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Religioni e disabilità

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Messaggio  mariarosaria tarallo Gio Nov 27, 2008 1:42 pm

(Discussione scaturita da un accenno all'impegno nelle parrocchie, fatto dalla collega TaniaG nella discussione"cittadinanza attiva", aperta da Angela L.M.)

In questa nuova discussione, che accenna ad un tema a me particolarmente a cuore, che comprenderò nel mio percorso personale, e cioè al rapporto tra religioni e disabilità (sempre nell'ambito di una riflessione su Educazione/comunicazione/cultura delle differenze), mi riferisco, nello specifico, all'impegno delle chiese cristiane e non cristiane, e a quello di tanti percorsi religiosi, nel campo della solidarietà umana, e della disabilità, anche in quanto alla riabilitazione (vedi, ad esempio, la meravigliosa opera di Don Orione e, quell'altra, che mi sta a particolarmente a cuore,del Cottolengo[/color], conoscete? poi c'è l'UNITALSI, che credo conosciate tutti e che svolge da anni ed anni un insostituibile servizio di assistenza, ad esempio, ai pellegrini con disabilità che si recano nei luoghi di pellegrinaggio); questa discussione ha i "lavori in corso", in questo momento sto cercando materiale, preferibilmente video, da proporre, oltre che link, per conoscere un po' queste realtà. Se qualche collega conosce da vicino anch'egli queste realtà, allora "deve" assolutamente dare qui la sua testimonianza, il suo contributo ; ))

Le chiese e le religioni, in generale, sono impegnate attivamente nella difesa dei diritti umani, questo, però, implica nuovamente il discorso sulle "parole" congiunto a quello della concezione dell'uomo che si ha, secondo la morale che di volta in volta i percorsi religiosi propongono come quella più rispondente al senso dell'esistenza, o meglio, "al piano" del dio della fede nel quale sono portatrici.

Qualcuno potrebbe obiettare: che cosa c'entra la religione? Non è un discorso off topic, secondo me, basti pensare che molto tempo fa si è acceso un vivacissimo dibattito a proposito della negazione della celebrazione del sacramento del matrimonio ad una coppia, di cui un componente era ed è disabile, sto cercando un articolo da linkarvi per spiegare meglio la cosa.

(se possibile non rispondete prima che termino la preparazione di questa discussione, come indicherò, così disporrete di tutto il materiale che propongo per ora ; )


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Messaggio  mariarosaria tarallo Gio Nov 27, 2008 2:02 pm

"AMERICA/STATI UNITI - LA DISABILITA’ NON DEVE ESSERE CONSIDERATA COME UNA PUNIZIONE O UNA MALEDIZIONE: MONS. MIGLIORE INTERVIENE ALL’ONU

New York (Agenzia Fides) – “Le persone disabili hanno tutti i diritti di essere soggetti ed agenti attivi nelle cose quotidiane dell’esistenza umana. La disabilità non deve essere considerata come una punizione o maledizione. Piuttosto, essa è un avvenimento all’ordine del giorno o una circostanza dell’esistenza umana che può e fa integrare completamente le persone disabili con tutte le altre persone nella vita quotidiana”. Sono alcuni concetti espressi da Sua Ecc. Mons. Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, che è intervenuto il 19 giugno a New York presso la Commissione ad hoc sulla “Tutela e promozione dei diritti delle persone disabili”. “Il mondo dei disabili è basato su solidarietà, speranza ed amore” ha sottolineato mons. Migliore. È un luogo dove normalità e stereotipi vengono sfidati e la società civile si muove alla ricerca di quel punto cruciale in cui l’essere umano è completamente se stesso *. Sono trascorsi circa trenta anni da quando l’ONU ha pubblicato la prima Dichiarazione sui Diritti dei Disabili. Da allora sono cambiate molte cose, sia nel campo scientifico, sanitario, sia della comprensione e accettazione. La Santa Sede sostiene che per una migliore coesistenza civile, è possibile e necessario, in una società ricca nel campo scientifico e tecnico, agire in diversi settori: dalla ricerca biomedica per prevenire la disabilità, alla cura, l’assistenza, la riabilitazione e la nuova integrazione sociale”.(AP) (20/6/2003 Agenzia Fides; Righe: 21; Parole:242)

* l'evidenziazione in colore, per questo ed altri articoli che posto, è per evidenziare taluni aspetti su cui vorrei richiamare in modo particolare l'attenzione.
_____________________________________________________________________
Un altro interessante documento, per l'anno europeo delle persone con disabilità (siamo sempre nel 2003), è quello seguente, dal quale vi riporto solo uno stralcio per non riempire troppo la discussione, se qualcuno è interessato, può visionarlo integralmente,CLICCANDO QUI


