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i disabili e il mondo virtuale

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i disabili e il mondo virtuale Empty i disabili e il mondo virtuale

Messaggio  giuliana di girolamo Sab Nov 29, 2008 6:36 pm

Come abbiamo visto oggi in aula la tecnologia risulta essere fondamentale soporatutto per le persone che presentano difficoltà nell'interazione.
Con l'utilizzo di questo grande strumento si sono avuti grandissimi risultati,questi mondi virtuali hanno la capacità di farti entrare in luoghi nuovi e spettacolari,costruire una nuova realta...la nostra realtà o meglio quella che preferiamo.Mi è apparsa molto interessante quella di Second Life:
Second Life è un mondo virtuale al quale accedere tramite internet e dove poter controllare un avatar, ovvero un personaggio digitale che fa da alterego all'utente in carne ed ossa; questo "mondo" ha già più di 14 milioni di abitanti ed è in continua espansione.
Il grande passo avanti arrivato da Tokyo riguarda la possibilità di gestire il proprio avatar non con il mouse o la tastiera ma con il pensiero o meglio con un sistema di controllo tramite onde cerebrali che, grazie all'applicazione di tre elettrodi sulla testa, capta gli impulsi cerebrali e li trasmette in tempo reale ad un dispositivo collegato al computer che li traduce in movimento virtuale.
Questa scoperta non ha un fine ludico ma vuole permettere alle persone disabili di 'rivivere' anche se in un mondo virtuale la sensazione di avere un corpo perfetto capace di muoversi, questo potrebbe permettergli di dimenticare per alcuni momenti la malattia e fornirgli stimoli nuovi e nuove motivazioni per vivere e provare a guarire.

giuliana di girolamo

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i disabili e il mondo virtuale Empty mondo virtuale

Messaggio  alessia verre Sab Nov 29, 2008 6:57 pm

Ciao giuliana,sono daccordo con te sul fatto che per le persone invalide la tecnologie sono importantissime anche perchè favoriscono l'integrazione la loro presenza attiva nella socità.Ma nn condivido a pieno la questione dei giochi virtuali,anzi secondo te questi possono essere motivo di perdità dell'identità?

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i disabili e il mondo virtuale Empty I DISABILI IL MONDO VIRTUALE

Messaggio  tesone andreana Sab Nov 29, 2008 7:46 pm

Sono d'accordo con te Giuliana poiche' le nuove tecnologie e in modo particolare il pc ed internet, possono realmente essere di fondamentale importanza per i disabili, infatti con un cospicuo finanziamento della comunità europea proprio per favorire l’inclusione delle persone disabili finanzia le ricerche su Tobi, la tecnologia che tra non molto consenitirà anche di comandare gli arti sostituendosi al midollo spinale e di ridare funzionalità motoria chi è stato colpito da ictus. Alla biennale mostra bolognese di tutto ciò che rende meno dura la quotidianità dei disabili ci sono anche trovate simpatiche, come il primo videogioco che ha per protagonisti eroi con disabilità, scaricabile gratuitamente da internet in inglese o francese ma con la federazione logopedisti che sta lavorando per realizzarne la versione italiana. Poi ci sono software e hardware per individuare fin dalla prima elementare potenziali dislessici e tante idee per gestire con tutto, tranne che con le mani, mouse e tastiera. Un punto più luminoso del viso diventa il mouse, il battito delle palpebre il doppio clic. Con la pupilla degli occhi si lavora mentre ci si sposta in carrozzina che potrà anche lei stessa essere pilotata dagli occhi. Un insieme di informatica e fantasia tali da mettere in ombra strumenti più tradizionali ma comunque di fondamentale importanza per i disabili motori o sensoriali come questo che consente di superare le barriere architettoniche, o quest’altro, open source, che trasforma i piccoli caratteri della grande rete in semplici pulsantoni a beneficio di anziani e ipovedenti.

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i disabili e il mondo virtuale Empty net addiction

Messaggio  Admin Sab Nov 29, 2008 7:59 pm

vedo che mi avete seguito con attenzione oggi
il 12 parlerò di net addiction..........quindi soddisferò questa vostra curiosità.
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i disabili e il mondo virtuale Empty disabili e mondo virtuale.

Messaggio  alessandra di fiore Mar Dic 02, 2008 10:06 pm

Concordo pienamente con quanto avete scritto precedentemente poichè le tecnologie risultano essere di fondamentale importanza soprattutto per le persone disabili. Un esempio a tal proposito è proprio quello citato in aula di quel ragazzo che scriveva a computer aiutandosi anche con il naso, di nome Gennaro Morra...

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i disabili e il mondo virtuale Empty privilegio per pochi

Messaggio  masullo fiorenza Mar Dic 02, 2008 10:39 pm

Quando vedo e leggo i miracoli della tecnologia non posso fare a meno di pensare ai costi e alla loro accessibilità in Italia.......

Gli ausili in Italia? Sono un privilegio per pochi

Il nostro paese spende più per le pensioni d’invalidità che per gli ausili. Non più di 6.000 euro per una protesi, quando un e-leg ne costa 20.000. 250 euro per un piede di legno, mentre un piede in fibra e carbonio ne costa 2.000. Non è così nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, dove anche gli ausili più moderni sono a carico dello Stato
ROMA - Nell'assistenza alle persone disabili l'Italia investe poco e male: secondo i dati di Eurostat, tra 15 paesi dell'Unione Europea l'Italia è al 12° posto nell'erogazione di fondi da destinare alle persone disabili, superata perfino dal Portogallo e seguita solo da Francia, Grecia e Irlanda. "E l'Italia spende molto più in pensioni che in protesi", ha denunciato Hanau, intervenendo al convegno promosso da Federsalute su "Disabilità in Italia: i servizi, gli ausili e il Fondo per la non autosufficienza". "Dal punto di vista imprenditoriale, questa è una follia", ha commentato Daniele Bonacini, atleta paralimpico e presidente dell'associazione "Disabili no limits". "La fornitura dell'ausilio restituisce l'autonomia e ricolloca il disabile come parte attiva e costruttiva della società. Lo Stato invece preferisce retribuire un disabile perché resti nel suo ghetto senza fare nulla".

