Psicopedagogia dei linguaggi (Briganti)
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la casa domotica

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Messaggio  Anna Lombardi Gio Gen 08, 2009 8:18 pm

Dopo 2 anni di ricerca e di studio da parte di Eurika Innovazione Tecnologica Srl e l’associazione DiversidagliUgua@li.it ONLUS, alla presenza del Direttore dei Servizi Sociali dell’ULSS 20 di Verona Dr. Angelo De Cristan, si è inaugurata il primo prototipo nazionale di casa domotica

Progetto fortemente voluto da Andrea Ferrari, disabile, libero professionista e Consigliere della Cooperativa Sociale Galileo.

Il prototipo vuole essere il canovaccio sul quale lavorare per sempre meglio perfezionare la tecnologia HomeClick alle specifiche necessità della singola persona diversamente abile.

PUNTI DI FORZA


Controllo dei dispositivi
Il controllo a distanza di porte, finestre, tapparelle e luci rientra in tutte le soluzioni domotiche presenti nel mercato. Un sistema integrato, evoluto e intelligente, prevede gli scenari (controlli simultanei) e gli automatismi ambientali che si basano sul clima, sul lento passaggio dal giorno alla notte e viceversa, e sulla localizzazione di persone all'intermo delle stanze

Controllo clima
Vivere bene nella propria abitazione significa non soffrire caldo o patire freddo, anche per una questione di prevenzione di sempre sgradevoli patologie stagionali o meno. La pianificazione e il controllo delle temperature aiuta su tale versante

Comunicazioni semplificate
Nella vita di una persona con handicap, poter comunicare è davvero fondamentale in quanto è la forma più elementare di socialità. In taluni casi, comunicare con l'esterno significa proprio curare la propria vita di relazione. Inglobare, pertanto, le nuove tecnologie per la comunicazione (Internet, Voip, mail, video/conferenza), con quelle tradizionali (telefonia fissa e mobile, fax, SMS, MMS), su una piattaforma intuitiva e integrata con il viva/voce

Uso dei dispositivi elettronici
L'integrazione, in una interfaccia semplice (e comunque sempre personalizzabile in base alle specifiche esigenze del cliente), dei vari telecomandi atti a gestire a distanza gli strumenti elettronici è un grande punto di forza del prodotto. Tale integrazione e' possibile estenderla a cucine domotiche





Bisogna valorizzare la casa. Oggi viene considerata meno di quanto vale sebbene sia l’ambiente di vita in cui ci riconosciamo. Ci dovrebbe accogliere, proteggere, permettere un sereno riposo. Anche la casa domotica non può essere concepita solo, in senso univoco,come la “casa per comunicare”. È anche quello ma è molto di più. Prima di tutto è una casa tecnologica per abitare, poi è la casa anti-infortunio per eccellenza. La “casa intelligente” non dev’essere pensata esclusivamente per un’utenza disabile. Dovrebbe essere la norma dell’ingegneria moderna. Costruire case più sicure significa anche diminuire gli infortuni domestici (che in Italia superano quelli sul lavoro). Questo non significa negare la specificità delle difficoltà del vivere quotidiano (che variano da disabile a disabile, da anziano a anziano). Al contrario, a seconda dei propri bisogni, gli accorgimenti devono essere il più possibile mirati per la persona disabile e, se ce l’ha, per la sua famiglia, la domotica è un aiuto enorme. Infatti, milioni di secondi di piccoli atti quotidiani fanno la differenza sulla qualità di vita della persona con disabilità. Spesso qualche politico si benda gli occhi per mezzora per provare l’esperienza di esser ciechi o robe del genere... Può anche essere giusto ma non serve a nulla. Il Mondo della disabilità interessa la quotidianità e non il dato eclatante. Bisogna valorizzare la casa. Oggi viene considerata meno di quanto vale sebbene sia l’ambiente di vita in cui ci riconosciamo. Ci dovrebbe accogliere, proteggere, permettere un sereno riposo. Anche la casa domotica non può essere concepita solo, in senso univoco,come la “casa per comunicare”. È anche quello ma è molto di più. Prima di tutto è una casa tecnologica per abitare, poi è la casa anti-infortunio per eccellenza. Su questo punto, Guidi ha insistito per tutta la durata dell’incontro: La “casa intelligente” non dev’essere pensata esclusivamente per un’utenza disabile. Dovrebbe essere la norma dell’ingegneria moderna. Costruire case più sicure significa anche diminuire gli infortuni domestici (che in Italia superano quelli sul lavoro). Questo non significa negare la specificità delle difficoltà del vivere quotidiano (che variano da disabile a disabile, da anziano a anziano). Al contrario, a seconda dei propri bisogni, gli accorgimenti devono essere il più possibile mirati per la persona disabile e, se ce l’ha, per la sua famiglia, la domotica è un aiuto enorme. Infatti, milioni di secondi di piccoli atti quotidiani fanno la differenza sulla qualità di vita della persona con disabilità. Spesso qualche politico si benda gli occhi per mezzora per provare l’esperienza di esser ciechi o robe del genere... Può anche essere giusto ma non serve a nulla. Il Mondo della disabilità interessa la quotidianità e non il dato eclatante.