EUROPA/ITALIA - NELL’ ANNO EUROPEO DELLE PERSONE CON DISABILITA’, LA I CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL TURISMO PER LE PERSONE DISABILI PROPONE NUOVI STRUMENTI PER COMBATTERE IL LORO CONFINAMENTO

Roma (Agenzia Fides) - In occasione dell’Anno Europeo delle Persone con Disabilità, la 39° Settimana internazionale della vita collettiva alla Fiera di Roma presenta oggi, 17 novembre, la I Conferenza Internazionale sul Turismo per le persone con disabilità, con lo scopo di sensibilizzare e sostenere azioni concrete per favorire le pari opportunità e l'inclusione sociale dei diversamente abili. Sono oltre 2.800.000 le persone disabili in Italia: una stima che include i bambini fino a 5 anni e le persone che vivono in istituzioni; 37 milioni di portatori di handicap in tutta Europa, praticamente un decimo della popolazione europea. (AP) (17/11/2003 Agenzia Fides)


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Messaggio  gemma.ranieri Gio Nov 27, 2008 2:05 pm

Ciao rosy sono Gemma. Questo tema è abbastanza complesso hai ragione ma allo stesso tempo moto interessante. Ho letto anche che le persone disabili in un tempo relativamente recente si stanno faticosamente inserendo anche nell'ambito della chiesa cioè di scegliere di abbracciare una vita consacrata a Dio. Un tempo era quasi impossibile per chi aveva un handicap!
Fu San Luigi Orione ad aprire la possibilità di diventare suore ad un gruppo di donne cieche, fondando l'ordine delle Sacramentine Adoratrici non vedenti.
Le Suore Sacramentine Non Vedenti (dal 1927) sono un ramo della famiglia religiosa fondata da San Luigi Orione (1872-1940). La Congregazione Orionina, con il nome di "Piccola Opera della Divina Provvidenza" è presente in circa trenta nazioni, nei vari Continenti. Il carisma dell'Opera (sacerdoti, suore e movimento laicale) è quello di portare al Signore i fratelli più umili e bisognosi mediante lo stile della carità cristiana. Le Suore Sacramentine sono presenti in Italia, Argentina, Spagna, Brasile, Kenya e Cile.

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Messaggio  mariarosaria tarallo Gio Nov 27, 2008 2:17 pm

grazie per il tuo intervento sul don Orione e opere figlie di esso.

In quanto al Cottolengo, bhè è una realtà che svolge anch'essa, a mio parere, un ruolo determinante, e per cosa? Preferisco lasciar parlare quanti vivono quella realtà più direttamente, riportando la presentazione del sito web:
"Torino al tempo del Cottolengo aveva molti istituti di beneficenza, ma erano in pochi ad usufruirne. Alcune categorie quali disabili psichici, epilettici o sordomuti non venivano considerati dalla società perché le istituzioni avevano regole rigide di accoglienza. In questo contesto si consuma il dramma di una mamma di tre bambini che, prossima alle doglie del parto, rifiutata da due ospedali, muore senza soccorso davanti al marito e ai figli, assistita dal canonico Giuseppe Cottolengo. Questo evento turba il suo animo che, al culmine di una crisi personale, nell’accogliere la sofferenza dell’altro, trova in sé una speciale vocazione al servizio della carità. (...)
Tenendo fede agli insegnamenti del Santo Cottolengo, la Piccola Casa oggi risponde alle necessità dei bisogni più scoperti in linea con gli orientamenti delle politiche sociali odierne, privilegiando sempre le persone in situazione di maggior difficoltà. Nel servizio agli Ospiti viene prestata una particolare attenzione alla realizzazione globale della persona e ai processi di integrazione sociale.Oggi la Piccola Casa è presente in Europa, in Africa, in Asia e nelle Americhe. (...)

Globalità di intervento
La relazione con la persona in difficoltà è finalizzata al recupero della sua dignità in senso globale; per questo motivo Giuseppe Cottolengo ha sempre unito alla soddisfazione dei bisogni fondamentali la cura dei bisogni psico-sociali, morali e spirituali: dalla riabilitazione e dal recupero delle funzioni fisiche, alla ricerca di un senso per la propria vita, dalla scoperta del proprio valore alla percezione del sentirsi parte del tessuto sociale. Anche la persona gravemente disabile è a pieno diritto componente fondamentale della società". per saperne di più: CLICCA QUI


Ultima modifica di mariarosaria tarallo il Ven Dic 05, 2008 2:23 am - modificato 1 volta.
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Messaggio  francesca.pezone Gio Nov 27, 2008 2:32 pm