Per quanto riguarda il finanziamento statale di ausili e protesi, infatti, l'Italia è decisamente indietro rispetto al resto d'Europa e agli Stati Uniti. E' qui che si apre il capitolo dolente del Nomenclatore tariffario, che dal 1999 aspetta di essere aggiornato e a cui ora il governo ha messo mano. "In Europa il Sistema sanitario nazionale fornisce protesi e ausili all'avanguardia del tutto gratuitamente: arriva a spendere fino a 20.000 euro per un c-leg, il ginocchio elettronico". In Italia il nomenclatore non include gli ausili più recenti e lo Stato, di fatto, fornisce dispositivi ormai ampiamente superati. "Per una protesi, ad esempio, lo Stato italiano passa al massimo 6.000 euro. Di conseguenza, chi volesse un ginocchio di ultima generazione, che garantisce una camminata fluida, dovrebbe sborsare 14.000 euro. Lo stesso accade per la protesi del piede: un piede in fibra e carbonio costa almeno 2.000 euro, Il sistema sanitario italiano passa solo il piede di legno, che costa 250 euro. Ma un piede di legno dopo 50 metri fa sentire tutte le sollecitazioni sul moncone e non ha alcuna finzione ammortizzante". Questo è ciò che il nostro Paese fornisce ai disabili, da 30 anni in qua: costringendoli a camminare con piedi di legno e a muoversi su carrozzine che pesano 10 chili, mentre in tutta Europa tutti usano quelle ultraleggere in fibra e carbonio, che pesano al massimo 2 chili".

A pesare sul "mercato" italiano degli ausili è l'assenza di produttori nel nostro Paese. "Ogni Paese europeo ha il suo grosso produttore, tranne l'Italia, che così è costretta a importare protesi e ausili, con un ricalco del 70% sul prezzo finale. Eppure in Italia ci sono eccellenze in termini di materiali compositi: perché nessuno si mette a produrre ausili per disabili? Il mercato certo non mancherebbe.
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i disabili e il mondo virtuale Empty RE> disabili e mondo virtuale

Messaggio  chiara.cicione1 Mer Dic 03, 2008 2:12 pm

A proposito di questo argomento volevo riportare un articolo che ho trovato.
Second Life è un mondo virtuale che conta più di 14 milioni di abitanti,ora uno studio effettuato a Tokyo vede reale la possibilità di controllare il proprio alterego virtuale solo col pensiero,l'obiettivo è dare ai disabili un corpo perfetto ma virtuale.Second Life è un mondo virtuale al quale accedere tramite internet e dove poter controllare un avatar, ovvero un personaggio digitale che fa da alterego all'utente in carne ed ossa; questo "mondo" ha già più di 14 milioni di abitanti ed è in continua espansione.

Il grande passo avanti arrivato da Tokyo riguarda la possibilità di gestire il proprio avatar non con il mouse o la tastiera ma con il pensiero o meglio con un sistema di controllo tramite onde cerebrali che, grazie all'applicazione di tre elettrodi sulla testa, capta gli impulsi cerebrali e li trasmette in tempo reale ad un dispositivo collegato al computer che li traduce in movimento virtuale.

Questa scoperta non ha un fine ludico ma vuole permettere alle persone disabili di 'rivivere' anche se in un mondo virtuale la sensazione di avere un corpo perfetto capace di muoversi, questo potrebbe permettergli di dimenticare per alcuni momenti la malattia e fornirgli stimoli nuovi e nuove motivazioni per vivere e provare a guarire.

fonte www.info-radio.it

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i disabili e il mondo virtuale Empty accessibilità alle nuove tecnologie

Messaggio  manuela calenzo Mer Dic 03, 2008 7:29 pm

Grazie Fiorenza per aver introdotto una parola chiave: l'accessibilità alle tecnologie e ai siti web per i disabili, su cui vorrei soffermarmi. . Il termine accessibilità, introdotto con la Legge Stanca n.4 del 2004, indica proprio la possibilità da parte di tutti gli utenti, anche per i disabili, di accedere ai contenuti dei siti e alle tecnologie, senza motivo di discriminazione. Negli ultimi tempi Internet ha avuto uno sviluppo consistente: la diffusione dell'uso di questo importante mezzo di comunicazione è finalmente una realtà che si consolida di giorno in giorno. Eppure non ci si sofferma più di tanto a considerare che a un numero troppo grande di persone come i disabili, è precluso l'utilizzo di Internet, o per meglio dire, l'accessibilità è fortemente limitata soprattutto per l'indifferenza, o l'ignoranza del problema, da parte di molti creatori e sviluppatori di pagine html, che dovrebbero intervenire con tecniche appositamente pensate e codificate per far sì che le pagine web siano leggibili in ogni loro parte dai disabili. L'applicazione dei concetti di accessibilità non è un fatto meccanico; presuppone una certa conoscenza del linguaggio html e dei suoi sviluppi, ma richiede anche una certa sensibilità e un'attenzione che hanno le loro radici in un atteggiamento socio-culturale attento e rispettoso ai problemi di tutti, ma soprattutto delle diversità, che è purtroppo sempre meno presente in un mondo dominato più dalle ideologie del profitto che dall'attenzione a valori di reale uguaglianza.
In rete, ad esempio, grazie ad alcune versioni accessibili, chi ha disabilità della vista può crescere culturalmente, stabilire contatti, fare ricerche, giocare, compiere e proporre acquisti, ecc. purché gli si assicuri una corretta e piena accessibilità. In rete si possono avere e dare testimonianze che gli ideali di libertà di pensiero e di espressione, di democrazia partecipata, di autentica solidarietà, di giustizia sociale, di impegno personale e collettivo non sono utopie ma enunciazioni cariche di contenuti che si possono attuare nella realtà di tutti i giorni.
Si parla spesso di abbattimento delle barriere che permettano una sempre maggiore integrazione dei disabili ed è questo uno dei punti importanti su cui bisogna insistere. santa

