IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
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IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
Rileggendo un pò i post e i commenti, anche elaborati in aula, mi è sovvenuto alla mente un film tv che ho visto almeno un annetto fa : "Il figlio della luna".
Ebbene, quasi come fosse una rassegna di tematiche <<calde>> - così come le definirebbe la docente - vi propongo i punti salienti del suddeto film affinchè possiate utilizzarli , qualora li riteniate interessanti, come input per riflessioni, critiche e condivisioni.
Carmelo e Lucia Frisone, entrambi siciliani, di modesta estrazione e di scarsa cultura dopo due figlie si ritrovano a dover crescere un bimbo affetto da gravissime menomazioni; la madre farà di tutto perché questo figlio, leso nel fisico e nel linguaggio ( tetraplegico dalla nascita) , cresca e studi come tutti gli altri coetanei, arrivando addirittura a far modificare una legge che prevedeva per i ricercatori universitari una “sana e robusta costituzione”. Dal 1995, infatti, Fulvio Frisone lavora all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare dell’Università di Catania e per studiare e disegnare adopera una sorta di casco dal quale pende un sottile braccio meccanico, un’evoluzione del primo, artigianale, costruitogli dal padre Carmelo.
La madre Lucia, oltre alle battaglie per l’educazione, si è mobilitata su ogni fronte delle umane relazioni, riuscendo a far avere al figlio menomato anche una normale attività sessuale; ma, soprattutto, ha ottenuto dallo Stato un’assistenza sociale di ventiquattro ore al giorno.
.......Un film per ricordare e testimoniare che, a volte, la speranza e il coraggio riescono ad abbattere insuperabili barriere, architettoniche e non!!!!
Temi sui quali lavorare potrebbero essere quelli già aperti in post come SESSUALITA' E DISABILITA' di Antonella Rivellino, CHE COSA INTENDIAMO PER PARI OPPORTUNITA'? di Maria Rosaria Tarallo e altri, ma ancora non si è affrontato:
- la questione sulla scarsità di leggi o progetti che curino i diritti dei diversamente abili
- il gravio econominco che in certi casi le famiglie sono costrette a sostenere per cercare di facilitare il quotidiano dei soggetti in difficoltà
- lo stato psicologico in cui si può trovare un genitore laddove si trovi costretto ad elaborare strategie per ovviare ai problemi sociali e relazionali e personali di un figlio " diverso" dagli altri.
A voi la parola....
Ebbene, quasi come fosse una rassegna di tematiche <<calde>> - così come le definirebbe la docente - vi propongo i punti salienti del suddeto film affinchè possiate utilizzarli , qualora li riteniate interessanti, come input per riflessioni, critiche e condivisioni.
Carmelo e Lucia Frisone, entrambi siciliani, di modesta estrazione e di scarsa cultura dopo due figlie si ritrovano a dover crescere un bimbo affetto da gravissime menomazioni; la madre farà di tutto perché questo figlio, leso nel fisico e nel linguaggio ( tetraplegico dalla nascita) , cresca e studi come tutti gli altri coetanei, arrivando addirittura a far modificare una legge che prevedeva per i ricercatori universitari una “sana e robusta costituzione”. Dal 1995, infatti, Fulvio Frisone lavora all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare dell’Università di Catania e per studiare e disegnare adopera una sorta di casco dal quale pende un sottile braccio meccanico, un’evoluzione del primo, artigianale, costruitogli dal padre Carmelo.
La madre Lucia, oltre alle battaglie per l’educazione, si è mobilitata su ogni fronte delle umane relazioni, riuscendo a far avere al figlio menomato anche una normale attività sessuale; ma, soprattutto, ha ottenuto dallo Stato un’assistenza sociale di ventiquattro ore al giorno.
.......Un film per ricordare e testimoniare che, a volte, la speranza e il coraggio riescono ad abbattere insuperabili barriere, architettoniche e non!!!!
Temi sui quali lavorare potrebbero essere quelli già aperti in post come SESSUALITA' E DISABILITA' di Antonella Rivellino, CHE COSA INTENDIAMO PER PARI OPPORTUNITA'? di Maria Rosaria Tarallo e altri, ma ancora non si è affrontato:
- la questione sulla scarsità di leggi o progetti che curino i diritti dei diversamente abili
- il gravio econominco che in certi casi le famiglie sono costrette a sostenere per cercare di facilitare il quotidiano dei soggetti in difficoltà
- lo stato psicologico in cui si può trovare un genitore laddove si trovi costretto ad elaborare strategie per ovviare ai problemi sociali e relazionali e personali di un figlio " diverso" dagli altri.
A voi la parola....
rosa aromino- Messaggi : 32
Data di iscrizione : 22.11.08
rewind
Mi sono appena accorta di aver postato un contenuto già posto all'attenzione da Colomba Persico: IL FIGLIO DELLA LUNA (FILM).
Me ne scuso e "rigiro" il mio post a mò di risposta al suo !!!
Rosa Aromino
Me ne scuso e "rigiro" il mio post a mò di risposta al suo !!!
Rosa Aromino
rosa aromino- Messaggi : 32
Data di iscrizione : 22.11.08
IL RUOLO DELLA FAMIGLIA NEI DISABILI
Si fa sempre più spesso un gran parlare del ruolo che la famiglia può/deve avere.
Finalmente la famiglia viene riconosciuta non esclusivamente come “PORTATRICE DI PROBLEMI”, ma anche e soprattutto come RISORSA in grado di partecipare sia nella definizione dei bisogni sia nella costruzione delle risposte.
