Psicopedagogia dei linguaggi (Briganti)
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In classe o fuori?

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Messaggio  Alessia.Zoccoli Dom Nov 30, 2008 5:41 pm

A partire dagli anni attorno al 1977 (legge 517) la prassi di portare l’allievo con disabilità fuori dalla classe per attuare un insegnamento individualizzato da parte dell’insegnante di sostegno si è sempre più ridotta. Fin dai primi anni del 1980 ho espresso perplessità e preoccupazioni al proposito. Considero perciò positivamente il fatto che gli allievi con disabilità stiano il più possibile in classe assieme ai compagni.
La motivazione fondamentale che porta gli insegnanti a far uscire l’allievo dalla classe è ben comprensibile e per certi aspetti condivisibile: attuare un insegnamento individualizzato in un contesto privo di distrazioni. A ben pensare proprio considerazioni di questo tipo avevano storicamente portato alla nascita delle scuole speciali e delle classi differenziali.
Purtroppo il raggiungimento di questo obiettivo comporta alcuni aspetti negativi:

* viene a mancare l’interazione con i coetanei, ritenuta cruciale per favorire l’integrazione (reciproca);
* aumenta il rischio di deresponsabilizzazione degli insegnanti curriculari, in quanto si delega all’insegnante di sostegno il rapporto con l’allievo con disabilità (vedi Vianello, 1999).



Il confronto fra gli aspetti positivi e quelli negativi porta a ritenere che prevalgano questi ultimi. Purtroppo la scuola italiana non ha avviato iniziative volte ad attuare interventi individualizzati al di fuori dell’orario scolastico: in questo caso non vi sarebbero gli aspetti negativi di cui sopra. Spesso provvedono a questo gli stessi genitori o personalmente o attraverso giovani insegnanti privati disponibili in orari pomeridiani.
Queste esperienze confermano che l’apprendimento per realizzarsi necessita non solo di un adeguato livello di competenze e di un esperto disciplinare, ma anche buona motivazione all’apprendimento, almeno sufficiente autostima, sentimenti di appartenenza e non di esclusione.
Avendo intuito quanto sopra alcuni insegnanti, per non rinunciare comunque ad occasioni di insegnamento almeno parzialmente individualizzato, hanno ritenuto opportuno creare piccoli gruppi di apprendimento. Questo è stato fatto in vari modi.
In alcuni casi sono stati riuniti pochi alunni o studenti con difficoltà di apprendimento di vario tipo appartenenti alla stessa classe o a più classi. Non mi soffermo su questa casistica: si tratta di una riedizione della classe speciale, come se nulla avesse insegnato la storia dell’integrazione italiana. L’esperienza mi dice che questa scelta è spesso dettata da una notevole deresponsabilizzazione degli insegnanti curriculari.
In altri casi sono stati messi assieme pochi alunni appartenenti alla stessa classe, compresi alcuni senza difficoltà. Questa situazione è migliore della precedente. Tuttavia mi chiedo: da chi sono seguiti? Dall’insegnante di sostegno? Se la risposta è positiva, restano ancora delle perplessità. Ci si può chiedere se si tratta di un modo mascherato di riproporre la logica della scuola speciale. Ben diversa sarebbe la situazione se l’insegnamento cooperativo e a piccoli gruppi fosse una prassi normale per tutta la classe, attuata da tutti gli insegnanti. Se così fosse, tuttavia, non troveremmo nel piccolo gruppo “fuori della classe” sempre e solo l’insegnante di sostegno.

A conclusione di queste riflessioni può essere opportuno sottolineare che apprendimento e integrazione (vedi Vianello, 1999) richiedono prioritariamente due condizioni:

* coinvolgimento costante dei compagni di classe,
* coinvolgimento coinvolgente di tutti gli insegnanti.