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i disabili e il mondo virtuale Empty Re: i disabili e il mondo virtuale

Messaggio  teresa aligante Mer Dic 03, 2008 10:21 pm

RISPOSTA ALL'INTERVENTO SU SECOND LIFE:
Il vantaggio di Second Life è quello di essere uno strumento per tutti coloro che vogliono delegare ad un mondo virtuale e più “discreto” tutto ciò che nella vita reale crea pudori, blocchi psicologici, paure più o meno giustificate. È un viaggio per liberare il proprio corpo e sperimentare nuove identità e nuovi mondi. Un universo ideale dove anche i “diversi” possono sentirsi valorizzati. In pratica si scende da quel veicolo che è il nostro corpo e si prende in prestito un corpo digitale (con il tuo avatar -la rappresentazione grafica di te stessa- puoi decidere tu ogni cosa: capelli, pelle, occhi, abiti, che lavoro vuoi fare, ecc..) che si può controllare con joystick e mouse. Second Life è una tecno-utopia dove milioni di persone testano nuove forme d’arte, di autonomia personale e di autogoverno, dove si fa auto-terapia, dove i disabili, i brutti, gli obesi, i diversi non sono più percepiti come tali ma solo come desiderano essere visti. Attraverso Second Life, ad esempio, una ragazzina disabile ha raccontato che «si è sentita per la prima volta in piedi».
In questo senso il mondo virtuale di Second Life dà la possibilità di scoprire aspetti che la vita reale, con le sue barriere mentali, fisiche e culturali (di noi “normali”) spesso impedisce di considerare. A mio parere può essere un esperienza interessante ma penso che con queste tecnologie virtuali bisogna prestare sempre molta attenzione altrimenti si corre il rischio “concreto” di perdere contatto con la realtà.

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i disabili e il mondo virtuale Empty Le tecnologie

Messaggio  carmela.romano Gio Dic 04, 2008 11:29 am

Sono pienamente daccordo che le tecnologie possono aiutare le persono disabili ad integrarsi nella società.Carmela Romano.

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i disabili e il mondo virtuale Empty DISABILI E MONDO VIRTUALE

Messaggio  orefice.veronica Gio Dic 04, 2008 11:33 am

Ragazze, anchio come la nostras collega Chiara sono stata colpita daquest' articolo trovato su internet , il quale si focalizza proprio sul mondo virtuale dei disabili....
I disabili potrebbero tornare a 'camminare' su Second Life, il mondo virtuale in Internet
- Second Life è un mondo virtuale che conta più di 14 milioni di abitanti,ora uno studio effettuato a Tokyo vede reale la possibilità di controllare il proprio alterego virtuale solo col pensiero,l'obiettivo è dare ai disabili un corpo perfetto ma virtuale.
Second Life è un mondo virtuale al quale accedere tramite internet e dove poter controllare un avatar, ovvero un personaggio digitale che fa da alterego all'utente in carne ed ossa; questo "mondo" ha già più di 14 milioni di abitanti ed è in continua espansione.

Il grande passo avanti arrivato da Tokyo riguarda la possibilità di gestire il proprio avatar non con il mouse o la tastiera ma con il pensiero o meglio con un sistema di controllo tramite onde cerebrali che, grazie all'applicazione di tre elettrodi sulla testa, capta gli impulsi cerebrali e li trasmette in tempo reale ad un dispositivo collegato al computer che li traduce in movimento virtuale.

Questa scoperta non ha un fine ludico ma vuole permettere alle persone disabili di 'rivivere' anche se in un mondo virtuale la sensazione di avere un corpo perfetto capace di muoversi, questo potrebbe permettergli di dimenticare per alcuni momenti la malattia e fornirgli stimoli nuovi e nuove motivazioni per vivere e provare a guarire.

fonte www.info-radio.it
di Laura Bissolotti
Ho riproposto tale tema perchè questo, secondo me puo' rafforzare chi è in difficoltà...e permette a chi spesso perde le speranze di NON ARRENDERSI....ma di avere speranza e volontà...PERCHè Chi ci crede davvero può riuscire.................................................................

orefice.veronica

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i disabili e il mondo virtuale Empty Digital divide

Messaggio  masullo fiorenza Gio Dic 04, 2008 1:34 pm

Digital divide
Sia io che manuela Calenzo abbiamo sottolineato l'importanza dell'accessibilità al mondo virtuale, non a caso a riguardo si parla spesso di Digital divide Generalmente con il termine divario digitale ci si riferisce alla separazione, causata dall’evoluzione continua e dall’impiego crescente della tecnologia dell’informazione e della comunicazione, fra coloro che hanno familiarietà con queste tecnologie e coloro che non ce l’hanno. Tipicamente la misura di questa familiarietà è data dall’abilità e confidenza nell’uso di Internet, che è per antonomasia l’esponente della tecnologia digitale e delle sue implicazioni (Sommi, 2003).
Quello che viene definito digital divide non è un problema soltanto tecnico, che non si risolve possedendo oggetti (computer o altro) che consentono di connettersi ad Internet. E’ una questione molto più ampia, che mette in gioco una miriade di aspetti tra loro correlati: il saper leggere e scrivere, l’educazione e la formazione permanente, l’analfabetismo tecnologico, le abilità intellettuali e pratiche degli individui, delle minoranze e dei disabili, la padronanza dell’innovazione tecnologica, la produzione di contenuti, la qualità della vita, l’espansione di specifiche comunità, l’inserimento nel mondo del lavoro, la capacità di partecipare attivamente alla nuova economia, lo sviluppo di uno spazio di interesse pubblico e di servizi sociali governativi, la ricerca e lo sviluppo.
In breve la possibilità di crescita diffusa ed equilibrata (Morawski, 2001).
Generalmente con il termine divario digitale ci si riferisce alla separazione, causata dall’evoluzione continua e dall’impiego crescente della tecnologia dell’informazione e della comunicazione, fra coloro che hanno familiarietà con queste tecnologie e coloro che non ce l’hanno. Tipicamente la misura di questa familiarietà è data dall’abilità e confidenza nell’uso di Internet, che è per antonomasia l’esponente della tecnologia digitale e delle sue implicazioni (Sommi, 2003).
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i disabili e il mondo virtuale Empty Digital divide e disabilità