Finalmente viene messo al centro dell’attenzione l’individuo/famiglia con la molteplicità dei suoi bisogni piuttosto che l’istituzione chiamata a darvi risposta.
Non è un salto culturale da poco se si pensa che nei molteplici contatti che le famiglie attualmente hanno con le più diverse istituzioni per i più svariati motivi non sempre gli interlocutori sono preparate:
- a mettersi all’ascolto,
- a non ragionare per compartimenti stagni,
- a non considerare le famiglie come un intralcio per il loro lavoro.
L’auspicio non può essere altro che quello di passare dallo slancio ideale ad una prassi consolidata.
Finalmente la famiglia viene riconosciuta non esclusivamente come “PORTATRICE DI PROBLEMI”, ma anche e soprattutto come RISORSA in grado di partecipare sia nella definizione dei bisogni sia nella costruzione delle risposte.
Finalmente viene messo al centro dell’attenzione l’individuo/famiglia con la molteplicità dei suoi bisogni piuttosto che l’istituzione chiamata a darvi risposta.
Non è un salto culturale da poco se si pensa che nei molteplici contatti che le famiglie attualmente hanno con le più diverse istituzioni per i più svariati motivi non sempre gli interlocutori sono preparate:
- a mettersi all’ascolto,
- a non ragionare per compartimenti stagni,
- a non considerare le famiglie come un intralcio per il loro lavoro.
L’auspicio non può essere altro che quello di passare dallo slancio ideale ad una prassi consolidata.
orefice.veronica- Messaggi : 101
Data di iscrizione : 21.11.08
Il carico emotivo della famiglia del disabile
..infatti proprio nella mia tesina, da proporre domani alla prof.ssa avevo accennato l'ultimo aspetto da te preso in considerazione: quello della famiglia di un diversamente abile.
..già di per sè la nascita di un figlio ti sconvolge la vita (in positivo)nel senso che si è completamente dediti al neonato che si è costretti a ritagliare fra un momento e l'altro i propri spazi; ma io non sono mamma per cui non posso che riportare esperienze di altre persone..comunque questo per dire che la nascita di un bambino con difficoltà attiva ancora di più la famiglia. Essere GENITORE, è fatto Naturale ma... non è semplice né facile Ci si preoccupa per la salute dei figli. Ci si preoccupa per il loro benessere e futuro; per le loro difficoltà a scuola e nella vita. Come Educarli? Come Aiutarli? Ci preoccupiamo…e questa forse è la peculiarità che caratterizza la categoria del “genitore” ma chi Aiuta il Genitore? a superare i dubbi e le proprie difficoltà, a trovare una migliore dimensione al colloquio, alla confidenza, alla comprensione del proprio ruolo?
I genitori che scoprono di avere un figlio con disabilità devono accantonare molte aspettative arrestando la loro progettualità (quante volte sentiamo genitori che dicono: da gande mio figlio farà questo..).Il carico emotivo che la famiglia deve reggere è molto alto per questo i genitori debbono essere sostenuti non solo da persone esperte (intendo psicologi) ma anche da una rete di aiuti attraverso atteggiamenti di disponibilità e solodarietà nei loro confronti.
..già di per sè la nascita di un figlio ti sconvolge la vita (in positivo)nel senso che si è completamente dediti al neonato che si è costretti a ritagliare fra un momento e l'altro i propri spazi; ma io non sono mamma per cui non posso che riportare esperienze di altre persone..comunque questo per dire che la nascita di un bambino con difficoltà attiva ancora di più la famiglia. Essere GENITORE, è fatto Naturale ma... non è semplice né facile Ci si preoccupa per la salute dei figli. Ci si preoccupa per il loro benessere e futuro; per le loro difficoltà a scuola e nella vita. Come Educarli? Come Aiutarli? Ci preoccupiamo…e questa forse è la peculiarità che caratterizza la categoria del “genitore” ma chi Aiuta il Genitore? a superare i dubbi e le proprie difficoltà, a trovare una migliore dimensione al colloquio, alla confidenza, alla comprensione del proprio ruolo?
I genitori che scoprono di avere un figlio con disabilità devono accantonare molte aspettative arrestando la loro progettualità (quante volte sentiamo genitori che dicono: da gande mio figlio farà questo..).Il carico emotivo che la famiglia deve reggere è molto alto per questo i genitori debbono essere sostenuti non solo da persone esperte (intendo psicologi) ma anche da una rete di aiuti attraverso atteggiamenti di disponibilità e solodarietà nei loro confronti.
francesca.pezone- Messaggi : 53
Data di iscrizione : 17.11.08
disabili mentali
L’incertezza del futuro è uno dei problemi che i disabili e le loro famiglie avvertono con maggiore preoccupazione. Molte volte le soluzioni che a livello istituzionale vengono proposte sono poco personalizzate e finiscono per aggiungere alla condizione di disabilità il peso della solitudine. Il ricovero in istituto si prospetta ancora come una delle soluzioni più diffuse. Gli Amici si aiutano l’un l’altro a restare nel proprio ambiente, nella loro casa e a trovare risposte abitative sostenibili, quali coabitazioni, residenze protette o case-famiglia, cercando di valorizzare e sfruttare al meglio le risorse umane, sociali ed economiche dei disabili stessi.
adriana di costanzo- Messaggi : 68
Data di iscrizione : 14.11.08
Re: IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
rosa aromino ha scritto:Mi sono appena accorta di aver postato un contenuto già posto all'attenzione da Colomba Persico: IL FIGLIO DELLA LUNA (FILM).