Questo può essere attuato più facilmente attraverso un Apri link interno nell'attuale finestra.insegnamento differenziato.
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Messaggio  ivana.clemente Mer Dic 03, 2008 11:21 pm

io ho appena finito il tirocinio specialistico e mi è stato affidato un caso di un bambino che aveva una programmazione individualizzata del tutto diversa da quella della classe e questo creava molti problemi! infatti se è vero da un lato che la presenza dei diversamente abili nelle classi è indispensabile per l'integrazione, è anche vero che, per i bambini con questo problema, diventa problematico rimanere in aula sia per lui stesso sia per i compagni che si distraggono per seguirlo quando svolgeva attività più interessanti o divertenti di ciò che stava spiegando la maestra! cos'è giusto fare in questi casi?
bacini! iv!
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Messaggio  Antonella Rivellino Gio Dic 04, 2008 1:00 am

Infatti a mio parere sarebbe auspicabile che il bambino sia quasi sempre in classe ( adeguando la sua programmazione e quella della classe per creare spazi di apprendimento comune)si potrebbero anche prevedere momenti in cui ognuno degli alunni ha un compito diverso dagli altri ( i famosi gruppi di livello a seconda delle competenze raggiunte o da raggiungere),in questo modo si trasmetterebbe al bambino e alla classe il concetto per cui ognuno ha bisogni,tempi e stili di apprendiment diversi.Quando poi sorge l'esigenza di affrontare in un'atmosfera concentrata un'attività per il singolo bambino,ovviamente dovrebbe farlo in un'altra sala.L'importante è che questo non diventi un alibi per evitare che "disturbi i compagni" e sarebbe importante prevedere momenti analoghi anche per altri suoi compagni,in modo da non creare discriminazione.
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Messaggio  TaniaG Gio Dic 04, 2008 11:14 am

Antonella Rivellino ha scritto:Infatti a mio parere sarebbe auspicabile che il bambino sia quasi sempre in classe ( adeguando la sua programmazione e quella della classe per creare spazi di apprendimento comune)si potrebbero anche prevedere momenti in cui ognuno degli alunni ha un compito diverso dagli altri ( i famosi gruppi di livello a seconda delle competenze raggiunte o da raggiungere),in questo modo si trasmetterebbe al bambino e alla classe il concetto per cui ognuno ha bisogni,tempi e stili di apprendiment diversi.Quando poi sorge l'esigenza di affrontare in un'atmosfera concentrata un'attività per il singolo bambino,ovviamente dovrebbe farlo in un'altra sala.L'importante è che questo non diventi un alibi per evitare che "disturbi i compagni" e sarebbe importante prevedere momenti analoghi anche per altri suoi compagni,in modo da non creare discriminazione.

Concordo pienamente con te... sicuramente il bambino può necessitare di qualche intervento mirato, ma come hai sottolineato tu tutti i bambini hanno esigenze e bisogni diversi. Hai centrato sicuramente il problema e cioè evitare di creare discriminazioni e far capire, insegnare ai bambini che siamo tutti diversi, proprio per questo abbiamo bisogno di cose diverse.
Ma dobbiamo pur ammettere che spesso di base c'è l'ignoranza a partire dalle docenti, le famiglie ecc e i bambini si comportano di conseguenza...
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Messaggio  gemma.ranieri Gio Dic 04, 2008 4:04 pm

Vi confesso che anche io sono combattuta...nonostante abbiamo sempre studiato e sempre ritenuto giusto che il bambino con disabilità deve essere incluso nella classe o comunque deve stare nella stessa classe dei "normali", in effetti....nella pratica del tirocinio mi sono anche io resa conto delle serie difficoltà che può comportare un disabile grave che interrompe in continuazione la lezione.
E' una questione alquanto delicata alla quale non sò davvero dare una risposta!

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Messaggio  Antonella Rivellino Gio Dic 04, 2008 6:18 pm

Mi fa piacere comunque che ci siamo poste il problema e che ne stiamo comunque parlando,perchè questa è una delle prime scelte che saremo chiamate a compiere una volta in aula.