Messaggio  masullo fiorenza Gio Dic 04, 2008 2:20 pm

Digital divide, quando la disabilità diventa una prigione


CAPPELLE SUL TAVO. Di Fabio avevamo già scritto qualche mese fa, quando ci raccontò di essere in attesa di un rimborso da parte della Regione per l’acquisto di un mouse speciale che gli consente di usare il computer nonosante sia affetto da distrofia muscolare di Douchenne che lo costringe a letto da ormai 11 anni, praticamente paralizzato.
Oggi Fabio ci dice che quel rimborso non è ancora arrivato, e in più, spiega l’importanza che ha per lui l’uso di Internet a cui gli è precluso l’accesso a causa della mancanza dell’Adsl nel suo Comune.

«La mia sola possibilità di contatto con l'esterno è data dal computer e da internet ai quali accedo attraverso un mouse particolare, azionato a fiato. Sono membro di una associazione e i contatti con tutti gli altri associati possono solo avvenire tramite Internet», racconta Fabio.
«Come potete ben dedurre, sono anni che aspetto l'ADSL e quanto essa mi sarebbe di ausilio e sollievo. Ho preso alcune informazioni per cercare di capire i motivi di questa carenza nel territorio. Tutte le risposte avute dai vari operatori indicavano la mancanza di convenienza economica, da parte loro, per l'attivazione di tale servizio.
Ora, essendo le telecomunicazioni una esigenza e un diritto sociale, soprattutto per gli svantaggiati come me, mi chiedo e vi chiedo: potreste attivarvi per rendere fruibile questo servizio anche a me?»
Fabio ha così scritto all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni chiedendo di trovare «una rapida soluzione, soprattutto evitandomi la enorme fatica dover ricorrere ai media e magari anche, se praticabile, agli avvocati, con delle azioni che, oltre faticose e onerose per me, potrebbero ledere l'immagine dei gestori di telefonia mostrandoli del tutto insensibili ad un tale grido di aiuto, come sembrano essere stati fino ad ora».
Il caso di Fabio è esemplificativo per sottolineare una volta ancora quanto il digital divide possa essere un problema.
E come, in particolare, per i diversamente abili, sia motivo di isolamento e possa compromettere la vita quotidiana, già così carica di problemi.

LA PRIMA DENUNCIA DI FABIO

19/11/2007 10.52
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i disabili e il mondo virtuale Empty Re: i disabili e il mondo virtuale

Messaggio  mariarosaria tarallo Gio Dic 04, 2008 3:09 pm

assolutamente d'accordo con quanti tra noi mettono in luce le potenzialità e le ricadute positive dell'utilizzo delle nuove tecnologie, vorrei aggiungere un'altra opinione, agganciandomi direttamente al titolo stesso della discussione proposta dalla Collega. La comunicazione attraverso gli strumenti in rete con altri utenti (altre persone) può, in alcuni casi, aiutare a ridimensionare l'enfatizzazione della diversità secondo l'accezione negativa che assume nella nostra società; può essere utile, e lo è stato, in alcuni casi che conosco, a ridurre quel senso di disagio che a volte si può provare di fronte alla disabilità, trovandosi di fronte a delle problematiche per le quali, nell'immediato, l'attenzione è attratta da aspetti che offuscano tutta l'altra ricchezza di un individuo (da scoprire), ed associati ad un'idea di mera minorazione e cose simili.
Scrivendo in una messaggeria, partecipando ad una mailng-list, chattando su sistemi come msn ed altri, una persona può liberare tutto il mondo che, per quelle dinamiche di cui sopra, resta, spesso nascosto, e porre le basi per una interazione anche di persona-fisica più autentica.
NOn che questa debba diventare una via obbligata, una prassi, sia chiaro, non sarei d'accordo neanch'io, ma quando accade può essere positivo.
Spero, comunque, che anche dal vivo le persone possano ri-trovare la naturale voglia, quella dalla nascita a cui accennavo in un'altra discussione, di relazionarsi con gli altri, con tutti gli altri, i bambini sono sempre esempi ineguagliabili per noi: quando vengono al mondo non ci dividono in "normodotati" e "disabili", siamo noi a dare poi input negativi o positivi alle loro mappe concettuali, ai loro percorsi personali, loro ricevono l'affetto, l'amore dei loro portatori di cure, senza essere condizionati dalla mancanza o meno di uno o di tutti gli arti, degli organi- Se, per assurdo, crescessero in un paese popolato solo di persone che si muovono sulla sedia a rotelle, alla fine sarebbero poi a disagio vedendo noi camminare in posizione eretta, insomma ha ragione, secondo me, Antonella Rivellino quando, in un'altra discussione, dice che occorre "socializzare l'handicap" e quando parla di abitudine (in senso positivo), io sono convinta, Antonella, e se mi leggi terrei anche alla tua opinione oltre che a quella di tutti, che ANCHE (ma certo non solo, ovvio; ) la comunicazione nel cosiddetto "virtuale" possa aiutare nel senso di questa socializzazione, anche se tu la intendevi, ed è giusto, in senso strettamente "fisico". Abbr. Ciao ; )
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i disabili e il mondo virtuale Empty A PROPOSITO DI DIGITAL DIVIDE