Me ne scuso e "rigiro" il mio post a mò di risposta al suo !!!
Rosa Aromino
Va bene nn preoccuparti Ros cmq hai ragione la famiglia è importantissima, se si ha alle spalle una come quella Frisone si può veramente fare tanto per la vera inclusione del diversabile, ma cmq è una vera vergogna perchè le famiglie, si, dovrebbero impegnarsi ma non così tanto per avere quello che è di LORO DIRITTO!!! cioè questa mamma coraggio ha fatto tanto per far valere ciò che era già di diritto per il proprio fglio!!! non credi??? kiss
colomba.persico- Messaggi : 89
Data di iscrizione : 15.11.08
Età : 37
Re: IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
E già....il dover fare tanto per avere riconosciuti dei diritti che, certe volte, nemmeno legislativamente vengono riconosciuti !
Eppure sai quante "madri coraggio" abbiamo, magari, come vicine di casa, che nel loro piccolo ogni giorno si fanno forza e combattono anche solo per riuscire a spostare il proprio figlio dal letto alla sedia a rotelle???!!!
Un altro punto che è stato ben fatto affiorare dalla Di Costanzo è proprio quello preoccupante sugli appoggi sui quali in un futuro potrà contare un soggetto con problemi fisici, mentali e quant'altro .....continuiamo ad affidarci al buon cuore di qualche familiare o dovrebbero esserci le istituzioni a garantire l'assistenza?
Eppure sai quante "madri coraggio" abbiamo, magari, come vicine di casa, che nel loro piccolo ogni giorno si fanno forza e combattono anche solo per riuscire a spostare il proprio figlio dal letto alla sedia a rotelle???!!!
Un altro punto che è stato ben fatto affiorare dalla Di Costanzo è proprio quello preoccupante sugli appoggi sui quali in un futuro potrà contare un soggetto con problemi fisici, mentali e quant'altro .....continuiamo ad affidarci al buon cuore di qualche familiare o dovrebbero esserci le istituzioni a garantire l'assistenza?
rosa aromino- Messaggi : 32
Data di iscrizione : 22.11.08
una trasmissione su Frisone
Ciao, Rosa, sono d'accordo. Io vidi questo scienziato, per la prima volta, in Tv, durante un programma televisivo, Speciale TG1 delle 23, verso la fine degli anni novanta. Mi ero preparata alla visione, perchè sapevo che avrebbe partecipato un'astrofisica e musicista di origine italiana, che operava in America, e con la quale, successivamente, ebbi la grande fortuna di uno scambio epistolare, perchè una sera, navigando, era approdata ad un mio sito nel quale avevo inserito un riferimento a lei, così mi aveva contattata . Quella conoscenza mi ha dato tanto, veramente, anche a proposito di alcuni nostri temi. Alla trasmissione prese parte anche il Dott. Frisone, con lei e con il Prof. Zichichi, il quale, per farla breve, per motivi solo di ordine scientifico, non era favorevole al progetto di ricerca per la spiegazione teorica della fusione fredda, portato avanti da questo Scienziato; l'astrofisica, della quale sono una sfegatata fan, invece, sosteneva che non si deve precludere nessuna strada alla ricerca, ed incoraggiava molto le ricerche del dott. Frisone. Premesso che io ero d'accordo, pur non conoscendola ancora al tempo della trasmissione, con l'astrofisica, colsi, tuttavia, un aspetto positivo in quel dibattito, e cioè che finalmente non si era affatto condizionati dalla "condizione" di disabilità di una persona nel sostenerne un progetto, ma si dibatteva unicamente sulle questioni di ordine scientifico relative ad esso. Il che non era scontato, e non lo è ancor oggi, nella nostra società. Quella cosa mi piacque tanto!Cercai anche telefonicamente di farmi inviare, previo pagamento, la registrazione, ma ci furono delle difficoltà. Se qualcuna ne dispone mi farebbe un piacere.... ; )
Stiamo parlando, comunque, di uno scienziato che Stati esteri ci invidiano, e che, ovviamente, assurge anch'egli a segno vivente che un essere umano, soprattutto con gli opportuni incoraggiamenti di quanti gli sono vicini, può realizzare il meglio di sè, dare il cento per cento in uno o più dei suoi talenti, e anche metterli al servizio della collettività.
Stiamo parlando, comunque, di uno scienziato che Stati esteri ci invidiano, e che, ovviamente, assurge anch'egli a segno vivente che un essere umano, soprattutto con gli opportuni incoraggiamenti di quanti gli sono vicini, può realizzare il meglio di sè, dare il cento per cento in uno o più dei suoi talenti, e anche metterli al servizio della collettività.