Allora lancio la mia idea:

Perchè non riconoscere che tutti i bambini sono diversi (fanno errori in modo e per ragioni diverse,imparano in modo diverso etc...) e smettere dunque di proporre strategie scolastiche omologanti,anche cogliendo al volo l'opportunità che offre l'insegnante di sostegno che è insegnante della classe?

Certo,per l'insegnante è un compito certamente più oneroso,ma credo sia questa la sfida a cui siamo chiamate,non credete?
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Messaggio  Claudia Cuccaro Gio Dic 04, 2008 6:30 pm

Anche a me fa piacere che ne abbiamo parlato e Antonella sono pienamente daccordo con te,però, facendo il tirocinio mi sono resa conto anche io che spesso il bambino diversabile che ha una programmazione individualizzata tende a distrarsi molto di più quando sta in aula con i compagni,ma, nello stesso tempo per favorire l'inclusività del bambino è altrettanto vero che è importante la condivisione dell'attività con gli altri compagni. E' una questione del tutto aperta non credete Question

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Messaggio  Antonella Rivellino Gio Dic 04, 2008 6:41 pm

Assolutamente è come dici tu,Claudia,non si tratta di una cosa facile,ma credo che comunque valga la pena tentare di rompere un po' con il vecchio metodo di fare scuola,come ho detto anche in un intervento precedente,se sorge la necessità che il bambino lavori da solo e altrove,ad essa si deve rispondere,ma se la stessa cosa,avviene anche per altri compagni,l'effetto sarà meno discriminante,no?
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Messaggio  simona.asciolla Gio Dic 04, 2008 7:01 pm

Io penso che ci sono troppe standardizzazioni, mi spiego meglio: non bisogna seguire dei percorsi già stabiliti (gli altri mantengono il bambino in aula, allora anche noi lo facciamo o viceversa), questo perchè? Perchè giunti alla consapevolezza che ognuno ha delle esigenze diverse,ed è da quelle che bisogna partire(come ha detto anche Anto)...se per soddisfare queste esigenze ci sarà la necessità di stare fuori l'aula, allora si starà fuori, in caso contrario si starà dentro. Penso sia sbagliato pensare bianco o nero, dentro o fuori...Ci saranno momenti in cui sarà utile che il bambino resti in aula,magari è meglio quando si può svolgere un attività che comprenda tutti,e oggi giorno ne vengono realizzate tante così, questo anche per favorire l'integrazione di cui tanto parliamo; poi ci saranno altri momenti che si riterrà più opportuno che l'attività si svolga fuori l'aula sia per evitare distrazioni agli altri alunni della classe,in quelle situazioni dove magari il docente di sostegno utilizza strategie particolari che possano richiamare anche l'attenzione degli altri e distrarli, sia per evitare che il disabile stesso possa trovarsi in una situazione in cui non riesce a concentrarsi a causa dei toni troppo alti del docenti di base...Come possiamo notere ci sono varie sfaccettature di una situazione che bisogna prendere in considerazione, e in base a queste si deciderà poi come sarà meglio intervenire...


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Messaggio  gemma.ranieri Gio Dic 04, 2008 7:37 pm

E' vero Simona...hai ragione...però ci sono anche certi inconvenienti: e se il bambino si fa male fuori dall'aula?che succede?

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Messaggio  Antonella Rivellino Gio Dic 04, 2008 8:00 pm

gemma.ranieri ha scritto:E' vero Simona...hai ragione...però ci sono anche certi inconvenienti: e se il bambino si fa male fuori dall'aula?che succede?