..io nel 2003 ho svolto il mio servizio civile in un istituto per disabili "IL COTTOLENGO" nei pressi del mio paese..e posso dire a gran voce che così come viene più volte nello spot pubblicitario (spero ci abbiate fatto caso) è un'esperienza che ti cambia la vita; infatti ho conosciuto un mondo nuovo per me, bellissimo, mi sono arricchita tantissimo, assistevo persone disabili (da disabilità motorie a quelle psichiche)..li accompagnavamo alle varie uscite fuori dalla casa, al mare... e posso dire che alla fine erano loro che confortavano noi volontarie, ho trovato una gioia di vivere (nonostante le loro diifficoltà, e credetemi ne hanno tante, anche perchè queste persone oltre alla loro disabilità sono state abbandonate dai loro familiari) dicevo, appunto gioia che altrove non ho ancora trovato..un' esperienza che mi ha cambiato la vita non solo nel modo in cuo oggi guardo le cose, affronto la mia vita...pensate il progetto al quale ho partecipato si chiamava " L'AMORE CHE CI SPINGE", ma in seguito a quest' eperienza ho cambiato corso di laurea, ho svolto il tirocinio al SAAD (sono stata una delle prime tirocinanti, e attualmente sono in contatto con la sudentessa che accompagnavo alle attività,già laureata), mi sono scritta alle attività didattiche aggiuntive per il sostegno e continuo ancora a svolgere il mio volontariato..e alla fine sono sempre più convinta che queste persone diano più loro a me di quanto continui a fare io.
Ringrazio Maria rosaria per aver proposto questo argomento, a me così tanto a cuore.
vi scrivo l'indirizzo del sito per chi volesse conoscere meglio questa realtà...
http://www.cottolengo.org/web/index.asp
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Messaggio  mariarosaria tarallo Gio Nov 27, 2008 2:39 pm

ecco qua, ho postato qualche contributo riguardante la chiesa cattolica, lasciando ad altri , eventualmente interessati, di intervenire postando contributi anche su altre chiese cristiane e su vari percorsi religiosi, così da confrontarci in merito, che ne dite?
La motivazione personale che mi fa proporre la presente discussione nell'ambito dei temi di cui ci occupiamo non è soltanto il fatto che le chiese e, in generale, varie istituzioni a carattere religioso ( o spirituale ma senza istituzionalizzazione...) svolgano servizio attivo nel campo della solidarietà, dell'assistenza e della riabilitazione, ma si raccorda ad altri aspetti, già accennati in altre discussioni proposte, riguardanti quella triade di argomenti, per me insicindibili, già ripetuta, educazione, comunicazione e cultura(delle differenze). Tutto ciò a prescindere, in questo senso, dalle personali fedi religiose, ovvio.
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Messaggio  gemma.ranieri Gio Nov 27, 2008 2:52 pm

Come già ti accennavo prima sarebbe bello discuterne in classe!

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Messaggio  francesca.pezone Gio Nov 27, 2008 2:54 pm

....per meglio farvi comprendere la mia esperienza di Servizio Civile in questa famiglia (perche è così che la chiamo)vi riporto l'intervista di una mia collega che frequenta "la piccola casa della divina provvidenza " , esperianza che trovo molto simile alla mia.

