito alla persona, che non esterna un suo pensiero o stato d’animo.. quindi vi chiedo:
la timidezza secondo voi può essere un handicap della persona?

stiamo moltiplicando le discussioni sul tema e coprendo il forum di silenzio ; ) (rischiamo il bannaggio eh ; )) (scherzo)
Secondo me la timidezza è una caratteristica di alcune persone, che va affrontata, ma senza forzature, va gestita.
Può tradursi, altrimenti, in un handicap, così come lo intendi tu.
Preclude possibilità, spesso, perché una persona, ad esempio, può avere quel qualcosa che manca a tutti, e non ha il coraggio di manifestarlo.
Ma quando una persona inizia ad uscire fuori dal guscio, come mi pare raccontava una collega, viene fuori in tutta la sua bellezza, in tutta la sua ricchezza.
Mi sa che non ho risposto, forse lo scopo di un confronto non è necessariamente quello di trovare risposte ; ) ma di sviluppare un pensiero collettivo, eterogeneo e multidimensionale.

Ciao Stefania..complimenti per questo nuovo argomento che hai inserito..davvero una tematica molto delicata..Io penso che la timidezza venga considerata un handicap dalla societa' , che molto spesso tende ad emarginare le persone che non riescono a far fronte alla loro emotivita' ,ma in realta' questo fa parte della loro personalita', della loro sensibilita' che va rispettata senza fare nessun tipo di discriminazione sociale..Purtoppo pero' , per mia esperienza personale, posso dirti che questa realta' esiste, soprattutto all'interno di contesti che dovrebbero invece favorire la libera espressione del soggetto, sia esso timido o no, come ad esempio all'interno della scuola..Personalmente ,fin da piccola, nel corso delle mie esperienze scolastiche e non, mi sono sempre schierata dalla parte di queste persone perche' ritengo che abbiano moltissimo da dare, forse anche di piu' di quelle persone che tendono ad ostentare la loro personalita' per mettersi in mostra..
A volte basta pochissimo per entrare in contatto con queste persone..iniziando con un semplice sorriso..
Navigando in rete ho trovato questi pochi versi davvero molto significativi di Pablo Neruda, li pubblico cosi' ne parliamo:

"La timidezza è una condizione strana dell’anima, una categoria, una dimensione che si apre la solitudine. È anche una sofferenza inseparabile, come se si avessero due epidermidi, e la seconda pelle interiore s’irritasse e contraesse di fronte alla vita. Fra le compagini umane, questa qualità o questo difetto fa parte di un insieme che costituisce nel tempo l’immortalità dell’essere."

Personalmente non ritengo di poter condividere l'espressione " il silenzio come handicap della persona" in quanto,accettandola riterremo la barriera quasi come uno svantaggio insuperabile del soggetto.
E' ovvio che esistono casi di "timidezza cronica", ma non solo non sempre si manifestano col silenzio,quanto poi essi sono superabili attraverso un percorso di crescita emotiva che l'individuo conduce anche attraverso la collaborazione delle persone a lui vicine ( o anche in risposta alla non considerazione di queste).
Trovo fuorviante utilizzare il termine handicap per accostarlo al silenzio,diverso sarebbe se stessimo parlando del silenzio ( reale o figurato) dei soggetti che sono in condizione di handicap,in quel caso sarebbe, a mio parere,un aspetto sociologico interessante da poter trattare.

ciao, anto, secondo me il riferimento di questa discussione è il silenzio come handicap della timidezza, non della persona, la proposta fa riferimento a ciò, ed è nata da un altro confronto più ampio sul Silenzio come linguaggio e poi come assenza di suoni/voci/rumori. (forse sarebbe stato preferibile che si restasse in quell'ambito, per poter evidenziare vari aspetti, ma questa è la mia idea,poi siamo liberi di inventarci spazi nuovi ; )

Il silenzio qui viene inteso, anche se nella combinazione complicata delle parole, credo, come conseguenza ( e poi, a pensarci, voce, segnale) della timidezza, assenza ad esempio di partecipazione perché si è timidi;
in quanto tale, secondo me, comunque è pur sempre un segnale, un linguaggio, in questo senso; per la timidezza, che può essere affrontata e superata, sono d'accordo anche io con te, ma nel frattempo, secondo il significato diffuso di handicap, essa può tradursi in handicap. Opinioni personali, come sempre, sia chiaro ; ) Ti abbraccio ciao