Ultima modifica di Mariarosaria Tarallo il Sab Nov 29, 2008 5:53 pm - modificato 1 volta.
mariarosaria tarallo- Messaggi : 318
Data di iscrizione : 16.11.08
Località : NApoli provincia
Re: IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
Ho riflettutto molto sui vostri commenti , che ritengo davvero costruttivi e interessanti ma vorrei proporvi di riflettere su un altro aspetto, e cioe' sul fatto che siccome il ruolo della famiglia e' di fondamentale importanza nella vita del disabile , molti genitori sono costretti ad abbandonare i loro obblighi lavorativi per poter adempiere a pieno la loro funzione genitoriale, perche' molto spesso non riescono a coinciliare i tempi del lavoro con quelli della vita dei loro figli.Se pensiamo ai disabili gravissimi come puo' un genitore avvalersi di pochi giorni al mese da dedicare alla cura del proprio figlio?? Sono proprio questi genitori a chiedere continuamente al Governo , attraverso numerosi cortei, di farsi riconoscere il DIRITTO ALLA COSTANZA DELL'ASSISTENZA, e dunque il loro prepensionamento.Io spero davvero che questo loro grido venga ascoltato..soprattutto perche' si parla tanto della significativa e primaria funzione educativa e sociale della famiglia, ma poi in realta'?
catia.dellomo- Messaggi : 59
Data di iscrizione : 21.11.08
Re: IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
E’ innegabile che la presenza di un disabile in un nucleo familiare porti a cambiamenti dell’equilibrio di quella famiglia, obbligata ad affrontare problematiche nuove ed inconsuete, e costretta ad una ridefinizione dello stile di vita per tutti i componenti. Molto spesso tuttavia accade che la famiglia venga a trovarsi in una situazione di solitudine e di incertezza nel riordino delle dinamiche e dei ruoli.Il diritto del disabile di "essere parte" a pieno titolo, del mondo sociale, scolastico, lavorativo, ha trainato nella stessa onda la sua famiglia, che viene riconosciuta quale famiglia con problemi diversi e non come una famiglia diversa.La famiglia si evidenzia come il punto d’incrocio dei percorsi per l’integrazione del disabile.E' indispensabile dunque che la famiglia goda dell'appoggio e del supporto delle istituzioni locali di riferimento.
L’aiuto alla famiglia deve quindi tradursi in un appoggio alla stessa nell’esercizio dei suoi compiti specifici, il sostegno deve permettere cioè alle persone di raggiungere quegli obiettivi che vengono considerati importanti. Un intervento che ponga al centro la famiglia è essenziale non solo in campo sanitario (ad esempio per gli aspetti della riabilitazione) ma anche per chi opera in campo sociale ed educativo.Gli interventi sono quindi mirati a sostenere la famiglia nello svolgimento delle sue funzioni affettive, curative, educative.
Bisogna evitare invertire i ruoli, trasformando i genitori in tecnici ed i tecnici in soggetti che si fanno carico degli aspetti affettivi. I genitori possono e devono essere protagonisti attivi delle scelte e degli interventi attuati per i loro figli senza rinunciare alla funzione genitoriale primaria.
L’aiuto alla famiglia deve quindi tradursi in un appoggio alla stessa nell’esercizio dei suoi compiti specifici, il sostegno deve permettere cioè alle persone di raggiungere quegli obiettivi che vengono considerati importanti. Un intervento che ponga al centro la famiglia è essenziale non solo in campo sanitario (ad esempio per gli aspetti della riabilitazione) ma anche per chi opera in campo sociale ed educativo.Gli interventi sono quindi mirati a sostenere la famiglia nello svolgimento delle sue funzioni affettive, curative, educative.
Bisogna evitare invertire i ruoli, trasformando i genitori in tecnici ed i tecnici in soggetti che si fanno carico degli aspetti affettivi. I genitori possono e devono essere protagonisti attivi delle scelte e degli interventi attuati per i loro figli senza rinunciare alla funzione genitoriale primaria.
angela cecere- Messaggi : 24
Data di iscrizione : 21.11.08
il ruolo della famiglia
A proposito del ruolo della famiglia vorrei porre l'attenzione sul fatto che il genitore non deve essere l'educatore, il riabilitatore, il terapeuta, bensì è il genitore di un bambino speciale e come tale necessita di un aiuto speciale per essere un buon genitore.
Tutti i genitori si occupano della crescita dei propri figli.
Ma è possibile confrontarsi con una "crescita speciale" senza avere informazioni speciali, capacità speciali, un aiuto speciale?
Baci, Maddalena...
Tutti i genitori si occupano della crescita dei propri figli.
Ma è possibile confrontarsi con una "crescita speciale" senza avere informazioni speciali, capacità speciali, un aiuto speciale?
Baci, Maddalena...
MADDALENA MACARI- Messaggi : 28
Data di iscrizione : 26.11.08
Re: IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
Ciao Ross...beh, non preoccuparti.Le tematiche simili possono essere sempre affrontate da vari punti di vista.Buona serata bacionirosa aromino ha scritto:Mi sono appena accorta di aver postato un contenuto già posto all'attenzione da Colomba Persico: IL FIGLIO DELLA LUNA (FILM).
Me ne scuso e "rigiro" il mio post a mò di risposta al suo !!!
Rosa Aromino
Alessia.Zoccoli- Messaggi : 65
Data di iscrizione : 17.11.08
Età : 37
Località : Ciampino
Re: IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
Tutte le istituzioni sono chiamate ad adimpiere il proprio ruolo nei confronti di ogni individuo, ma credo che la famiglia ricopre un ruolo molto importante, in primis di tutore. I genitori sono quelli che per primi impattano col problema e che prendono le opportune decisioni, quindi hanno enormi responsabilità per il futuro dei figli.