Sarà un caso o uno scherzo del destino, che proprio in questa zona, per la precisione a Trentola Ducenta, ci sia uno de più grandi tra i luoghi di aiuto umanitario del mondo: il Cottolengo. La “Piccola Casa Della Divina Provvidenza”, così la chiamò il suo fondatore, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, è una casa di accoglienza per persone con menomazioni fisiche e mentali. Fu nel 1828 che il Santo, allora canonico, decise di creare questo luogo. La motivazione, come spesso accade, fu dettata dall’esperienza:aveva visto morire una donna tubercolotica, per giunta incinta, perché rifiutata da ben due ospedali. Un luogo dove tutti fossero accolti a braccia aperte,dove si fa dell’accoglienza la prerogativa principale, questo aveva in mente il Santo.
Oggi il Cottolengo di Trentola Ducenta ospita circa 80 persone, per la maggior parte anziani, fatta eccezione per un bambino di due anni, accolti e accuditi da Suore, volontari e partecipanti al Servizio Civile, ed è solo una delle tante sedi succursali della Casa Madre, sita in Torino. Beh, si può affermare senza timore di sbagliare che il sogno del Santo si è realizzato. Ma com’è in realtà questo posto? Come funziona internamente? Ma soprattutto chi sono le persone ospitate? Con la collaborazione di una delle partecipanti al Servizio Civile, la signorina Nicla Russo, si può provare a rispondere a queste domande e a capire cosa si prova e che aria si respira in questo ambiente. “La notte dopo la prima volta che ci presentarono i malati non riuscii a chiudere occhio: non avrei mai immaginato che al Mondo ci fossero persone così, non riuscivo a capire come Dio permettesse una cosa del genere”. Questo è quanto ha affermato Nicla raccontando del suo primo incontro con gli ospiti. Ma poi ha aggiunto: “Oggi, dopo quasi un mese che sto tutti i giorni con loro non posso fare a meno di amarli! E’ troppo forte il loro bisogno d’amore che nessuno al mondo sarebbe in grado di negarglielo”. Con gli occhi lucidi per la commozione, ma con il volto sprizzante felicità ha proseguito: “Vorrei che tutti potessero almeno una volta nella vita provare la gioia che ti prende osservando il volto di uno degli ospiti, felice per una festa organizzata per loro, goffo e impacciato di mattina mentre fa ginnastica, concentrato per l’impegno messo nel preparare una manifestazione teatrale da loro interpretata, sereno e tranquillo dopo aver ricevuto il bacio della buona notte, consapevole del fatto che tu sei vicino a lui”. Un enorme plauso va fatto a questi ragazzi del servizio civile che insieme con i volontari permettono la sopravvivenza di un luogo, uno dei pochi, dove poter testimoniare che il mondo non è solo crudeltà, peccato e perdizione, ma anche altruismo, generosità e amore. Già, amore. Come altro può esser definito il sentimento che nutrono le suore che gestiscono questo posto, che dedicano la loro esistenza per il prossimo, e per di più un prossimo tanto diverso da loro. Tante altre sono le risposte date da Nicla, ma quella che più mi ha colpito è stata quella alla domanda del se ci fosse mai stato qualche comportamento strano da parte delle suore che gestiscono il posto: “Avevo fatto una foto col mio cellulare al bambino, l’unico oggi all’interno del centro, ma una suora, vedendomi, mi ha costretto a cancellarla, dicendomi che nessuna immagine delle persone che abitano quel posto poteva essere portata all’esterno”. Paura del confronto con l’esterno? Paura del giudizio e della derisione delle persone insensibili? A mio avviso questo, anche se fatto in buona fede e col solo scopo di proteggere, è un gesto sbagliatissimo. Mostriamo alla gente ciò che è diverso da loro, anche rischiando di subire qualche derisione. E’ proprio nascondendo che si fomenta il sentimento di diversità e quindi di superiorità nelle persone; è mostrando che invece possiamo sensibilizzarle, facendo capire, poco per volta, che queste persone non sono poi così diverse da noi.
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Messaggio  mariarosaria tarallo Gio Nov 27, 2008 3:24 pm

francesca, grazie, ho visto che anche tu hai partecipato, devo recarmi in facoltà, ora, ma leggerò tutto attentamente al mio ritorno, a stasera,ciao ; )


Ultima modifica di Mariarosaria Tarallo il Ven Nov 28, 2008 12:11 pm - modificato 3 volte.
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Messaggio  TaniaG Gio Nov 27, 2008 3:36 pm

Mariarosaria Tarallo ha scritto:(Discussione scaturita da un accenno all'impegno nelle parrocchie, fatto dalla collega TaniaG nella discussione"cittadinanza attiva", aperta da Angela L.M.)

In questa nuova discussione, che accenna ad un tema a me particolarmente a cuore, che comprenderò nel mio percorso personale, e cioè al rapporto tra religioni e disabilità (sempre nell'ambito di una riflessione su Educazione/comunicazione/cultura delle differenze), mi riferisco, nello specifico, all'impegno delle chiese cristiane e non cristiane, e a quello di tanti percorsi religiosi, nel campo della solidarietà umana, e della disabilità, anche in quanto alla riabilitazione (vedi, ad esempio, la meravigliosa opera di Don Orione e, quell'altra, che mi sta a particolarmente a cuore, del Cottolengo, conoscete? poi c'è l'UNITALSI, che credo conosciate tutti e che svolge da anni ed anni un insostituibile servizio di assistenza, ad esempio, ai pellegrini con disabilità che si recano nei luoghi di pellegrinaggio); questa discussione ha i "lavori in corso", in questo momento sto cercando materiale, preferibilmente video, da proporre, oltre che link, per conoscere un po' queste realtà. Se qualche collega conosce da vicino anch'egli queste realtà, allora "deve" assolutamente dare qui la sua testimonianza, il suo contributo ; ))

Le chiese e le religioni, in generale, sono impegnate attivamente nella difesa dei diritti umani, questo, però, implica nuovamente il discorso sulle "parole" congiunto a quello della concezione dell'uomo che si ha, secondo la morale che di volta in volta i percorsi religiosi propongono come quella più rispondente al senso dell'esistenza, o meglio, "al piano" del dio della fede nel quale sono portatrici.