Messaggio  rumolo stefania Sab Dic 06, 2008 12:09 pm

Con digital divide (divario digitale, spesso abbreviato in DD) si intende il divario esistente tra chi può accedere alle nuove tecnologie (internet, personal computer) e chi no. Le cause sono ad oggi oggetto di studio. Tuttavia vi è consenso nel riconoscere che condizioni economiche, di istruzione e, in molti paesi, l'assenza di infrastrutture siano i principali motivi di copertura esclusione.
La ADSL italiana e il digital divide.
Secondo molti studiosi, in Italia il Digital divide si manifesta nell'esclusione di milioni di cittadini dal collegamento veloce ad Internet garantito dalla tecnologia DSL, chiamato anche banda larga.
La banda larga, definita alla luce della tecnologia attuale a partire da un valore soglia di 1.2 megabit/sec., non è contemplata né dalla legislazione italiana né da quella europea come obbligo di servizio universale.
La copertura del territorio italiano con accessi a Internet a velocità superiori a 1 megabit/sec. resta al di sotto della media europea (95% di Regno Unito, oltre il 90% in Francia) e di Stati con un territorio più vasto dell'Italia e una più bassa densità abitativa e quindi più piccoli centri da coprire.
Il Giappone è il Paese che vanta il primato della banda larga in termini di velocità raggiunte, utenze connesse, percentuale del territorio coperta. Il risultato è stato raggiunto con un mix di tecnologie, principalmente fibra ottica e wireless, e con un intervento diretto e massiccio da parte dello Stato.
In Francia e Regno Unito tale livello di copertura è in buona parte dovuto all'utilizzo diffuso di tecnologie wireless, o di altre quali Reach Extended ADSL2 [1], liberalizzate da alcuni anni, per servire territori rurali in cui la centrale sarebbe troppo distante da molte abitazioni per poter offrire un servizio DSL.
Anche in Italia con i link via wireless sarebbe possibile una copertura totale del territorio, con l'onere di installare un DSLAM in ognuna delle 10800 centrali telefoniche italiane.
A detta di molti operatori nel settore delle telecomunicazioni, la banda larga è un fattore d'importanza strategica per la ripresa di competitività delle imprese italiane, quanto la creazione di una rete di trasporti autostradale e ferroviaria più efficiente. È importante in questo senso l'integrazione fra informatica e logistica, per favorire la circolazione di idee e di merci.
La banda larga è anche una necessità del mondo dell'università e della ricerca scientifica, che lavorano su una grande mole di dati e utilizzano la rete come strumento da cui attingere potenza di calcolo.
La recente disponibilità della tecnologia WiMAX potrebbe contribuire a risolvere il digital divide italiano: entro la fine del mese di gennaio 2008 sarà avviata la Gara pubblica per l'assegnazione delle frequenze per il WiMAX.
L'Associazione Anti Digital Divide si batte da anni per abbattere il DD e per la diffusione della banda larga in Italia nonché per la diminuzione delle tariffe.
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i disabili e il mondo virtuale Empty I DISABILI E IL MONDO TELEMATICO

Messaggio  Claudia De Pascale Gio Dic 11, 2008 3:50 am

Concordo pienamente con voi, la telematica offre ai disabili e alle persone che vivono in situazione di svantaggio, nuove possibilita' di comunicare e di conoscere. La natura del cyberspazio tende a rendere invisibili certe differenze, uno spastico in rete non si avverte come tale, così è possibile addirittura costruirsi nuove identità,anche se e qui, apro una breve parentesi, queste novità può portare a chi vive in situazioni di svantaggio, una perdita di contatto con la realtà,cioè mi ricostruisco questa realtà e mi dimentico la parola “virtuale” ricostruendola a mio piacere. La funzione dell'ausilio che dovrebbe essere quella di mediatore con la realtà, può essere stravolta per diventare l'ausilio creatore di un realtà virtuale. Comunque, piuttosto che cadere nella disperazione, può anche valere la pena, in certi casi, di correre questo rischio. Internet permettere ad ognuno, nella sua diversità, di esprimersi e rendere nello stesso tempo tutti più simili, perché il mezzo tende a uniformare, a semplificare nel virtuale una realtà ben più complessa.
Forse l'aspetto più importante è l'annullamento della necessità di deleghe vale a dire che con i mezzi e strumenti telematici si possono svolgere un numero sempre maggiore di operazioni e attività , liberando così le persone con disabilità dalla dipendenza e restituendo loro privacy e autosufficienza.Un'altra libertà molto importante è quella che consente di unire la riconquista della privacy con la fine dell'isolamento. Mediante la rete oggi si può comunicare quasi con chiunque. È possibile anche inviare messaggi a chi non è collegato alla rete, mediante i sistemi automatici di invio di fax o il postel. Inoltre è possibile scrivere una lettera e inviarla al destinatario senza coinvolgere altre persone, consentono di sentirsi parte di una comunità. È ovvio che ignoranza e solitudine non si possono debellare solo con lo strumento telematico. I rapporti fisici, l'essere insieme e il crescere insieme sicuramente continuano ad essere basilari per ciascuna persona. In questo senso la telematica non deve assolutamente costituire un alibi per costringere le persone a rinunciare alla mobilità, la telematica non deve mai essere descritta come un sostitutivo degli incontri fisici, dei viaggi, dell'esplorazione del mondo. Può però costituire una ottima integrazione, e per chi oggi si vede preclusi gli incontri fisici, i viaggi e l'esplorazione del mondo, la telematica può costituire comunque un enorme passo avanti.