Ne è responsabile l'insegnante che lo seguiva...non può essere lasciato solo fuori dall'aula,come per tutti gli altri bambini
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Messaggio  giuliana di girolamo Gio Dic 04, 2008 8:08 pm

A mio parere è giusto che li alunni portatori di handicap siano inseriti nelle classi degli alunni normodotati,abbiamo tanto lottato per quest'integrazione e adesso?????è vero possono portare scompigli durante la lezione ma è fondamentale sia per loro che per gli altri bambini entrare in contatto con una realta diversa

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Messaggio  elena bencivenga Gio Dic 04, 2008 10:26 pm

IO SONO PIU' CHE SICURA CHE UN BAMBINO DIVERSAMENTE ABILE ,STANDO IN CLASSE POSSA MIGLIORARE MOLTO SIA PER QUANTO RIGUARDA L'ASPETTO RELAZIONALE SIA PER QUELLO COGNITIVO. IL BAMBINO DEVE INTERAGIRE CON GLI ALTRI DEVE PROVARE EMIZIONI, QUALUNQUE ESSE SIANO. DEVE INSOMMA CRESCERE CON LA CLASSE . NEI CASI PIU' GRAVI PENSO SIA OVVIO ALLONTANARE IL BAMBINO DALL'AULA, IN VARI MOMENTI DELLA GIORNATA MA QUESTO DEVE SERVIRE A GARANTIRE IL BENESSERE DEL BAMBINO E QUELLO DELA CLASSE, CREDO CHE SOLO IN QUESTI CASI ECCEZZIONALI SI POSSA PARLARE DI BAMBINO UORI LA CLASSE, IN TUTTI GLI ALTRI CASI NO!!

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Messaggio  concetta cesarano Gio Dic 04, 2008 10:47 pm

Tre giorni fa per la prima volta sono stata un'insegnante di sostegno. E' stata un'esperienza breve durata fino a stamattina, in quanto mi hanno chiesto di sostituire una mia ex collega di lavoro, e ho sperimentato entrambe le modalità: il primo giorno sono stata da sola col bambino in un'aula , gli altri due giorni nella sua aula. L'esperienza è stata troppo breve per dare dei giudizi, ciò che posso dire è che il bambino ha imparato qualche parolina in più stando da solo, ma la gioia nei suoi occhi l ho vista i due giorni seguenti quando gli ho detto che restavamo in classe con i suoi amici...ha imparato forse qualche parolina in meno perchè distraeva e si lasciava distrarre, ma ha interagito e a suo modo ha fatto sentire "la sua voce"!

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Messaggio  martina Spagnuolo Gio Dic 04, 2008 11:44 pm

salve ragazze,
questa è una bella domanda da farsi...Se avessi avuto solo la mia unica esperienza di tirocinio di sostegno potrei dire che il ragazzo diverso abile deve trovare i suoi equilibri stando da solo.Ma io non sono d'accordo su questo perchè è vero che ci sono difficoltà a volte anche troppe, dipende dalla disabilità, ma è importante che il ragazzo comprenda che far parte di una classe, che riesca a relazionarsi anche se poco con i suoi coetani..
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Messaggio  valentina Ven Dic 05, 2008 2:29 am

anche io penso ke il bamb divers abile deve stare in classe e solo lì che può superare i suoi limiti e poi nei momenti di crisi portarlo fuori per calmarlo, ma mai lasciarlo solo.
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Messaggio  Marianna A. Russo Ven Dic 05, 2008 8:13 pm

Beh io concordo con la maggior parte di voi perchè il bambino non deve assolutamente sentirsi inadeguato alla classe... Le insegnanti,e non solo loro,hanno il compito di far capire a tutti gli alunni che ognuno è diverso dall'altro e proprio per questo è bello stare insieme perchè ci si può aiutare a vicenda.
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Messaggio  rita moscatelli Ven Dic 05, 2008 9:25 pm

Per circa un mese ho seguito Claudia, una bambina con seri disturbi nell'apprendimento, ed ho sperimentato sia la modalità dell'integrazione all'interno della classe, sia in sporadiche occasioni, la modalità dell'insegnamento esterno.
Sulla base di tale esperienza ho costatato che Claudia, a contatto con i compagni, era in genere serena e spigliata, e quindi il lavoro procedeva in modo abbastanza regolare e soddisfacente.
Ci siamo recate al di fuori dell'aula solo in un paio di occasioni, e dietro sua espressa richiesta.
Infatti Claudia, sentendosi insicura su alcuni argomenti, ha voluto verificare con me la sua preparazione, prima di confrontarsi con i compagni.
Comunque ho potuto verificare che all'interno della classe Claudia era più stimolata ad apprendere ed a partecipare.
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Messaggio  orefice.veronica Ven Dic 05, 2008 9:42 pm