Qualcuno potrebbe obiettare: che cosa c'entra la religione? Non è un discorso off topic, secondo me, basti pensare che molto tempo fa si è acceso un vivacissimo dibattito a proposito della negazione della celebrazione del sacramento del matrimonio ad una coppia, di cui un componente era ed è disabile, sto cercando un articolo da linkarvi per spiegare meglio la cosa.

(se possibile non rispondete prima che termino la preparazione di questa discussione, come indicherò, così disporrete di tutto il materiale che propongo per ora ; )

Rosaria io sono una dama di Lourdes, conosco l'UNITALSI anche se vado con l'OPERA NAPOLETANA. Io posso procurarti foto e video (credo). Sono tre anni che accompagno giovani e anziani, malati e non in pellegrinaggio a Lourdes e ogni volta è un'emozione indescrivibile...poi la mia parrocchia è molto attiva verso l'integrazione del "diversamente abile", sono integrati in TUTTE la attività, dal coro, all'oratorio, dai percorsi di fede (tipo GRUPPO GIOVANI O ADOLESCENTI) fino al pellegrinaggio di fine anno a Lordes.E cerchiamo di fare in modo che il nostro impegni non si fermi a Lourdes!! veramente ormai è diventata una grande famiglia, veramente i limiti nn si vedono e insieme abbiamo superato e superiamo molte barriere..pensa ke un paio di loro esce il sabato con noi, in locali, discoteche, pizzerie...
Per questo dicevo che le parrocchie offrono tante opportunità di darsi per l'altro, che poi alla fine diventa un darsi reciproco.
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Messaggio  mariarosaria tarallo Ven Nov 28, 2008 12:12 pm

Rispondo prima di recarmi al corso.
Francesca, è una testimonianza molto bella, quando dico bella è per dire importante in quanto illuminante, apre mente e cuore ulteriormente a porzioni della storia umana che si svolgono più in penombra, dei quali non tutti sanno, o di cui abbiamo, per lo più, una conoscenza per sentito dire: non è la stessa cosa, lo so...
Al tema del nostro essere legati, per retaggi, per abitudine anche, per quella mancanza di educazione alla diversità, alla quale con altri ho accennato nella discussione proprio sulla diversità, ad una certa immagine dell'essere persona, a un'immagine fisica secondo certi canoni, sono dedicati angoli intimi di riflessione nella mia esistenza, nel custodire la memoria di un evento molto doloroso per me ed altre persone care, accaduto anni fa e che ha cambiato in un certo senso la mia vita. Ti ringrazio per la tua testimonianza, per quella, che ci hai evidenziato, della signora Nicla, per il tuo contributo. A presto rileggerti, buona giornata, ciao.
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Messaggio  Rosaria Kaiser Dom Dic 21, 2008 4:16 pm

Gay e disabili contro l'ONU "No alla libertà di religione"

3 Dic 2008



NEW YORK - Non si placano le polemiche intorno al povero palazzo di vetro, dove ogni volta che provano a scrivere qualcosa di ragionevole buon senso vengono spazzati via dai veti incrociati di qualche facinoroso rompiscatole. Dopo il doppio pacco inferto dal Vaticano, scendono oggi in campo le associazioni mondiali di gay e di disabili. Con una incredibile presa di posizione alla vigilia della storica decisione dell'ONU di porre fine alla discriminazione religiosa nel mondo, hanno fatto sapere di non condividerne affatto il contenuto. "Questi individui sono troppo pericolosi per se stessi e per la società", hanno dichiarato congiuntamente, "e non possiamo permettere che possano esprimersi impunemente. Vietano da secoli la libertà sessuale, che non può che essere il primo dei diritti umani, e godono delle sofferenze altrui spacciandole per doni di un Signore che solo loro affermano di conoscere". "Proponiamo il mantenimento del diritto di aborto per i casi di sospetta gravidanza di un futuro cardinale, e il carcere a vita in celle comuni a chi ha qualcosa da ridire sull'omosessualità".
L'emendamento è stato accolto con entusiasmo dagli annoiati delegati all'assemblea mondiale, e l'annunciata convenzione ONU sulla libertà religiosa si è trasformata in una perentoria risoluzione contro il Vaticano.ciao santa