Angela La Mura- Messaggi : 93
Data di iscrizione : 17.11.08
La famiglia e Handicap
E' un dolore troppo grande avere un figlio disabile, non mi riferisco ai disabili di lieve entità ma quelli gravi. E' una continua sofferenza perchè il tuo bambino soffre e tu mamma, non puoi far nulla, ti senti un nulla. Fino a quando sei giovane e le forze non ti mancano stai accanto al tuo bambino 24ore su 24 ma poi quando ti mancherà la forza del tuo bambino chi se ne prenderà cura? Nessuno desidera avere un "peso" così; solo le madri riescono in questa lotta perchè spesso i padri abbandonano ben presto. Non auguro a nessuno nemmeno al mio peggior nemico/a ad non avere un figlio sano.
chiara.cicione1- Messaggi : 42
Data di iscrizione : 29.11.08
il ruolo della famiglia
E' giusto toccare questo argomento tra le varie tematiche afftontate, perchè la famiglia svolge un ruolo fandamentale nella vita di persone disabili. E' attraverso la famiglia che i bambini sviluppano la propria personalità e la propria autostima, che gli permetteranno di superare le prime frustrazioni e delusioni a livello sociale. La famiglia però ha una posizione ambigua: se da un lato la nascita di un bambino con deficit lievi o gravi, è un evento scioccante e a volte è motivo di vergogna, di fallimento e commiserazione, dall'altro lato invece, la famiglia che svolge un ruolo iperprotettivo crea uno stato di dipendenza e invece di essere un aiuto per affrontare il mondo esterno, assume il ruolo di luogo esclusivo nel quale si consuma il dramma e il disabile si trova a vivere le relazioni sociali attraverso la mediazione delle figure parentali. Per evitare che si creino dei circoli viziosi è fondamentale l'intervento della comunità che, sarà rappresentata dal quartiere, dalla comunità parrocchiale o associativa, religiosa e non.
manuela calenzo- Messaggi : 49
Data di iscrizione : 22.11.08
GENITORI DI DISABILI DISCRIMINATI
È giusto sostenere e tutelare non solo i diritti dei disabili ma anche delle loro famiglie perché anche su di esse aleggia lo spettro della discriminazione. Questo è quanto accaduto ad una signora inglese costretta a rassegnare le dimissioni a causa della disabilità del figlio. A tutela della signora è intervenuta la Corte di Giustizia Europea estendendo (causa C-303/06) il divieto di discriminazione anche ai genitori di disabili.
Ecco la descrizione del fatto nei dettagli:
La signora Coleman ha lavorato dal gennaio 2001 in uno studio legale a Londra come segretaria. Nel 2002 ha avuto un figlio, disabile, le cui condizioni di salute esigono cure specializzate e particolari, fornite essenzialmente dall’interessata. Il 4 marzo 2005 la sig.ra Coleman ha accettato di rassegnare le proprie dimissioni, con conseguente risoluzione del contratto con il suo ex datore di lavoro. Il 30 agosto 2005 ella proponeva dinanzi all’Employment Tribunal di Londra un ricorso nel quale sosteneva di essere stata vittima di un licenziamento implicito e di un trattamento meno favorevole rispetto a quello riservato agli altri lavoratori in ragione del fatto di avere un figlio disabile principalmente a suo carico. Ella sostiene che tale trattamento l’ha costretta a smettere di lavorare per il suo ex datore di lavoro. A sostegno della sua domanda adduce diversi fatti configuranti, a suo parere, discriminazione o molestie, in quanto in circostanze analoghe i genitori di bambini non disabili venivano trattati in maniera diversa. Ella cita, in particolare, il rifiuto del suo datore di lavoro di reintegrarla, al ritorno dal congedo per maternità, nel posto di lavoro da lei occupato, il rifiuto di concederle una flessibilità nell'orario di lavoro e commenti sconvenienti e ingiuriosi espressi sia nei confronti suoi sia nei confronti di suo figlio.
Pertanto, l’Employment Tribunal si è rivolto alla Corte chiedendo se la direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro debba essere interpretata nel senso che essa vieta la discriminazione diretta fondata sulla disabilità e le molestie ad essa connesse unicamente nei confronti di un lavoratore che sia esso stesso disabile o se essa si applichi altresì ad un lavoratore vittima di un trattamento sfavorevole a causa della disabilità del figlio, cui egli presta la parte essenziale delle cure che le sue condizioni richiedono.
A tal proposito la Corte ha dichiarato che la direttiva 2000/78 deve essere interpretata nel senso che il divieto di discriminazione diretta ivi previsto non è limitato alle sole persone disabili. Di conseguenza, qualora un datore di lavoro tratti un lavoratore, che non sia esso stesso disabile, in modo meno favorevole rispetto ad un altro lavoratore in una situazione analoga, e sia provato che il trattamento sfavorevole di cui tale lavoratore è vittima è causato dalla disabilità del figlio, al quale egli presta la parte essenziale delle cure di cui quest’ultimo ha bisogno, un siffatto trattamento viola il divieto di discriminazione diretta enunciato nella direttiva.