Sono contenta che tu mi abbia risposto,ma non volevo dire minimamente che il post non sia un argomento valido ( anzi!),il mio iintervento era semplicemente teso a spronare un po' gli animi non rifugiandosi nella concezione per cui la timidezza è un handicap perchè richiudendola in questa gabbia potrebbe diventare un alibi per non venirne fuori.

infatti, hai ragione, è un rischio diffuso, a pensarci bene è ricorrente l'espressione "sono timido" "non ce la faccio" e sembra di essere costretti per sempre in quella condizione.
ma quale potrebbero essere percorsi per attivare o ri-attivare quella partecipazione che la timidezza di fatto limita o preclude? (giro sulla scia del tuo intervento la domanda a tutti ; ))

Prima di tutto,secondo me, contestualizzare quest'esperienza: è un momento di crescita comune,che chiama in causa tutti proprio perchè ogni contributo può servire all'altro.Siamo un'aula comune oramai da quasi 4 anni,imparare a condividere le proprie idee per favorire anche gli altri potrebbe essere la molla per stimolare al confronto.Riguardo alle opinioni non c'è nessun più bravo di un altro e ciascuno ha competenze diverse,sarebbe bello se ce le scambiassimo,almeno parlandone

in un mondo dove tutto viene misurato, quantificato, sarebbe davvero troppo se pure le opinioni fossero classificate, sono pienamente d'accordo.Purtroppo le esperienze di confronto di questo tipo non sono assai frequenti, in aula e per iscritto su un forum; non c'è una lunga e "collaudata" tradizione alle spalle in tal senso ; ) ma c'è ancora tempo, personalmente sono convinta che scopriremo grazie a tutti ancora molte cose belle, soprattutto, forse, nuovi modi di stare insieme. Buonanotte, ciao , )

La timidezza a volte ha come "sintomo" lo stare in silenzio. Se la questione la mettiamo in questi termini il problema non è più il silenzio ma la timidezza.
La timidezza può derivare da una bassa autostima. Pertanto, è importante stimarsi?E' difficile stabilire tra causa e effetto cioè una correlazione che la riuscita sia favorita dall'autostima o al contrario che i buoni risuktati abbiano portato la persona a stimarsi.
In linea di massima stimarsi è un bene. Però avere un'autostima alta di sè non è sufficiente per farsi un quadro rassicurante della situazione, perchè ci sono casi in cui l'individuo si stima, ma la sua esperienza in certe aree della vita è fallimentare.
Ancor più importante è che l'autostima è solo la punta emergente di un icerberg. La riuscita nei vari ambiti della vita dipende da un complesso di fattori tra i quali, oltre allo stimarsi, c'è l'obiettività con cui il soggetto si valuta,gli standard che si dà, la capacità dell' ambiente sociale di comprenderlo mettendolo nelle migliori condizioni per esprimersi.
La bassa autostima e quindi la timidezza, più che causa di insuccessi (e quindi svantaggio), va considerata come un sintomo, un segno che l'individuo si trova in una condizione sfavorevole.
Buona notte atutti grazie dell'attenzione
Vado a nanna anche io sono distrutta e domani la sveglia è alle 5!

Questo discorso sulla timidezza che ci è stato proposto e di cui anto ha rimesso in luce vari aspetti, io lo associo sempre a questa canzone, volevo trovare solo l'audio ma ho trovato soltanto il video; c'è l'accenno all'allenatore...si può immaginarlo nel nostro caso come quelle persone che nell'ambiente e nella cultura di appartenenza facilitano la comunicazione e la partecipazione (Insegnanti di sostegno secondo la loro mission, ad esempio, ed altre figure), e il ragazzino che deve imparare a "non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore" può rappresentare chiunque si sente condizionato dal fattore risultato in quello che fa, perché in questo mondo si pone troppo l'accento, appunto, sui risultati e non sulla partecipazione, sul cento per cento di ciascuno. Come ha detto chiara, l'eccessiva sicurezza è, poi, allo stesso modo, in un certo senso, un limite, perché fa perdere il senso della complessità della vita, uno può conoscere tutto di fisica o chimica, credersi un padreterno e stare con disinvoltura dovunque vada, ma essere chiuso alla conoscenza dei suoi simili, il che è molto limitante.
Prima di andare davvero a letto, (sono stata molto collegata perchè come altri lavoro al pc per la tesi ; )
per chi volesse ascoltarla nel forum, posto il brano-video, dedicandolo in particolare con amicizia ad Antonella e Simona, e a tutti i Colleghi, corsisti e non.
Ciao, buonanotte