Claudia De Pascale

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i disabili e il mondo virtuale Empty Re: i disabili e il mondo virtuale

Messaggio  Maria Grazia Di Paola Gio Dic 11, 2008 7:04 pm

come uno dei mondi e modi i considerare tutti 'normali',
si crea un avatar, vero o falso che sia e si inizia a navigare, fare amicizia, dialogare, studiare, lavorare ecc.
Sperando che non diventi l'unico mondo possibile Neutral

Maria Grazia Di Paola

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i disabili e il mondo virtuale Empty RISPOSTA ALL'INTERVENTO SU SECOND LIFE

Messaggio  Emilia Caporaso Gio Dic 11, 2008 10:23 pm

Se non è possibile essere felici in questo mondo reale, allora perchè non crearsi una vita migliore in quello virtuale? Lasciamo la libertà ai disabili di pensare, almeno, che una bella vita è possibile...

Emilia Caporaso

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i disabili e il mondo virtuale Empty i disabili e le nuove tecnologie

Messaggio  Rosaria Kaiser Dom Dic 14, 2008 2:26 am

Le nuove tecnologie stanno cambiando la vita dei disabili. Le potenzialità che esse offrono sono infinite. È importante, tuttavia, per evitare il pericolo dell’isolamento, non trascurare, a causa della telematica, i contatti con il mondo esterno e con le altre persone.ciao a tutte flower

Rosaria Kaiser

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Messaggio  orefice.veronica Dom Dic 14, 2008 2:51 pm

Il digital divide o divario digitale è un concetto sorto durante gli anni ‘90 per indicare le differenze di accesso e utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che si riscontrano fra Stati, gruppi sociali e fra persona e persona.


Tra le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la crescente importanza di Internet e del cyberspazio come nuovi strumenti e luoghi di condivisione e di creazione di significato, ha di fatto catalizzato l’attenzione di numerosi studiosi che si sono occupati del fenomeno.

In letteratura la principale distinzione in merito al divario digitale riguarda la dimensione intra moenia e globale del fenomeno (Norris, 2001). Il concetto di digital divide globale è centrato sulle differenze tra le diverse Nazioni, mentre chi si occupa di divario intra moenia prende in considerazione una serie di spaccature presenti all’interno di ogni singolo Paese; spaccature che vengono messe in luce ponendo a confronto gruppi sociali distinti sulla base delle classiche variabili socio-demografiche quali l’età, il genere, il livello di scolarizzazione, il reddito e più recentemente la disabilità (Hargittai, 2003).
Nel complesso la diffusione delle ICT (Information and Communications Technology) sta impattando su molteplici aspetti della vita delle persone, a prescindere dal fatto che esse ne siano consapevoli; lo psicologo si trova di fronte ad un corpus di artefatti tecnologici e concettuali continuamente ridefiniti dai fruitori delle tecnologie, e che a loro volta ridefiniscono i fruitori stessi; rispetto a tali artefatti lo psicologo deve maturare delle conoscenze che gli permettano di comprenderne le origini e i cambiamenti da essi indotti; sorgono allora dei quesiti.

Quali sono le cause del divario digitale? Oltre a problematiche di natura tecnologica quali sono le componenti motivazionali che possono condurre o meno una persona all’utilizzo delle tecnologie? Che impatto ha l’utilizzo delle tecnologie sulla vita stessa dei fruitori? Che vantaggi può offrire l’utilizzo delle tecnologie? Possono essere le stesse considerate un nuovo strumento di inclusione/esclusione sociale?

orefice.veronica

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Messaggio  colomba.persico Gio Gen 08, 2009 3:26 am

“Il Sito DisabiliFree (www.disabilifree.it) si descrive subito nella pagina iniziale “Il nostro intento è quello di offrire un punto d'incontro tra persone, [disabili e non], con cui affrontare oltre alle tematiche riguardanti la quotidianetà del disabile, ogni altro aspetto della vita di ogni giorno. Ma non solo! DisabiliFree.It si propone anche di divenire sempre più un luogo in cui fare nuove amicizie e condividere momenti di svago e di allegria. Oltre alla frequentatissima Chat e al Forum, potete trovare notizie ed informazioni per tenerci e tenervi in costante aggiornamento su cronaca, legislazione, sanità, eventi, ecc...”.

Quindi la caratteristica principale di DisabiliFree è proprio quella della partecipazione, della creazione di una community che parli, discuta sui temi della disabilità, una comunità non di soli disabili ma aperta a tutti. Le intenzioni sono in effetti rispettate nelle vivaci sezioni del forum dedicate alla sessualità, amicizia, informatica, volontariato, turismo... a cui partecipano fino ad oggi 160 persone.

QUESTO è un pezzettino della nostra relazione, noi crediamo ke il mondo virtuale sia estremamente positivo x la socializzazione e il tempo libero del diversabile che molte volte non ha la possibilità fisica di farlo... e perchè NO anke di chi ha la possibilità...

Questo è solo uno dei tanti siti, delle tante chat che conosciamo in cui disabili comunicano, si scambiano idee e impressioni, si danno consigli sulla vita quotidiana e tanto altro ancora. Anni fa tutto ciò poteva sembrare difficile, se non addirittura impossibile per un soggetto disabile. Ed invece adesso, grazie al progresso e alle tecnologie sempre più avanzate tutto ciò è possibile, reale e tangibile. La vita è migliorata per tutti, ma per le persone che prima avevano enormi barriere nel comunicare col mondo esterno a causa di vari deficit, adesso con il computer è possibile. Internet, le varie piattaforme, i vari siti offrono una varietà di scelta per tutte le categorie di utenti, da bambini a diversamente abili e addirittura le persone anziane.
Abbiamo analizzato precedentemente il cambiamento del corpo, della sua concezione e perché no, anche del suo utilizzo, totalmente diverso e particolare. Dapprima esso era l’unico mediatore con la realtà, con le persone che ci circondavano, e invece adesso tutto è mutato. Ci si può telefonare tramite il computer, ci si può scrivere per e-mail, si può chiacchierare piacevolmente tramite Messenger, ma soprattutto si può conoscere gente nuova tramite le chat...
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Messaggio  Roberta Romano Gio Gen 08, 2009 10:12 am

concordo pienamente sulla questione che le nuove tecnologie rappresentino, nel caso di diversa abilità, un valido strumento di integrazione, d'inclusione ....
ma poi però mi chiedo: il digital divide? siamo consapevoli che non tutti hanno un semplice accesso alle nuove tecnologie.... !!! e sulla questione dellìidentità vi propongo la lettura di questo articolo che ho trovato navigando.