Ecco la descrizione del fatto nei dettagli:
La signora Coleman ha lavorato dal gennaio 2001 in uno studio legale a Londra come segretaria. Nel 2002 ha avuto un figlio, disabile, le cui condizioni di salute esigono cure specializzate e particolari, fornite essenzialmente dall’interessata. Il 4 marzo 2005 la sig.ra Coleman ha accettato di rassegnare le proprie dimissioni, con conseguente risoluzione del contratto con il suo ex datore di lavoro. Il 30 agosto 2005 ella proponeva dinanzi all’Employment Tribunal di Londra un ricorso nel quale sosteneva di essere stata vittima di un licenziamento implicito e di un trattamento meno favorevole rispetto a quello riservato agli altri lavoratori in ragione del fatto di avere un figlio disabile principalmente a suo carico. Ella sostiene che tale trattamento l’ha costretta a smettere di lavorare per il suo ex datore di lavoro. A sostegno della sua domanda adduce diversi fatti configuranti, a suo parere, discriminazione o molestie, in quanto in circostanze analoghe i genitori di bambini non disabili venivano trattati in maniera diversa. Ella cita, in particolare, il rifiuto del suo datore di lavoro di reintegrarla, al ritorno dal congedo per maternità, nel posto di lavoro da lei occupato, il rifiuto di concederle una flessibilità nell'orario di lavoro e commenti sconvenienti e ingiuriosi espressi sia nei confronti suoi sia nei confronti di suo figlio.
Pertanto, l’Employment Tribunal si è rivolto alla Corte chiedendo se la direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro debba essere interpretata nel senso che essa vieta la discriminazione diretta fondata sulla disabilità e le molestie ad essa connesse unicamente nei confronti di un lavoratore che sia esso stesso disabile o se essa si applichi altresì ad un lavoratore vittima di un trattamento sfavorevole a causa della disabilità del figlio, cui egli presta la parte essenziale delle cure che le sue condizioni richiedono.
A tal proposito la Corte ha dichiarato che la direttiva 2000/78 deve essere interpretata nel senso che il divieto di discriminazione diretta ivi previsto non è limitato alle sole persone disabili. Di conseguenza, qualora un datore di lavoro tratti un lavoratore, che non sia esso stesso disabile, in modo meno favorevole rispetto ad un altro lavoratore in una situazione analoga, e sia provato che il trattamento sfavorevole di cui tale lavoratore è vittima è causato dalla disabilità del figlio, al quale egli presta la parte essenziale delle cure di cui quest’ultimo ha bisogno, un siffatto trattamento viola il divieto di discriminazione diretta enunciato nella direttiva.
teresa aligante- Messaggi : 47
Data di iscrizione : 16.11.08
risposta della prof
infatti.......continuate cosìAlessia.Zoccoli ha scritto:Ciao Ross...beh, non preoccuparti.Le tematiche simili possono essere sempre affrontate da vari punti di vista.Buona serata bacionirosa aromino ha scritto:Mi sono appena accorta di aver postato un contenuto già posto all'attenzione da Colomba Persico: IL FIGLIO DELLA LUNA (FILM).
Me ne scuso e "rigiro" il mio post a mò di risposta al suo !!!
Rosa Aromino
Re: IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
Il rapporto tra la famiglia e il disabile non si basa unicamente sul bisogno di sicurezza e di affetto.Nell'epoca attuale,la famiglia è un prodotto culturale e sociale e ogni rapporto assume una colorazione di carattere sociale,oltre che affettivo.Un figlio"diverso"crea una famiglia diversa.I genitori di questi bambini,per questo motivo assumono meccanismi di difesa diversi:
1)Il meccanismo di difesa più immediato,che la famiglia tende a svolgere nell'ambito della nostra società,è un atteggiamento di rifiuto del figlio.Il bambino può essere relegato in qualche istituzione,che si assume il compito sociale di una possibile rieducazione,liberando la famiglia da compiti troppo difficili o la scuola da incarichi che non sono quelli istituzionali.Si tratta di una violenza che la famiglia fa verso di sè,decidendo di recidere legami affettivi con il proprio figlio.
2)Un secondo meccanismo,è quello di accettare il proprio figlio,rifiutando la malattia. La famiglia dichiara di credere nella medicina,ma vuole che la scienza faccia il suo dovere.La famiglia,in questi casi,scarica il figlio alla scienza medica.In caso di fallimento,essa muta atteggiamento e riaccetta il figlio,ma rifiuta la scienza medica,accusandola di incapacità,assenteismo o peggio.
3)Il rifiuto della malattia porta,però,non solo all'accettazione del figlio,quanto pure a considerarlo normale.In questo caso la famiglia riversa su di lui le sue ansie,responsabilizzandolo e pretendendo che egli prenda coscienza della propria normalità o della propria diversità.Quest'ultimo atteggiamento comporta una violenza sottile,poichè il bambino prende coscienza della sua malattia e può essere rifiutato.
4)Esiste un quarto atteggiamento da parte della famiglia ed è quello di accettare la situazione nel suo complesso, ma di volersi mettere in vetrina.La famiglia iperprotegge il figlio,si sostituisce a lui e gli toglie tutte quelle esperienze che potrebbero maturarlo e dargli fiducia nelle sue potenzialità residue.
1)Il meccanismo di difesa più immediato,che la famiglia tende a svolgere nell'ambito della nostra società,è un atteggiamento di rifiuto del figlio.Il bambino può essere relegato in qualche istituzione,che si assume il compito sociale di una possibile rieducazione,liberando la famiglia da compiti troppo difficili o la scuola da incarichi che non sono quelli istituzionali.Si tratta di una violenza che la famiglia fa verso di sè,decidendo di recidere legami affettivi con il proprio figlio.
2)Un secondo meccanismo,è quello di accettare il proprio figlio,rifiutando la malattia. La famiglia dichiara di credere nella medicina,ma vuole che la scienza faccia il suo dovere.La famiglia,in questi casi,scarica il figlio alla scienza medica.In caso di fallimento,essa muta atteggiamento e riaccetta il figlio,ma rifiuta la scienza medica,accusandola di incapacità,assenteismo o peggio.