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Messaggio  mariarosaria tarallo Dom Dic 21, 2008 7:18 pm

tutte queste continue polemiche, su questioni aventi a che fare molto da vicino con i diritti umani più "assodati",(tra l'altro gli Stati membri dell'UE già da tempo sono stati invitati a mettere in atto politiche ben rispondenti alle direttive comuni), speriamo si risolvano presto in una comune riflessione che finalmente parli di Persone e non di categorie, a tutti i livelli.
Le questioni rientranti o assunte per tradizioni di parte nell'etica sono, certamente, assai delicate:

- l'aborto, ad es., riguarda diritti di cui l'embrione, così come la penso io, è individuo portatore;
- nello stesso tempo riguarda anche principi come l'autodeterminazione, la libertà di coscienza, tutte cose, nel caso della maternità, controverse;

ma occorre ri-partire dalla consapevolezza della complessità dell'esistenza, non ci possono essere ricette prefatte, probabilmente non ci saranno mai risposte definitive e univoche su certi argomenti. Persino colui che (per molti versi erroneamente) è definito "il fondatore" di tale chiesa non pretendeva di dare risposte univoche e invitava al buonsenso, a relazionarsi agli altri in base al criterio della Persona non delle "norme" e delle etichette. ("Il Sabato è per l'uomo, non l'uomo per il sabato...")

Secondo me , comunque, è il modo di affrontare le cose non molto costruttivo, almeno per come arriva all'esterno, salva la rispettiva buona volontà, quella di tutte le parti interessate.
Secondo me il Vaticano, e quindi la chiesa cristiano-cattolica, ha le sue ragioni, secondo una propria visione etica, giusta o sbagliata che ne siano i fondamenti, ma, purtroppo, su certe cose parla solo per vie formali-ufficiali (e da un certo punto di vista deve farlo necessariamente, essendo anche Stato, appunto!).

Ci sono cose bellissime nella chiesa cattolica (e non solo), la riscoperta del dialogo tra le chiese cristiane, e, in generale, del dialogo interreligioso, ad esempio, e l'attenzione a tutti i linguaggi dell'uomo (la chiesacattolica è attivamente presente finanche nella Rete da anni).

La chiesa cattolica, ancora, è andata alla ricerca dei dimenticati di tutte le guerre di questo mondo, si preoccupa degli emarginati a tutti i livelli.

Mi farebbe piacere che anche nel caso degli omosessuali si promuovesse la Conoscenza: ad esempio dare, come spesso si fa, un fondamento biblico alla condanna dell'omosessualità (come "atto") è una risposta non corretta a quanti chiedono ragione di tale irremovibilità, sia nella chiesa stessa che al di fuori di essa: infatti, grazie ad un'attenta analisi (filologica, storica e così via)delle fonti bibliche, certe sicure convinzioni, tramandate (certo in buona fede, per carità) senza neanche conoscerne, spesso, i motivi, vengono (fortunatamente)meno.

Ma non mi voglio addentrare in questo discorso in questo momento, per quanto la questione dell'esegesi biblica mi stia da sempre particolarmente a cuore.

Il problema dei gay disabili, a quanto leggiamo, esiste eccome, e secondo me va affrontato non con gli scontri verbali, ma con il ritorno al valore, anche incondizionatamente esplicito , della Persona umana. Dietro e dentro queste persone ci sono storie, storie personali, sentimenti, ai quali tutti coloro che si dichiarano pubblicamente a favore della Vita umana, dovrebbero prestare più attenzione. Ci sono sacerdoti della chiesa ufficiale che da tale ufficialità sono dovuti uscir fuori per aver scelto un'altra strada, quella del dialogo, per cercare di conoscere, di capire, e si sono fatti prossimi ANCHE di queste Persone, in quanto tali, punto e basta, portatrici di valori e sentimenti che non si possono sommariamente liquidare come "perversione", "atti contronatura", "Dio non vuole", ecc.ecc.

A parte il fatto che se pure una persona commette errori nella propria vita, Dio è infinitamente più grande del cuore anche di chiunque si dica e di fatto sia preposto a rappresentarlo su questa terra, ma la bellezza del Vangelo, che è il cuore della cristianità, è tale che veramente dovremmo in tutto essere in continuità con il servizio, puntuale e sincero, a tutte le persone di questo mondo, estendendo questa testimonianza anche a questo campo nu' poco bistrattato, trattato maluccio a livello mediatico;)
Si dovrebbe tornare, nella ufficialità (perchè dietro le quinte si cerca di fare) al dialogo: la difesa della Vita è cosa sacrosanta, dal concepimento, io dico da quando si forma la prima cellulina dall'unione di mamma e papà, però la Vita è sempre sacra e le persone sono tali, e sono da difensersi e tutelare, sempre, anche a cinquant'anni, se sono prevaricate, se sono discriminate, se sono marchiate, categorizzate, svalutandone, ripeto certo in buona fede, sentimenti e valori pure positivi.
Sicuramente non è facile scrollarsele di dosso certe cose che ci sono state trasmesse.
Io ero piena di pregiudizi in merito, ad esempio, e ancor oggi stento a credere di averli superati, sono stata fortunata perchè ho avuto modo nella mia vita di studiare Sacra Scrittura, di essere vicina a quelle fonti, di conseguenza mi sono ritrovata a risalire la corrente delle mie convinzioni di sempre, di ripercorrere all'indietro, in un certo senso, il mio stesso percorso di fede. Spero che presto la chiesa in cui sono stata battezzata, e che non rinnego pur non condividendone qualche posizione ufficiale, possa farsi promotrice anch'essa di una cultura della differenza che ponga l'accento sul valore del dialogo, secondo il criterio della Persona. C'è una certa urgenza.
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Messaggio  aldo Lun Dic 22, 2008 8:46 pm