Videogiochi e cultura della simulazione. La nascita dell’ “homo game”
di Gianfranco Pecchinenda
Recensione a cura di Marco Polimeni

Uno degli intenti dichiarati dall’autore è quello di caratterizzare tecnologicamente l’essere umano in questo momento storico, che viene contrassegnato come una tappa di “ri-strutturazione post-moderna”. Molta attenzione è posta sulla costruzione dell’identità, che è sempre un processo di continua costruzione sociale di un’entità soggettivamente percepita e oggettivamente condivisa. La continua tensione tra elementi interni ed esterni, soggettivi e oggettivi, le cui manifestazioni vanno sempre associate alle forme di mediazione tecnologicamente disponibili, va tenuta sempre presente quando si parla del giocatore e del suo Doppio digitale. In questo senso, i videogame, più della pubblicità e di Internet, sono divenuti il più sofisticato sistema di comunicazione di significati mai prodotti da cultura alcuna.
In un videogame, lo schermo va letto come un sistema simbolico. Al suo interno entrano in gioco due tipi di immaginazione: imagining how, nella quale si deve immaginare e prevedere come la propria azione interverrà nel sistema di gioco; imagining into, attraverso la quale il giocatore deve farsi assorbire all’interno del sistema virtuale e vivere in quel sistema simbolico.
Attraverso il concetto di canone culturale di George P. Landow, inteso come paradigma di rappresentazione della realtà, l’autore individua i presupposti per affermare che - in senso Kuhniano - le attuali giovani generazioni stanno vivendo una fase pre-paradigmatica che porterà ad un nuovo paradigma.
Così, se l’esperienza temporale della modernità sembra essere sempre più schiacciata sul presente, è allora probabilmente nell’ambito della dimensione spaziale che l’individuo moderno tende maggiormente a ricercare quei supporti necessari alla costruzione della propria identità. In questo senso, il concetto di “spazio dei flussi” e di “tempo senza temporalità” costituiscono il contesto degli universi immateriali e delle realtà virtuali in cui interagiamo, comunichiamo, trascorriamo il nostro tempo libero.
Il gioco, secondo Ortega y Gasset, può essere considerato “l’arte o tecnica elaborata dall’uomo per sospendere virtualmente la sua schiavitù dentro la realtà, per evadere, fuggire, sot-trarsi a questo mondo in cui vive per rifugiarsi in un altro irreale”. Si potrebbe anche dire che quando parliamo di mondi virtuali, o di videogiochi, ciò che si verifica è insomma una sorta di deterritorializzazione, ovvero una forma di distacco “dallo spazio fisico e geografico consueto nonché dalla temporalità dell’orologio e del calendario”.
Nello specifico, una delle più significative innovazioni introdotte dall’universo dei videogiochi nei confronti degli altri media è sicuramente lo straordinario grado di coinvolgimento che esso richiede (ed offre) ai suoi utenti. L’ipotesi dell’autore è che nei giochi elettronici venga per la prima volta offerta anche agli adulti la possibilità di sperimentare una situazione ludica (quella cosiddetta virtuale) in cui il gioco si fa molto più reale, nel senso che consente gradi di compenetrazione (e di conseguente in-consapevolezza) molto vicini a quelli presenti nei bambini che giocano.
Nuovamente, il videogame si delinea come uno dei principali strumenti che hanno consentito di frantumare le barriere costituite da pregiudizi e reazioni di tipo neo-romantico alla formazione e all’accettazione di una cultura informatica della simulazione nella vita quotidiana. I videogame sono una sorta di finestra aperta su una nuova specie di rapporto con le macchine, che è caratteristica della nascente cultura del computer e della simulazione.
La tentazione di voler guardare il mondo come se fosse una semplice estensione dell’immaginario tecnologico, di voler rifugiarsi in queste forme di realtà videoludiche, potrebbe a questo punto lasciar presagire sia un futuro in cui le capacità umane si riverseranno anche “al di qua” dello schermo, arricchendone ulteriormente le già straordinarie potenzialità creative; sia un futuro in cui gli esseri umani, decidendo di rinunciare definitivamente al mondo della natura, finiranno per vivere comunicando esclusivamente attraverso la mediazione di strumenti elettronici audiovisivi, in una sorta di condizione agorafobica”

Roberta Romano

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Messaggio  colomba.persico Gio Gen 08, 2009 6:17 pm

Roberta Romano ha scritto:concordo pienamente sulla questione che le nuove tecnologie rappresentino, nel caso di diversa abilità, un valido strumento di integrazione, d'inclusione ....
ma poi però mi chiedo: il digital divide? siamo consapevoli che non tutti hanno un semplice accesso alle nuove tecnologie.... !!! e sulla questione dellìidentità vi propongo la lettura di questo articolo che ho trovato navigando.