3)Il rifiuto della malattia porta,però,non solo all'accettazione del figlio,quanto pure a considerarlo normale.In questo caso la famiglia riversa su di lui le sue ansie,responsabilizzandolo e pretendendo che egli prenda coscienza della propria normalità o della propria diversità.Quest'ultimo atteggiamento comporta una violenza sottile,poichè il bambino prende coscienza della sua malattia e può essere rifiutato.
4)Esiste un quarto atteggiamento da parte della famiglia ed è quello di accettare la situazione nel suo complesso, ma di volersi mettere in vetrina.La famiglia iperprotegge il figlio,si sostituisce a lui e gli toglie tutte quelle esperienze che potrebbero maturarlo e dargli fiducia nelle sue potenzialità residue.
angela rivieccio- Messaggi : 71
Data di iscrizione : 22.11.08
per rosa
rosa aromino ha scritto:Mi sono appena accorta di aver postato un contenuto già posto all'attenzione da Colomba Persico: IL FIGLIO DELLA LUNA (FILM).
Me ne scuso e "rigiro" il mio post a mò di risposta al suo !!!
Rosa Aromino
non preoccuparti, va bene così
meglio non spostarli perchè il programma tende a cancellarli.........
metti un richiamo va bene, l'importante è riflettere sulle domande,,,,,,,quando si pongono
aiutano ad aprire la mente e le prospettive, rosa.
brave tu e colomba
la docente
Re: IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
Nel post inserito da colomba non ho avuto possibilità di commentare.
Per questo motivo mi inserisco nella riproposta di rosa.
anche io, come le mie precedenti colleghe, ritengo che sia importante focalizzare l'attenzione sul tema del ruolo della famiglia.
Quest' ultima, infatti, si trova a vivere delle situazioni "diverse" in cui non solo è importante l'aspetto affettivo e rassicurante vissuto nel privato del nucleo familiare, ma soprattutto è nelle situazioni a carattere sociale e comunitario che la famiglia svolge un ruolo fondamentale.
Infatti si fa carico delle frustrazioni vissute dai propri figli e fa sì che questi possano vivere adeguatamente la vita con gli altri.
La famiglia rappresnta un luogo sicuro e protetto in cui i disabili si sentono profondamente amati e in cui riescono ad apprezzare sè stessi nonostante le diversità che li caratterizzano.
Non mancano, però , situazioni in cui le famiglie stesse non riescono ad accettare la disabilità dei propri figli e quindi rappresentano un ostacolo per la loro crescita armoniosa.
Ciao
Per questo motivo mi inserisco nella riproposta di rosa.
anche io, come le mie precedenti colleghe, ritengo che sia importante focalizzare l'attenzione sul tema del ruolo della famiglia.
Quest' ultima, infatti, si trova a vivere delle situazioni "diverse" in cui non solo è importante l'aspetto affettivo e rassicurante vissuto nel privato del nucleo familiare, ma soprattutto è nelle situazioni a carattere sociale e comunitario che la famiglia svolge un ruolo fondamentale.
Infatti si fa carico delle frustrazioni vissute dai propri figli e fa sì che questi possano vivere adeguatamente la vita con gli altri.
La famiglia rappresnta un luogo sicuro e protetto in cui i disabili si sentono profondamente amati e in cui riescono ad apprezzare sè stessi nonostante le diversità che li caratterizzano.
Non mancano, però , situazioni in cui le famiglie stesse non riescono ad accettare la disabilità dei propri figli e quindi rappresentano un ostacolo per la loro crescita armoniosa.
Ciao
aiello maria- Messaggi : 69
Data di iscrizione : 18.11.08
il ruolo della famiglia
Anch'io sono d'accordo nel ritenere che la famiglia svolga un ruolo fondamentale nella vita di un figlio disabile, in quanto posso affermare, sulla base della mia esperienza lavorativa, che quando la famiglia "accetta" il figlio con la sua diversità è più facile per il bambino accettarsi e correre verso il miglioramento, mentre nei casi in cui è principalmente la famiglia a non accettare la disabilità diventerà più difficile anche per il bambinpo accettare la sua diversità manifestando così un atteggiamento aggressivo e di chiusura verso se stesso e verso gli altri.
concetta cesarano- Messaggi : 37
Data di iscrizione : 24.11.08
Età : 45
il ruolo della famiglia
Il ruolo della famiglia è importantissimo, ma spesso molte famiglie non sono pronte ad accettare una disabilitá e ancora piú spesso molte famiglie rifiutano la disabilitá. Tuttavia, la famiglia è l'anello di congiunzione tra il mondo e il disabile, il quale dovrà essere facilitato a partecipare, per quanto possibile, alla vita della società ed essere aiutato ad attuare tutte le sue potenzialità di ordine fisico, psichico e spirituale.
Antonella Ciarmoli
Antonella Ciarmoli
Anto Cia- Messaggi : 45
Data di iscrizione : 29.11.08
Età : 43
Località : Alife (CE)
il ruolo della famiglia
Anch'io come Concetta penso che la famiglia svolga un ruolo essenziale affinchè il bambino disabile si accetti e corra verso il miglioramento, ma spesso i genitori dei disabili non riescono a superare il fatto che il loro figlio non sia sano e perfetto e allora si allontanano da tutto e da tutti per evitare il senso di disagio che può nascere dal contronto tra il loro figlio con i figli degli amici e dei parenti.