L'impegno di madri e padri di famiglia nei confronti di chi ne ha bisogno è veramente ammirevole e va imitato.Conosco diverse persone appartenenti ad associazioni cattoliche e laiche che utilizzano tutto il loro tempo libero per aiutare e sostenere i meno fortunati.La loro grande serenità e il loro equilibrio mi hanno spinto a percorrere la loro stessa strada,il che è stato per me fonte di gioia.
Ciao,Aldo.

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Messaggio  mariarosaria tarallo Mar Dic 23, 2008 7:55 pm

Grazie, Aldo, per avere anche tu posto l'accento su questo aspetto positivo della cristianità.

Tornerò ad aggiornare presto questa discussione. Buon Natale anche a te, ciao ; )
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Messaggio  Angela La Mura Mer Dic 24, 2008 8:08 pm

Complimenti a tutti quelli che fanno qualcosa per gli altri nella associazioni, nelle chiese enelle più svariate istituzioni.
Fare del bene ci fa bene!!!!
Buon aiuto a tutti.

Angela La Mura

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Religioni e disabilità Empty l'insegnante di religione e il diversamente abile

Messaggio  Rossella Accardo Lun Dic 29, 2008 2:11 pm

Anche l'insegnante di religione, come del resto l'insegnante di classe, deve essere informato sulle difficoltà che l'allievo presenta, sulle sue eventuali crisi o momenti difficili; deve conoscere i metodi di approccio e con delicatezza portarli a conoscenza degli allievi; non deve aver paura della disabilità, accogliendo con fiducia e serenità i ragazzi, senza pretendere ciò che essi non possono dare. è importante che svolgano l'insegnamento sotto forma di dialogo porgendo domande semplici e intelligibili, chiare e brevi, e lasciare il tempo per capire la domanda; ripetere la domanda spesso senza cambiarne i contesti per non confondere, aspettando in silenzio la risposta. Come per le altre disabilità, è utile un metodo di insegnamento attivo, esperienziale, che utilizzi vari tipi di linguaggi per favorire l'espressività, la comunicazione e l'interiorizzazione dei messaggi.
La didattica "speciale" abbraccia un campo molto ampio dell'insegnamento- apprendimento, perché include gli aspetti che il danno fisiologico complica, più che semplificare. Perciò per gli allievi disabili è necessario considerare anche il tipo e la gravità del deficit, l'età e le caratteristiche soggettive, per avere un quadro di intervento specifico.
L'insegnante non deve partire da zero. Può trovare un punto importante di partenza per la propria programmazione didattica nella "diagnosi funzionale". Si tratta di una scheda che l'équipe medico-psico- pedagogica è incaricata di offrire su richiesta delle autorità scolastiche. Lo strumento precisa il tipo di disabilit, ne descrive i limiti e le possibilità, ne indica le prospettive di intervento sia a carattere riabilitativo che come possibilità di apprendimento in generale.
Relativamente all'apprendimento scolastico, rimane importante che ogni intervento poi sia svolto precocemente, nel periodo in cui lo sviluppo offre una facilitazione naturale più plastica, cioè quando offre maggiori garanzie di riuscita o almeno di esito più sicuro. Perciò, ogni qualvolta si prende in esame un caso, bisogna tenere presente il tipo di disabilità, l'età del soggetto, la gravità del danno subito, le potenzialità residue, le caratteristiche soggettive.
Il quadro va tenuto presente come utile riferimento al fine di selezionare le possibilità di intervento didattico-curricolare. Ogni intervento, quindi, va svolto tenendo presente sia la tipologia differenziata delle disabilità che il quadro di riferimento differenziato.
Per valorizzare utilmente sia la tipologia che il quadro differenziato d'intervento è necessario considerare alcuni "livelli" di potenzialità residue che, a loro volta, possono offrire possibilità di intervento sia sul piano della metodologia (sussidi, materiali, attività), che su quello della didattica quotidiana.
In modo generalizzato, ma non grossolano, si potrebbero indicare almeno quattro "livelli di possibilità d'intervento":