Chi vuole provare a fare un’esperienza vera della disabilità faccia un esperimento: provi a costringersi immobile a letto senza la possibilità di aprire la finestra o accendere la luce e così via. Si renderà conto che, per fare tutte queste piccole cose (banali ma fondamentali) dovrà chiedere l’aiuto di qualcuno. Probabilmente, dopo qualche giorno farà a meno di chiedere una mano per non sentirsi un peso. A proposito di certe soluzioni residenziali del tipo ghetto dorato (specie nell’ambito psichiatrico) l’ex Ministro ha speso parole dure: La filosofia dell’esclusione permane. Quando si sono chiusi i manicomi si è detto no a quel tipo di abitabilità - che una volta si definiva eufemisticamente “antiterapeutica”e che oggi chiamiamo disumana - ma in realtà non si è chiuso con un certo modo di pensare il malato di mente come ad un qualcuno da rinchiudere e da isolare. Proporre ospizi dorati per gli anziani o per i malati di mente significa ritornare allo stesso principio dei manicomi.

Una fase dell'intervista ad Antonio Guidi Per questo dobbiamo fare una scelta: tra una residenzialità dorata ma ghettizzante, e l’Io della persona, la sua storia. A questo proposito Guidi cita l’esempio di Parma, dove, nel centro, al posto di un vecchio manicomio, si sono costruiti 80 appartamenti autonomi per persone anziane. Per questo la soluzione di via Gramsci piace tanto all’Onorevole. La tecnologia non deve soffocare la persona dentro le mura di casa o entro i confini di un “villaggio domotico”come accade nel Nord-Europa. Bisogna salvaguardare l’integrazione con il tessuto vivo della società, favorire lo scambio e la comunicazione esterna.

L’innovazione tecnologica nell’abitazione può portare molta emancipazione ma anche molta solitudine. Tutto sta nel trovare il punto mediano tra tecnologia e società, tra bisogni particolari e di gruppo. In ultima analisi, per Guidi la casa domotica è una casa più sicura per tutti, disabili e non, ma anche più economica perché abbatte i costi dell’assistenza. Infine, dando più autonomia favorisce un maggior rispetto della privacy che è uno degli aspetti fondamentali della libertà.

Chi vuole provare a fare un’esperienza vera della disabilità faccia un esperimento: provi a costringersi immobile a letto senza la possibilità di aprire la finestra o accendere la luce e così via. Si renderà conto che, per fare tutte queste piccole cose (banali ma fondamentali) dovrà chiedere l’aiuto di qualcuno. Probabilmente, dopo qualche giorno farà a meno di chiedere una mano per non sentirsi un peso. A proposito di certe soluzioni residenziali del tipo ghetto dorato (specie nell’ambito La filosofia dell’esclusione permane. Quando si sono chiusi i manicomi si è detto no a quel tipo di abitabilità - che una volta si definiva eufemisticamente “antiterapeutica”e che oggi chiamiamo disumana - ma in realtà non si è chiuso con un certo modo di pensare il malato di mente come ad un qualcuno da rinchiudere e da isolare. Proporre ospizi dorati per gli anziani o per i malati di mente significa ritornare allo stesso principio dei manicomi.

La tecnologia non deve soffocare la persona dentro le mura di casa o entro i confini di un “villaggio domotico”come accade nel Nord-Europa. Bisogna salvaguardare l’integrazione con il tessuto vivo della società, favorire lo scambio e la comunicazione esterna.

L’innovazione tecnologica nell’abitazione può portare molta emancipazione ma anche molta solitudine. Tutto sta nel trovare il punto mediano tra tecnologia e società, tra bisogni particolari e di gruppo. In ultima analisi, la casa domotica è una casa più sicura per tutti, disabili e non, ma anche più economica perché abbatte i costi dell’assistenza. Infine, dando più autonomia favorisce un maggior rispetto della privacy che è uno degli aspetti fondamentali della libertà.
Anna Lombardi
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