Ciò non può che ripercuotersi negativamente sul bambino disabile, il quale verrà escluso da una rete di relazioni sociali che potrebbero contribuire alla sua piena accettazione.
Ciò non può che ripercuotersi negativamente sul bambino disabile, il quale verrà escluso da una rete di relazioni sociali che potrebbero contribuire alla sua piena accettazione.
giusappina d'angelo- Messaggi : 24
Data di iscrizione : 24.11.08
Re: IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
L'importanza del ruolo familiare nell'intervento educativo e nel processo di crescita e maturazione della persona con disabilità è ormai ampiamente riconosciuta e auspicata e nel corso degli ultimi anni si è assistito ad un crescente interesse,da parte delle istituzioni,delle organizzazioni e degli operatori del sociale,riguardo al coinvolgimento attivo dei genitori di persone interessate da disabilità nel processo di presa in carico educativo dei propri figli.E' anche grazie ai progressi delle discipline pedagogiche che incomincia a delinearsi un panorama di ricerca completamente nuovo,nel quale la famiglia diviene risorsa concreta,imprescindibile e irrinunciabile per qualsiasi intervento educativo e abiitativo.La famigla riveste un ruolo primario nella formazione dei figli e nella gestione di complesse dinamiche di interazione fra bisogni di appartenenza e istanze di autonomizzazione di questi ultimi.
Angela Rivieccio 2
Angela Riv.- Messaggi : 53
Data di iscrizione : 22.11.08
asimmetria nel trattamento dei nuclei familiari
Niente bonus famiglie
se il disabile è un genitore
Contenuti articolo:
"ROMA (12 dicembre) - Il bonus straordinario per le famiglie introdotto con il decreto legge 185 prevede un trattamento più favorevole per i nuclei "con componenti portatori di handicap". A loro infatti è attribuito un importo di mille euro fino ad un tetto di reddito familiare di 35.000 euro l'anno, indipendentemente dal numero di componenti.
Nel testo c'è però un'ulteriore specificazione che a prima vista può sfuggire: si precisa che devono "ricorrere le condizioni previste dall'articolo 12, comma 1 del Testo unico delle imposte sui redditi". La conseguenza di questo rinvio legislativo è semplice e piuttosto irritante per gli interessati: le famiglie in cui il portatore di handicap è uno dei genitori, oppure un altro familiare carico come ad esempio un anziano, non hanno diritto al bonus da mille euro e possono al massimo sperare in quello più contenuto riservato a tutte le altre famiglie . Per le quali però i vincoli di reddito sono molto più stringenti.
Tutto dipende dal fatto che il bonus viene erogato con le regole fiscali dell'Irpef (e non, ad esempio, con quelle di uno strumento assistenziale come l'assegno al nucleo familiare). Ora ai fini fiscali, come spiega proprio l'articolo 12 comma 1, l'unico caso in cui la disabilità acquista un rilievo particolare è quello dei figli a carico: se c'è l'handicap è prevista una specifica detrazione superiore a quella di base degli altri figli. Se invece il disabile è il contribuente o il coniuge a carico non scatta alcuna agevolazione particolare. Ecco quindi che il bonus, ricalcando lo schema Irpef, riproduce questa asimmetria"
Fonte: IL MESSAGGERO
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Si parla tanto dell'importanza della famiglia, e poi si creano certe dissonanze.
Secondo me la cosa andrebbe un po' rivista. Non so che cosa ne pensiate....
Comunque sia, buona serata, ciao ; )
se il disabile è un genitore
Contenuti articolo:
"ROMA (12 dicembre) - Il bonus straordinario per le famiglie introdotto con il decreto legge 185 prevede un trattamento più favorevole per i nuclei "con componenti portatori di handicap". A loro infatti è attribuito un importo di mille euro fino ad un tetto di reddito familiare di 35.000 euro l'anno, indipendentemente dal numero di componenti.
Nel testo c'è però un'ulteriore specificazione che a prima vista può sfuggire: si precisa che devono "ricorrere le condizioni previste dall'articolo 12, comma 1 del Testo unico delle imposte sui redditi". La conseguenza di questo rinvio legislativo è semplice e piuttosto irritante per gli interessati: le famiglie in cui il portatore di handicap è uno dei genitori, oppure un altro familiare carico come ad esempio un anziano, non hanno diritto al bonus da mille euro e possono al massimo sperare in quello più contenuto riservato a tutte le altre famiglie . Per le quali però i vincoli di reddito sono molto più stringenti.
Tutto dipende dal fatto che il bonus viene erogato con le regole fiscali dell'Irpef (e non, ad esempio, con quelle di uno strumento assistenziale come l'assegno al nucleo familiare). Ora ai fini fiscali, come spiega proprio l'articolo 12 comma 1, l'unico caso in cui la disabilità acquista un rilievo particolare è quello dei figli a carico: se c'è l'handicap è prevista una specifica detrazione superiore a quella di base degli altri figli. Se invece il disabile è il contribuente o il coniuge a carico non scatta alcuna agevolazione particolare. Ecco quindi che il bonus, ricalcando lo schema Irpef, riproduce questa asimmetria"
Fonte: IL MESSAGGERO
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Si parla tanto dell'importanza della famiglia, e poi si creano certe dissonanze.
Secondo me la cosa andrebbe un po' rivista. Non so che cosa ne pensiate....
Comunque sia, buona serata, ciao ; )
mariarosaria tarallo- Messaggi : 318
Data di iscrizione : 16.11.08
Località : NApoli provincia
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