Io sono pienamente in accordo con Tania, bisogna che il bambino diversamente abile sia pienamente integrato in classe insieme ai compagni...anche perchè tutti i bambini devono capire che noi tutti....''sia chi ha problemi''...sia chi ''non ne ha''...siamo diversi... Questa diversità può arricchire tutti...!!!!!!!!!!Perciò è opportuno parlare di abilità diverse

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Messaggio  alessia verre Sab Dic 06, 2008 12:33 am

Salve a tutte ringrazio alessia per aver posto questo argomento,molto attuale.Io penso che comunque l'argomento è molto problematico inquanto presenta numerosi punti di vista...quello che penso è che bisogna per prima cosa,tener presente la tipologia di handicp e valutare verie ipotesi...certo in classe si favorisce l'integrazione,pensate che durante il tirocinio che ho svolto il bambino diversamente abile era seduto da solo,secondo voi è giusto??

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Messaggio  simona.asciolla Sab Dic 06, 2008 2:05 am

Ale dipende da che tipo di problema presentava il bambino e dalle sue esigenze...e bisogna capire se è stato lasciato solo, per incompetenza del docente!!! Comunque, continuo a dire che secondo me non è giusto parlare di fuori O dentro...parliamo di integrazione è vero, ma questa deve essere costruttiva!


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Messaggio  aiello maria Sab Dic 06, 2008 2:31 pm

Ciao ragazze avete sollevate una questione che non ha soluzione facile.
Io credo che sia necessario inserire il bambino in classe, però , come dice Simona, favorire un' integrazione costruttiva e utile al bambino stesso.
Integrazione è simbolo di miglioramento affettivo-relazionale e qualora possibile anche cognitivo.
Nella mia esperienza di tirocinio specilaistico ho assistito ad una situazione in cui le insegnanti di base non consideravano nemmeno la bambina disabile e all' insegnante di sostegno spettavano solo sei ore settimanali.
Quindi o fuori o dentro la classe questa bambina non usufruiva dell'aiuto e delle attenzioni necessarie al suo processo di sviluppo e di maturazione.
Sicuramente essere parte integrante della classe aiuta questi bambini e facilita una crescita migliore.
CIAO bom

aiello maria

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Messaggio  rosa aromino Sab Dic 06, 2008 3:24 pm

in effetti il bambino a scuola prima di imparare tabelline e coniugazioni dovrebbe far proprio il riconoscimento della diversità, del vivere civile e quant'altro la moderna pedagogia e la psicologia insegnano! senza dubbio programmare un iter "diverso" seppur parallelo per un bambino diversamente abile richiede uno sforzo maggiore laddove, comunque, non c'è collaborazione nè del corpo docente nè del gruppo classe in quanto la diversità viene riconosciuta come "fardello" che inficia sul lavoro della classe! altro discorso deve essere fatto quando non c'è modo di coniugare, seppur parzialmente, la programmazione della classe con quella del bambino diversamente abile per esigenze del soggetto in questione!

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Messaggio  Admin Sab Dic 06, 2008 3:34 pm

trovo questa domanda molto significativa per voi
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Messaggio  Angela La Mura Sab Dic 06, 2008 4:02 pm

Grazie per l'opportuna domanda.

Sono convinta che ogni bambino diversamente abile, debba stare il più possibile nella classe e con gli altri, anche dopo gli orari scolastici perchè più degli altri ha bisogno di partecipare nel contesto sociale per integrarsi e per essere incluso.

Buon fine settimana a tutti!

Angela La Mura

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