il primo doveroso intervento va diretto verso chi ha delle potenzialità residue buone, sia sul piano della motricità, che del linguaggio e del pensiero. Si tratta cioè di soggetti che possono aver subito dei danni cerebrali localizzati, non gravi, tali comunque da non alterare i campi delle proprie esperienze, se non in forma lieve. In questo primo livello è possibile far rientrare anche tanti casi di sottocultura, di disagio ambientale e di problematiche familiari e sociali che hanno inciso sullo sviluppo e sul rendimento dei soggetto, ma non ancora sulle strutture organiche;
il secondo livello comprende i casi di disabilità motoria di media gravità, come alcuni casi di cerebrolesi, in particolare i discinetici (spastici) e i miopatici, con potenzialità residue relative alla gravità del danno, ma ricuperabili con sussidi metodologici appropriati. Si tratta di un livello che andrebbe considerato con l'occhio volto a superare la visione della situazione del momento, apparentemente compromessa in modo irrimediabile, per cogliere quella futura del ricupero delle risorse potenziali;
il terzo livello comprende i casi in cui la menomazione è soprattutto di tipo mentale, oltre che (eventualmente) motoria. Rientrano in questo quadro i trisomici e coloro che, per varie diverse ragioni, hanno subito alterazioni intellettive che non consentono aspettative di un possibile successo in un prossimo futuro. Va aggiunto però che vi sono casi in cui la trisomia si presenta in forma solo apparentemente grave, per cui le potenzialità esistenti permettono un lavoro che può dare con il tempo degli ottimi risultati;
il quarto livello è quello didatticamente più basso: in questo quadro potrebbero essere inseriti i "gravi". Si tratta di soggetti il cui danno (di tipo generalmente genetico) non offre che poche garanzie di parziale successo, per cui ricevono più sostegno dal rapporto emotivo e sociale che la scuola può offrire, che dai sussidi didattici.
Con ciò non si vuole negare che questi ultimi possano anche essere utili, ma si vuole dire che il maggior contributo può derivare loro dalla dimensione sociale. In questi casi si dovrebbe parlare della scuola come "ambiente" formativo, più che di una "agenzia" che trasmette nozioni culturali.
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Messaggio  mariarosaria tarallo Gio Gen 08, 2009 11:46 pm

importantissimo tutto ciò che hai evidenziato, Rossella, grazie per avere aggiunto il tuo contributo a questa discussione, che mi sta a cuore per tanti motivi.
Hai accennato alla figura dell'insegnante di religione.
Sappiamo che nel nostro Paese tale ruolo può essere rivestito, al momento, soltanto da un cattolico, perchè, appunto, l'insegnamento della religione è affidato a tale chiesa.
Io, sinceramente, sono tra quanti sperano che tale insegnamento sia, di fatto, mutato in un approccio alla dimensione spirituale, in generale, con la presentazione anche di tanti percorsi religiosi, perchè, in età adulta, poi,gli individui possano, se lo desiderano, aderire liberamente ad uno di essi.

Non è mia intenzione andare fuori tema, infatti se dico queste cose è proprio nel rispetto degli intenti di questa discussione stessa, volta ad evidenziare sia la concezione della disabilità e, in generale, della diversità, nell'ambito dei percorsi spirituali e religiosi, sia il ruolo attivo che tali percorsi possono avere per la rimozione di stereotipi e pregiudizi che, purtroppo, ancor oggi portano a marchiare quanti sono, per i più diversi motivi...diversi!

Per fare questo, a mio parere, occorre innanzitutto che si abbia il coraggio di rimuovere stereotipi e pregiudizi che regnano al proprio interno, prima ancora che impegnarsi per la rimozione di essi dai contesti locali o dal mondo intero.
Ciò non deve essere fatto, secondo me, con spirito polemico, ma davvero con il desiderio di mantenere ogni percorso fedele alle ragioni della sua nascita e della sua esistenza.
Per la maggior parte dei percorsi spirituali e religiosi il valore della Persona è assolutamente fuori discussione, oltre tante diversità si proclama l'uguaglianza degli esseri umani in quanto tali; in questa espressione, apparentemente equivoca, è racchiusa la fede nel valore della vita umana in quanto tale.
Ci siamo! E da sempre!
Manca, però, un più evidente e radicale, quindi efficace impegno per la rimozione di tante cose che contraddicono tale mirabile concezione della Persona.
Ce la faremo...Ne sono certa!
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