Videogiochi e cultura della simulazione. La nascita dell’ “homo game”
di Gianfranco Pecchinenda
Recensione a cura di Marco Polimeni

Uno degli intenti dichiarati dall’autore è quello di caratterizzare tecnologicamente l’essere umano in questo momento storico, che viene contrassegnato come una tappa di “ri-strutturazione post-moderna”. Molta attenzione è posta sulla costruzione dell’identità, che è sempre un processo di continua costruzione sociale di un’entità soggettivamente percepita e oggettivamente condivisa. La continua tensione tra elementi interni ed esterni, soggettivi e oggettivi, le cui manifestazioni vanno sempre associate alle forme di mediazione tecnologicamente disponibili, va tenuta sempre presente quando si parla del giocatore e del suo Doppio digitale. In questo senso, i videogame, più della pubblicità e di Internet, sono divenuti il più sofisticato sistema di comunicazione di significati mai prodotti da cultura alcuna.
In un videogame, lo schermo va letto come un sistema simbolico. Al suo interno entrano in gioco due tipi di immaginazione: imagining how, nella quale si deve immaginare e prevedere come la propria azione interverrà nel sistema di gioco; imagining into, attraverso la quale il giocatore deve farsi assorbire all’interno del sistema virtuale e vivere in quel sistema simbolico.
Attraverso il concetto di canone culturale di George P. Landow, inteso come paradigma di rappresentazione della realtà, l’autore individua i presupposti per affermare che - in senso Kuhniano - le attuali giovani generazioni stanno vivendo una fase pre-paradigmatica che porterà ad un nuovo paradigma.
Così, se l’esperienza temporale della modernità sembra essere sempre più schiacciata sul presente, è allora probabilmente nell’ambito della dimensione spaziale che l’individuo moderno tende maggiormente a ricercare quei supporti necessari alla costruzione della propria identità. In questo senso, il concetto di “spazio dei flussi” e di “tempo senza temporalità” costituiscono il contesto degli universi immateriali e delle realtà virtuali in cui interagiamo, comunichiamo, trascorriamo il nostro tempo libero.
Il gioco, secondo Ortega y Gasset, può essere considerato “l’arte o tecnica elaborata dall’uomo per sospendere virtualmente la sua schiavitù dentro la realtà, per evadere, fuggire, sot-trarsi a questo mondo in cui vive per rifugiarsi in un altro irreale”. Si potrebbe anche dire che quando parliamo di mondi virtuali, o di videogiochi, ciò che si verifica è insomma una sorta di deterritorializzazione, ovvero una forma di distacco “dallo spazio fisico e geografico consueto nonché dalla temporalità dell’orologio e del calendario”.
Nello specifico, una delle più significative innovazioni introdotte dall’universo dei videogiochi nei confronti degli altri media è sicuramente lo straordinario grado di coinvolgimento che esso richiede (ed offre) ai suoi utenti. L’ipotesi dell’autore è che nei giochi elettronici venga per la prima volta offerta anche agli adulti la possibilità di sperimentare una situazione ludica (quella cosiddetta virtuale) in cui il gioco si fa molto più reale, nel senso che consente gradi di compenetrazione (e di conseguente in-consapevolezza) molto vicini a quelli presenti nei bambini che giocano.
Nuovamente, il videogame si delinea come uno dei principali strumenti che hanno consentito di frantumare le barriere costituite da pregiudizi e reazioni di tipo neo-romantico alla formazione e all’accettazione di una cultura informatica della simulazione nella vita quotidiana. I videogame sono una sorta di finestra aperta su una nuova specie di rapporto con le macchine, che è caratteristica della nascente cultura del computer e della simulazione.
La tentazione di voler guardare il mondo come se fosse una semplice estensione dell’immaginario tecnologico, di voler rifugiarsi in queste forme di realtà videoludiche, potrebbe a questo punto lasciar presagire sia un futuro in cui le capacità umane si riverseranno anche “al di qua” dello schermo, arricchendone ulteriormente le già straordinarie potenzialità creative; sia un futuro in cui gli esseri umani, decidendo di rinunciare definitivamente al mondo della natura, finiranno per vivere comunicando esclusivamente attraverso la mediazione di strumenti elettronici audiovisivi, in una sorta di condizione agorafobica”

Grazie per il contributo, mi ha aiutato molto nella comprensione dell'identità, noi per la nostra tesina abbiamo infatti utilizzato un libro che ci suggerì anche la professoressa in aula che parla della vita sullo shermo e come l'dentità si sn modificate nell'era digitale... bello davvero... ti riporto un pezzettino...
"Un sistema di reti in continua espansione noto nell’insieme come Internet, collega milioni di persone in nuovi spazi che vanno modificando il modo in cui pensiamo, la natura della nostra sessualità, la forma delle nostre comunità, la nostra più profonda identità. Il computer ci offre sia nuovi modelli mentali sia un nuovo medium sul quale proiettare idee e fantasie, esso è diventato qualcosa di più di uno strumento e di uno specchio: siamo in grado di penetrare nello schermo riflettente. Abbiamo imparato a vivere in mondi virtuali. Possiamo trovarci da soli a navigare oceani virtuali, scoprire misteri virtuali, e progettare grattaceli virtuali. Ma quando penetriamo nello schermo riflettente, sempre più frequentemente vi troviamo altra gente. Per descrivere i mondi virtuali si è usato il termine cyberspazio, che deriva dalla fantascienza, per molti di noi il cyberspazio fa parte della routine quotidiana. È in questo spazio che possiamo discutere, scambiare idee, assumere identità appositamente create."

Questo personalmente è uno dei passi che preferisco nel libro della Turkle...
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Messaggio  elena bencivenga Gio Gen 08, 2009 10:41 pm

L a tecnologia è per i disabili in molti casi l'alternativa al silenzio. Se pensiamo a quanti grazie ad essa riescono a interagire con il resto delle persone oppure a quanti riescono ad esprimere le loro sensazioni, le loro idee i loro pensieri e a come grazie a questo riescano a integrarsi nel sociale.

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Messaggio  mariarosaria tarallo Gio Gen 08, 2009 10:47 pm

ciao, sono d'accordo, purchè non diventino l'unica alternativa.
C'è di positivo, ad esempio, che, favorendo l'espressività delle persone, le nuove tecnologie aiutano a familiarizzare con ciò che solitamente è ritenuto diverso: l'espressione di sentimenti ed emozioni, ad esempio, aiuta a scoprire o a riscoprire aspetti di un individuo che restano nascosti o che erano latenti.
Bello sempre leggervi, ciao ; )
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